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I tecnici confermano: "Nessun intervento sulla pila crollata nonostante il degrado accertato sulle altre due"
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GENOVA - Al processo del ponte Morandi è il giorno in cui tutti i periti dei giudici ribadiscono che Autostrade per l'Italia dopo essere intervenuta sulla pila 11 con una ristrutturazione totale e sulla pila 10, con dei rattoppi, sarebbe dovuta intervenire per mettere in sicurezza e quantomeno controllare in modo approfondito con carotaggi per verificare la condizione dei cavi primari della pila numero 9, quella che poi è crollata e ha ucciso 43 innocenti.

Una tragedia annunciata perchè i primi sintomi sugli stralli erano stati rilevati nel '75 e nell'81 lo stesso ingegnere Morandi aveva messo sull'avviso sul rischio corrosione dell'opera, di fatto un prototipo.

Dopo essere stati ascoltati uno per uno e interrogati dai pm, ossia dall'accusa,
i tecnici che hanno indagato per il giudice per le indagini preliminari sono stati risentiti tutti insieme con tanto di domande degli avvocati delle parti civili e dei 58 imputati, fra cui il principale, Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Aspi. Il "padre padrone" dell'azienda dopo essere comparso per due volte in aula, "per contribuire ad accertare la verità", è sparito nel nulla proprio quando i suoi legali potrebbero parlare, come se la verità nel giro di 48 ore non gli interessasse più.

Il primo perito Stefano Tubaro
ha vivisezionato il famoso video della Ferrometal, la prova regina della tragedia: i frame confermano che il cedimento è avvenuto dalla parte bassa della pila 9 e che il tir non ha mai perso la sua pesante bobina d'acciaio. Come avevano ipotizzato da Autostrade per l'Italia.

Poi i quattro periti, Losa, Valentini,  Rosati e Tubaro,
schierati in pool, hanno risposto alle domande.

Quella regina è arrivata dal giudice Lepri che ha posto la domanda
che ogni italiano si chiede dal 14 agosto del 2014: "Cosa doveva fare Autostrade per mettere in sicurezza ponte Morandi visto il degrado accertato sulle altre due pile?".

E la risposta dei periti è stata chiara:
"Bisognava approfondire i monitoraggi con carotaggi ed eventualmente intervenire anche sulla pila 9". 

Il processo riprenderà lunedì 30 gennaio con i consulenti della procura Malerba, Buratti e Balossino ed entro mercoledì sarà ascoltato anche l'ultimo sopravvissuto, Lorenzetto, il camionista del tir che trasportava il rotolo di acciaio.

Nelle settimane successive saranno ascoltati gli ufficiali di polizia giudiziaria della guardia di finanza che effettuarono le intercettazioni e gli investigatori del primo Gruppo Genova delle fiamme gialle che hanno svolto l'indagine, fra cui il colonnello Ivan Bixio che ha le ha dirette.

Il processo sarò poi sospeso per una settimana dopo il 20 febbraio, per dare in modo di fare il punto sulla grande mole di dati al vaglio delle parti, una pausa in coincidenza con la settimana bianca, ma il giudice Lepri con un sorriso ha garantito, come ad evitare battutine, che lui non andrà sulla neve. Un modo anche per allentare la palpabile tensione sotto la tensostruttura installata nell'atrio di palazzo di giustizia trasformato in aula del più importante processo dell'era moderna d'Italia per numero di vittime e di imputati.