
Tra i 26 attivisti italiani della Global Sumud Flotilla in viaggio da Israele c’è anche il portuale genovese José Nivoi, figura di spicco tra i “camalli” genovesi, anche lui fermato e sequestrato durante l'abbordaggio delle imbarcazioni da parte dell'esercito israeliano nella notte tra l'1 e il 2 ottobre.
José Nivoi e Pietro Queirolo Palmas, i genovesi arrestati a bordo della Flotilla - Leggi qui
"Gli altri 15 italiani non hanno firmato il foglio di rilascio volontario e dovranno attendere l'espulsione per via giudiziaria, che avverrà la prossima settimana. Ho nuovamente dato disposizioni all'Ambasciata d'Italia a Tel Aviv di far assicurare ai connazionali rimasti un trattamento rispettoso dei loro diritti", ha detto il ministro degli Esteri Tajani riguardo ai cittadini italiani ancora in carcere nel Negev. Come annunciato dalla portavoce italiana della Flotilla, Maria Elena Delia, è stato presentato un esposto alla Procura di Roma contro "la detenzione illegale degli attivisti".
Chi è Josè Nivoi, volto dei 'camalli' genovesi
Josè Nivoi, figura di spicco tra i “camalli” genovesi, è un punto di riferimento del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali e referente del sindacato Usb per il porto di Genova. Da anni impegnato contro il traffico di armi attraverso il porto, Nivoi ha collaborato con Music For Peace per raccogliere 800 tonnellate di generi di prima necessità, coinvolgendo migliaia di genovesi in un gesto di solidarietà.
Ancora non è chiaro se loro ci sia anche Pietro Queirolo Palmas
Ancora non è chiaro se in questo gruppo sia presente anche Pietro Queirolo Palmas, 22 anni, è un marinaio che lavorava su yacht di lusso prima di unirsi alla Global Sumud Flotilla. Intervistato dal giornalista di Primocanale Lorenzo D’Agostino, a bordo della flottiglia, Pietro aveva dichiarato: "Voglio cambiare il mio modo di vedere il mare, non solo come lavoro ma come strumento di solidarietà per un popolo oppresso". Partito da Barcellona dopo aver contribuito a riparare le imbarcazioni della missione, il giovane ha ricevuto migliaia di like e messaggi di supporto sui social, diventando un simbolo di impegno umanitario.
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IL COMMENTO
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