Cronaca

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Per l’ex top manager è stat richiesta la pena massima
3 minuti e 22 secondi di lettura
di Annissa Defilippi
L’ingegner Castellucci Castellucci ha ricevuto la notizia della sua richiesta di condanna dal carcere

La Procura ha richiesto una condanna a 18 anni e 6 mesi di carcere per Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Aspi e Atlantia, nel processo che lo coinvolge assieme ad altri 56 imputati per il disastro del ponte Morandi, causa della morte di 43 persone.

L'ex top manager non ha assistito alla richiesta dal carcere di Opera dove è detenuto dopo la condanna definitiva a sei anni per la strage di Avellino.

La requisitoria del pm Cotugno

Il pm Cotugno ha iniziato la sua requisitoria spiegando la difficoltà di quantificare le pene per tutti gli imputati di fronte alla perdita di 43 vite.  “Chi siamo noi per dire qual è la pena giusta? 43 vittime, un numero così alto di morti non mi è mai capitato e spero non mi capiti mai più”.

Il pm Wa ha poi rivelato in aula che non è stato facile arrivare a questo giorno con la faccia serena “perché codici alla mano per la maggior parte dei 43 morti la pena per omicidio colposo è di circa 2 mesi e 20 giorni - ha detto il magistrato - il limite che il legislatore fissa per tutti i morti che ci possono essere stati è di 18 anni. E mi sono detto: se non ora quando? Per chi, se non per Castellucci chiedere il massimo vista la gravità dei fatti e la quantità di morti?”.

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Sulla valutazione circa la pena giusta da applicare all’ingegnere Castellucci sempre il pm Cotugno: “Esiste un amministratore delegato che agevoli il rischio del disastro e depotenzi le barriere di sicurezza? Se l’ad è proprio lui l’artefice delle scelte organizzative che aumentano il rischio, può effettuare queste scelte e non risponderne? Una cosa è certa: questi aspetti devono essere contenuti in considerazione per la richiesta delle pene”. 

E richiesta della pena ha pesato anche il carattere di Castellucci che per “prestigio e carriera - argomenta il pm - non si preoccupa dei segnali di allarme nonostante si rilevi un’enciclopedia di elementi negativi tutti che vanno dalla parte della gravità, uno più grave dell’altro”. Primo fra tutto la tragedia di Aqualonga. 

“Dopo Aqualonga, nessun intervento per la sicurezza”

Quella del pullman precipitato dal viadotto di Aqualonga, in Irpinia, il 28 luglio 2013 (40 morti) è una sentenza che entra più volte nella requisitoria. Dopo Aqualonga cede un collegamento tra barriera e cordolo, nel 2017, Castellucci informato cosa fa? “Lui scherza non gli viene in mente la tragedia - dice il pm mostrando i messaggi dell’ingegnere - C’era una situazione di pericolo conclamato ma lui non si attiva”. Infine, il crollo del ponte Morandi.

La reazione dei parenti delle vittime

In aula oltre a Emmanuel Diaz, che ha perso il fratello maggiore Henry, c'è Marcello Bellasio, che piange due figli e l'ex moglie e Giovanna Donato, che nella tragedia ha perso l'ex marito Andrea Cerulli, padre di suo figlio.

Poi Egle Possetti, presidente Comitato familiari vittime Morandi, che ha perso la sorella e due nipoti, i figli di Bellasio seduto al suo fianco.

“La richiesta è molto importante - ha commentato  Egle Possetti, presidente del Comitato vittime - per noi è fondamentale che ci sia la condanna stante l’età dell’imputato. Per quanto si possa dire c’è soddisfazione per questa richiesta”.

Oggi gli inquirenti faranno le loro richieste di pene al collegio presieduto da Paolo Lepri. Condanne per la stragrande maggioranza dei 47 imputati, a partire dai vertici di Autostrade e Spea. Ma anche qualche richiesta di assoluzione.

La difesa di Castellucci

“Aldilà della richiesta che trovo inaccettabile nella entità e nelle motivazioni che non possiamo accettare nel merito - commenta Guido Carlo Alleva, uno dei due legali di Castellucci - ho sentito oggi espressioni che trovo inaccettabili nel processo penale nelle valutazioni sulla personalità e la vita privata del mio assistito, valutazioni come la sua abitazione, non possono entrare in un processo penale perché vanno aldilà di quanto viene richiesto a un giudice di giudicare”.

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