GENOVA -Giorno importante al processo per la tragedia di ponte Morandi del 14 agosto 2018 costata la vita a 43 persone: oggi alle 10 iniziano gli attesi interrogatori degli imputati che hanno accettato di parlare con pm (nella foto Cotugno e Airoldi) e giudici. Si parte con tre dirigenti del Anas e Ministero delle Infrastrutture e Trasporti che si occuparono del progetto di Retrofitting della pila nove che ha causato il crollo, vigilanti, a detta dei pm dell'accusa, che non svolsero bene il loro lavoro.
Il primo a parlare, contrariamente a quanto era stato ipotizzato alla vigilia, non sarà Mauro Coletta ma Vincenzo Cinelli, direttore generale per la Vigilanza sulle Concessionarie Autostradali, dal 9.9.2017 al giorno crollo, quindi per 339 giorni, quasi 1 anno. Poi toccherà a Michele Franzese, e Mauro Coletta, che per 17 anni e mezzo è stato dirigente dei vigilanti, fra Anas e il corrispettivo del Mit che subentra nel 2012.
I tre imputati sono i primi testi che in aula rifiutano di farsi riprendere dalle telecamere all'inizio del processo, come d'accordo con i giudici, e come hanno concesso tutti i 150 testi dell'accusa ascoltati sino ad oggi.
Cinelli è rimasto poco in carica ma è il direttore generale del MIT al quale Donferri Mitelli (responsabile delle manutenzioni Aspi, uno degli indagati eccellenti) invia una lettera in data 28.2.2018, nella quale sottolinea che la conclusione dell’iter approvativo dell’intervento di retrofitting sul viadotto Polcevera "è urgente in considerazione della importanza strategica dell'opera e la natura dell'intervento", ma soprattutto perché ogni ritardo comporterebbe una serie di ripercussioni sia per la pianificazione economica che per l'incremento di sicurezza necessario sul viadotto Polcevera.
Coletta è stato responsabile dell'Ispettorato Anas servizio tecnico autostradale dal 2000 al 2001. Sempre per Anas è stato responsabile della Direzione centrale Autostrade e Trafori dal 2001 al 2006, numero uno dell'ufficio Anas Ispettorato per la Vigilanza sulle concessioni autostradali dal 2006 al 2012.
Per il Mit dal 2012 al 2015 l'imputato è stato responsabile della Struttura di Vigilanza dell'Ufficio Ministeriale, quindi per il ministero dal 2015 al settembre 2017 il direttore generale per la vigilanza sulle concessioni autostradali.
L’agente modello - scrivono ancora i pm - avrebbe preso immediate iniziative per far verificare dai tecnici la situazione del viadotto Polcevera e per imporre conseguentemente limitazioni o sospensioni del traffico, esattamente come è stato fatto, dopo il crollo, per i viadotti e le gallerie.
Michele Franzese, altro dirigente Mit, è stato invece responsabile della Vigilanza tecnica e operativa della rete autostradale in concessione dal marzo 2015 allo stesso mese del 2018, poco prima del crollo.
Franzese è stato anche, dall’1.2.2011 al 30.9.2012, responsabile dell’ufficio di Anas denominato Area attività ispettive dell'Ispettorato vigilanza concessioni autostradali, cioè dello stesso ufficio diretto da Stefano Chini, di cui è stato il successore.
Per i magistrati dell'accusa che i vigilanti Anas e Mit abbiano violato gli obblighi di cui erano tenuti è certo, esistono, infatti, come si legge nella lunga memoria dell'accusa, "plurime prove positive del fatto che nessun flusso informativo sulle condizioni delle opere d’arte sia mai esistito tra concessionaria e concedente, tanto nel periodo-Anas, quanto nel periodo-Mit".
Salvo possibili cambi dell'ultima ora dei 58 imputati sotto accusa per la tragedia saranno 18 quelli che hanno accettato di rispondere in aula alle domande. I big come l'ex amministratore delegato di Aspi e il responsabile delle manutenzioni, numero 1 e 3 di Aspi, Castellucci e Donferri Mitelli, dovrebbero parlare entro fine anno. Ma è difficile ipotizzare ora i tempi viste le tante varianti. Non vuole parlare il numero 2 di Aspi Berti.
