Cronaca

Oggi tocca a Malerba. Entro mercoledì in aula anche il camionista della maxi bobina sopravvissuto dopo essere precipitato dal ponte
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GENOVA - Entra sempre più nel vivo il processo per la tragedia di Ponte Morandi del 14 agosto 2018 in cui hanno perso la vita 43 persone: da oggi a mercoledì in aula sfileranno i consulenti della procura che hanno redatto un dossier per spiegare cause del crollo, un vero e proprio dettagliato capo di accusa nei confronti dei 58 imputati e soprattutto per i vertici di Autostrade per l’Italia e Spea, responsabili della mancata manutenzione.

Il primo a parlare oggi sarà il professor Pier Giorgio Malerba, docente di Tecnica delle Costruzioni al Politecnico di Milano, poi toccherà, forse domani, l’ingegnere di Genova Renato Buratti.
I due tecnici hanno redatto per i pm un report incentrato proprio sulle cause del crollo.

Una perizia che rappresenta il pilastro tecnico dell’accusa mossa dalla procura. Si entra nel merito della mancata manutenzione del viadotto e al proposito i due consulenti parlano di "incoscienza", di "negligenza", di "immobilismo", di "comunicazioni incomplete, equivoche, fuorvianti" e di "manutenzioni inadeguate".

"C’è stata un’incosciente dilazione dei tempi rispetto alle decisioni da assumere ai fini della sicurezza – è scritto nella loro perizia –. E ciò nonostante si fosse a conoscenza della gravità e della contemporanea evoluzione degli stati di ammaloramento del viadotto".

I due consulenti sottolineeranno anche la "confusione e l'accavallamento di ruoli nella catena di responsabilità dei vari soggetti coinvolti, Aspi, Spea, Autorità preposte alla vigilanza e al controllo, consulenti e tecnici esterni".

Nella loro relazione hanno scritto che "non è stata presa alcuna decisione operativa in merito alla sicurezza strutturale del ponte", dal momento che "tale decisione avrebbe dovuto comportare scelte importanti, quali l’immediata chiusura al traffico del viadotto".
E chi poteva intervenire ha ignorato "i segnali riscontrati a monte dell’intervento del 1994 e successivamente rilevati nella loro progressione da quella data fino al crollo". Prima del collasso del ponte Morandi ci furono "numerosi segni premonitori e nessuno ha preso decisioni per la messa in sicurezza degli stralli, le parti più critiche del viadotto». Per ben cinquant’anni «i cavi della pila collassata non sono stati oggetto di alcun sostanziale intervento di manutenzione".

Entro mercoledì sarà sentito anche un terzo consulente dei tre pm Terrile, Cotugno e Airoldi, il fisico Nello Balossino, professore associato presso la Facoltà di Scienze dell'Università di Torino, corso di laurea in Informatica, un tecnico noto che si è occupato fra l’altro della Sacra Sindone, delle riprese in spedizioni spaziali di sonde verso Marte, dell’omicidio di Garlasco e della strage di Erba.

Balossino avrà il compito di ricostruire il momento del crollo attraverso le immagini delle telecamere e si ritroverà davanti il giudice Paolo Lepri, presidente del collegio giudicante e anche giudicedel processo sulla Torre piloti del porto di Genova crollata  il 7 maggio 2013 (causando 9 vittime) dopo l’urto dellaportacontainer Jolly Nero. In quel processo Balossino era stato nominato dalla compagnia Messina e “aveva ricostruito il movimento del rimorchiatore Spagna, la configurazione del cavo di traino, sempre attraverso le immagini dell’incidente estrapolate da alcune telecamere di sorveglianza".
Dovrebbe comparire in aula invece mercoledì Giancarlo Lorenzetto, l’autista del tir che trasportava la superbobina di coil di 3.5 tonnellate,l’ultimo dei sopravvissuti del tragico incidente a comparire in aula.

Il camionista ribadirà quanto già raccontato agli inquirenti in sede di indagini: “Quando sono crollato con il mio camion mi sembrava di essere a Gardaland". Lorenzetto ha spiegato che "quando sono uscito dalla galleria sul ponte c’era un po’ di coda, pioveva e ho messo le quattro frecce per indicare che rallentavo: infatti la caduta è avvenuta a 30 km/h, non so, andavo pianissimo. Stavo regolando i vetri perché pioveva forte, mi entrava l’acqua attraverso e mi si appannava il parabrezza e allora li ho abbassati. Ho fatto quello di destra,ho fatto quello di sinistra, ho fatto così… e son venuto giù. Non ho avuto il tempo di fare niente. Davanti ho visto proprio spaccare e poi mi sono sentito risucchiare indietro, infatti a qualcuno ho detto come a Gardaland quando fai quelle giostre nell’acqua ad alta velocità e ti senti mancare...”.

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