Cronaca

Un documento più morbido, dunque, che non si sa da chi sia stato scritto e come sia stato usato
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GENOVA - È ripreso questa mattina il processo sul crollo di ponte Morandi, durante il quale si sono analizzati i documenti ufficiali e le copie 'ufficiose' conservate nei cassetti e i report modificati. Anche oggi è stata sentita nuovamente l'ingegnere Livia Pardi, che realizzò il report sul ponte, subito dopo i lavori di rinforzo sulla pila 11 nel 1993, insieme a Michele Donferri Mitelli, uno degli imputati e all'epoca del crollo numero tre di Aspi, e Leonardo Veronesi, geometra di Spea addetto alle ispezioni. Pardi ha continuato la testimonianza con diversi "non so, non ricordo, mi pare", tanto che il giudice le ha rimproverato di non avere studiato e di essere tenuta a non mentire.

I pm le hanno mostrato una versione diversa della sua relazione: in questo documento, non firmato ma con il logo di Aspi e trovato in questi giorni dalla procura, il coefficiente è di 1.30, mentre in quello originale è indicato come 0.76 e 'insufficiente' anche se in regime di sicurezza a eccezione della sezione 34 (quella poi venne sistemata con i lavori degli anni '90). Un documento più morbido, dunque, che non si sa da chi sia stato scritto e come sia stato usato. I legali hanno sottolineato che alla fine sono stati pubblicati i dati con il valore peggiore. In quello studio, scritto dai neo assunti Pardi e Donferri, emergeva che la pila 10 sarebbe andata avanti fino al 2030, mentre la pila 9 (quella crollata) non necessitava di interventi nel medio periodo.

"Per medio periodo - ha detto Pardi - possiamo intendere al massimo 10 anni". Quello studio venne commissionato dall'ingegnere Camomilla (un altro imputato) "da un lato per vedere se io e Donferri potessimo fare una squadra, all'altro per vedere se dalle prove riflettometriche era possibile stimare tramite calcoli la sicurezza strutturale del ponte". Veronesi ha spiegato come facevano i controlli sul Morandi e che nel 2009 le condizioni della pila 9 vennero descritte come "peggiori rispetto alle altre due tanto che erano state raccomandate ispezioni strutturali e invasive ogni anno". Raccomandazioni cadute nel vuoto, secondo la procura. A Veronesi sono state mostrate due versioni delle ispezioni sui diversi stralli con frasi cambiate. 

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