Cronaca

Livia Pardi pubblicò nel '94 con Donferri Mitelli articolo sul degrado diffuso delle pile 9,10 e 11
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GENOVA - Dopo l'udienza di lunedì in cui l'ex consulente di Autostrade ha svelato che si ipotizzò di demolire il Morandi già nel 1991, il processo sulla tragedia di Ponte Morandi dopo un giorno di pausa per "mancanza di testi" (due su due hanno avuto problemi di salute), riprende oggi con l'interrogatorio di Livia Pardi, testimone numero 76 dei pm, un dirigente di Autostrade che ne 1994 pubblicò insieme ad altri colleghi un articolo nelle pagine del trimestrale Autostrade.

Lo studio evidenzia "un degrado diffuso sugli stralli delle pile 9, 10 e 11, e una serie di ulteriori degradi concentrati, alcuni dei quali all’attacco degli stralli con il traversone in sommità dell’antenna nel sistema bilanciato numero 11". Ma la pubblicazione terminava con una previsione poco coerente: "Assumendo una legge empirica che governa la velocità di degrado, la condizione limite viene stimata attorno al 2030". Insomma, tanto degrado sul quel ponte ma nessun rischio di crollo.
Pardi è già stata sentita dalla guardia di finanza sulle valutazioni che furono fatte all’epoca e su quanto fatto da Autostrade negli anni successivi.

Le stime di quella ricerca di Pardi e Donferri, come dimostrato dal crollo erano evidentemente superficiali. Livia Pardi, da oltre 25 anni in Autostrade ha un ruolo di responsabilità in materia di controlli e realizzò il report sul ponte poco dopo la ristrutturazione dei tiranti su uno solo dei piloni principali, avvenuta nel 1993.

Con lei al dossier collaborò l'architetto Michele Donferri Mitelli, il capo delle manutenzioni e fra gli imputati eccellenti per la strage, che lunedì per la prima volta si è presentato al processo.


Pardi era stata ascoltata dagli inquirenti che le avevano chiesto in base a cosa avessero individuato il 2030 come probabile anno di “scadenza” del ponte, stima rivelatasi del tutto fuorviante: l’obiettivo degli investigatori è sottolineare la approssimazione che ha permeato il lavoro di prevenzione all’interno dell’azienda, e quanto questi scostamenti clamorosi siano stati determinati dalle manutenzioni al risparmio.

Pardi nel primo interrogatorio aveva detto che, sebbene lei stessa nel 1994 avesse evidenziato varie «criticità» del ponte, ai suoi occhi non erano mai emerse palesi "emergenze" per la sicurezza: la donna aveva rischiato di finire sul registro degli indagati. Oggi  sarà sentita come teste per l'accusa.

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