Fra domani e mercoledì toccherà al dirigente di Autostrade Claudio Bandini, al ministeriale Giovanni Proietti e al professore universitario di Genova Antonio Brencich, membro esterno dl Comitato Tecnico Amministrativo del Provveditorato, che per l'accusa si sarebbe reso conto del degrado del ponte ma non fece abbastanza per segnalarlo. Quindi ci sarà una settimana di pausa per il Salone Nautico visto che gli avvocati come l'anno scorso hanno riferito di faticare a trovare posti negli hotel. Si riprenderà poi il due ottobre con probabilmente con gli imputati Giacobbi e De Angelis.
Ma torniamo a Coletta: per i pm a fare capire la filosofia che ha ispirato per anni e anni le sue attività di vigilanza e di controllo nei suoi diversi ruoli sempre al vertice dell’apparato di controllo pubblico sull’attività delle concessionarie e sulla sicurezza degli utenti (primo interesse del suo ministero), basta menzionare il ”botta e risposta” tra lui e il direttore Mollo nell’anno 2009.
Con una lettera del 3.6.2009 avente ad oggetto “sicurezza opere d’arte”, Coletta, come capo dell’Ispettorato Vigilanza Concessioni Autostradali di ANAS chiese di effettuare, in aggiunta alle ordinarie attività di controllo, una specifica e puntuale verifica straordinaria sulle opere d'arte (ponti, viadotti, cavalcavia, gallerie, ecc.) di rispettiva competenza, al fine di verificarne le perfette condizioni di sicurezza e stabilità. "Dei risultati dell'attività di controllo dovrà essere relazionato in modo dettagliato ai competenti Uffici Ispettivi Territoriali - scriveva Coletta - a cui dovrà essere immediatamente segnalata ogni eventuale accertata anomalia. Questi Uffici avranno cura di effettuare, ogni volta che risulterà opportuno, specifici riscontri, raccordandosi, per quanto di rispettiva competenza, con le altre articolazioni operative dello scrivente Ispettorato di Vigilanza.
Stante la stretta correlazione di quanto qui richiesto con il doveroso presidio della sicurezza della circolazione autostradale, si evidenzia, aggiunse ancora Coletta, la necessità di un puntuale e tempestivo seguito.
La risposta di Autostrade per l'Italia è puntualmente e molto, troppo, tempestivamente, arriva dopo appena 12 giorni, il 15.6.2009, per mano del suo Direttore dei Servizi Tecnici, Riccardo Mollo, altro indagato:
"La scrivente Società ha sempre prestato il massimo impegno finalizzato al miglior presidio della sicurezza della circolazione autostradale e della stabilità delle opere d'arte". Mollo poi aggiunge che guarda caso aveva già programmato una specifica attività di verifica delle opere d'arte che avrà inizio a partire dal 15 giugno p.v. e che si presume possa terminare entro il mese di settembre p.v.
"Stimiamo quindi che la relazione in merito alle risultanze delle verifiche di cui sopra Vi potrà essere inoltrata entro il successivo mese di ottobre. Durante la verifica, ogni eventuale accertata anomalia relativa a condizioni di sicurezza e stabilità verrà, come da voi richiesto, immediatamente segnalata ai competenti Uffici Ispettivi Territoriali".
Ma il primo ottobre invece dei risultati dei controlli arriva la lista delle opere controllate, e l'unica opera fra le 978 per la quale viene segnalata un'anomalia definita "significativa" è la galleria Coronata sulla A10, cioè proprio la galleria situata all’estremità del viadotto Polcevera verso Savona.
A questo punto, a detta dei pm, Coletta avrebbe dovuto chiedere quali prove diagnostiche fossero state eseguite e quali fossero stati i risultati numerici delle prove stesse, e invece niente.
A parte che a quanto pare da quel report il ponte Morandi e la sua pila 9 stanno benone, si evince, dicono ancora i magistrati dell'accusa, che per Coletta "vigilare significa, evidentemente, chiedere al vigilato se sta svolgendo bene i suoi compiti, se sta adempiendo correttamente ai suoi obblighi legali e convenzionali, se sta mantenendo in condizioni di assoluta sicurezza la rete autostradale affidatagli in concessione".
Insomma Il Mit non controlla Autostrade che è libera di autocertificare controlli in realtà mai svolti. Fra l'altro nel lasso di tempo, da giugno a fine novembre, come avrebbe fatto Aspi a controllare tutte le opere? Avrebbe dovuto controllarne 39 al giorno, come calcolano i pm nella lunga memoria presentata alla fine dello scorso anno. Impresa impossibile, come dimostrano i cantieri infiniti aperti dopo la tragedia per mettere in sicurezza tutte le opere a rischio, e ancora - dopo cinque anni - ancora attivi tanto da ostacolare la viabilità su tutto il nodo di Genova.
IL COMMENTO
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