GENOVA-"Non fecero nulla, non vigilarono, non fecero ispezioni, non istituirono neppure un ufficio previsto con una circolare del 1967." Il pubblico ministero Terrile sembra un fiume in piena mentre discute delle responsabilità del Ministero delle Infrastrutture e Anas in aula durante l'udienza preliminare del processo per il crollo del Ponte Morandi, che il 14 agosto 2018 spezzò le vite di 43 persone.
Sono 59 le persone imputate oltre alle due società: per l'accusa i vertici sapevano che il ponte aveva bisogno di lavori di rinforzo ma questi vennero rinviati per potere risparmiare e garantire maggiori dividendi ai soci.
Un'udienza fondamentale secondo l'avvocato dei cittadini e delle aziende del Comitato Zona Arancione Ponte Morandi, Raffaele Caruso (In video) : "Si è conclusa l'illustrazione di quelle che sono le cause che hanno portato al crollo, poi è iniziata la parte relativa alle singole posizioni contestate agli imputati che sono stati raggruppati in cinque gruppi. È anche iniziato l'esame delle deposizioni dei cosìdetti "vigilanti pubblici", ovvero Anas e il Ministero delle Infrastrutture."
"I fatti sono quelli conosciuti, un quadro agghiacciante di continue omissioni e controllo, uffici deputati che nemmeno sono stati istituiti. Sostanzialmente mancanze gravissime che sono durate per 50 anni, dall'inaugurazione al crollo."
Ha concluso l'avvocato Caruso.
Sempre Terrile, durante l'udienza preliminare del 28 gennaio, aveva spiegato che, oltre alla manutenzione, sarebbe mancato anche il monitoraggio: "La corrosione dei cavi d'acciaio delle pile del ponte Morandi è iniziata subito dopo l'inaugurazione, ma nessuno ha provveduto a monitorarlo in modo adeguato."
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Intanto sono state depositate le motivazioni della decisione della Cassazione, con la quale è stata rigettata la ricusazione del giudice per l'udienza preliminare Paola Faggioni fatta dai legali di alcuni imputati. Gli avvocati avevano chiesto di cambiare giudice perché Faggioni era la stessa ad aver firmato l'ordinanza delle misure cautelari a cui erano stati sottoposti l'ex ad Giovanni Castellucci e altri indagati nell'ambito dell'inchiesta sulle barriere fonoassorbenti pericolose. Il gip, nel motivare le misure, aveva fatto riferimento all'indagine sul crollo da cui la seconda inchiesta era nata.
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Per i legali il magistrato, che oggi è giudice nell'udienza preliminare, aveva espresso già un giudizio sul crollo violando così il principio dell'imparzialità. Per la corte d'appello però quei giudizi erano stati generici. Gli Ermellini hanno sottolineato come non sia stato violato il principio di imparzialità visto che si trattava di procedimenti diversi e le considerazioni riportate sono "generiche prive di una specifica attinenza a fatti fatti che formano oggetto del procedimento principale".
IL COMMENTO
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