Cronaca

L'allarme del portavoce della Comunità di San Benedetto al Porto: "Occorrono più dormitori, ma anche sostegni veri, oggi le priorità sono altre, non le persone ma le privatizzazioni"
1 minuto e 5 secondi di lettura

GENOVA -"La storia del clochard senegalese morto di freddo davanti alla stazione Principe è la storia di un Paese che non riesce a dare sostegni adeguati alle persone più fragili". Lo dice Domenico Chionetti, portavoce della Comunità di San Benedetto al Porto fondata da don Andrea Gallo, il prete di strada morto dieci anni fa.

In occasioni delle celebrazioni per il 53mo anni di vita dell'associazione Chionetti si allinea alle dichiarazioni di Don Giacomo Martino, il prete che accoglie i migranti: "Servono più dormitori ma anche sostegni veri, oggi le priorità della politica sono altre, non le persone ma le privatizzazioni dei servizi e della sanità".

La persona morta a Principe, racconta Chionetti, era un uomo che aveva un lavoro e una famiglia, e che è finita in strada dopo avere perso tutto. "La sua storia può essere la storia di ognuno di noi, per questo servono servizi più strutturati e attenti alle persone, non ai bilanci".

Chionetti poi ricorda la figura e l'ultimo ricordo di don Andrea Gallo: "Era una figura che aveva la capacità di irrompere nella politica e di cambiarla, l'ultima volta l'ho vito il giorno delle sua morte, quando alle 17.45 gli ho dato l'ultimo sigaro alla presenza del professor Franco Enriquet dell'associazione Gigi Ghirotti che con le terapie del dolore lo ha assistito sino all'ultimo".

ARTICOLI CORRELATI

Venerdì 08 Dicembre 2023

Don Gallo: il tempo nel suo studio si è fermato al giorno della sua morte

E' rimasto intatto l'ufficio del prete di strada: oggi alle celebrazioni per i 53 anni della nascita della comunità di San Benedetto al Porto c'era don Matteo Ferrari, il cappellano della Ong Mediterranea