Cronaca

Seconda giornata di testimonianze in tribunale a Genova
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GENOVA -  "Ho visto i mezzi davanti a me precipitare, pensavo di cadere anche io. Mi sono reso conto che il ponte era andato giù, ho ingranato la retro e fatto un pezzo indietro". Quattro anni e quasi mesi dopo Luigi Fiorillo, l'autista del camion della Basko che si è fermato a pochi metri dal precipizio, racconta davanti ai pubblici ministeri quei drammatici momenti del crollo di ponte Morandi a Genova. Secondo giorno di testimonianze in tribunale. E' uno dei testi chiave della seconda giornata di udienze dedicata ai sopravvissuti del crollo: prima delle 12 è stato sentito il nono e ultimo teste, appuntamento a domani alle ore 9 in tribunale.

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Il processo sulla tragedia di Ponte Morandi costata la vita a 43 persone e che vede alla sbarra 58 imputati fra cui i vertici di Autostrade per l'Italia e di Spea con l'ascolto dei testi è entrato nel vivo. L'auspicio è che entro Natale possano essere ascoltati tutti le 38 parti lese. Poi saranno ascoltati gli altri testimoni dei pm che in tutto hanno citato 176 persone. Ieri ascoltati i primi dieci testimoni (Leggi qui).

Alle 9,20 inizia l'udienza con l'appello da parte del giudice Lepri.

Il primo a testimoniare è Matteo Granieri, originario di Asti, era in macchina sul ponte quando si è verificato il crollo, andava in vacanza verso Varazze. "Ero con mia moglie e stavamo andando verso Genova. Guidava mia moglie, eravamo all'uscita della galleria (...) ho sentito la macchina che non teneva la strada, c'era tanta acqua, mia moglie non parlava, ho visto  arrivare un tirante giù (...) poi ho visto l'autista della Basko che correva. Abbiamo preso le bambine e abbiamo iniziato a correre" (Leggi qui).

Poi è la volta della moglie di Granieri, Adele Manca di Acqui Terme: "Ho visto un pilone che veniva giù. Mio marito mi ha detto di fare la retromarcia ma era impossibile, siamo scappati (con le bambine in braccio ndr) io una e mio marito l'altra (la donna inizia a piangere, poi dopo qualche secondo riprende a raccontare). (...) Poi siamo arrivati nella galleria, c'era freddo, le bimbe sono state ospitate in un'auto. Poi la polizia ci ha detto cosa fare, la proprietaria dell'auto ci ha chiesto se volevamo essere accompagnate a casa". (Leggi qui).

Poi è la volta della famiglia Macrì. La prima a parlare è Daniela Ghironi che arriva zoppicando: "Stavamo andando in Sardegna con la famiglia, mio padre abita là. Eravamo io, mio marito, mio figlio Davide di 13 anni e anche un amico di famiglia, un ragazzo. (...) Mio marito a un certo punto ha come una sensazione strana, (sente ndr) come muoversi, un tremolio, io ero distratta. Lui ha rimproverato i ragazzi 'state fermi' invece loro erano fermi. Dopo curvone per andare verso Livorno ci siamo resi conto che non c'era il ponte dietro di noi, è stato il panico". Ghironi parla delle conseguenze psicologiche di quello che ha vissuto: "Sono seguita da uno psicologo, non sono riuscita a dormire per mesi per l'ansia. Anche stare in mezzo alle persone mi faceva stare male, come se mi mancasse l'aria" (leggi qui).

Poi è la volta del marito di Ghironi, Diego Macrì: "C'è stato un un piccolo rallentamento, ho visto la macchina muoversi pensavo fossero i bambini dietro che giocavano (l'uomo si ferma e si mette a piangere). Dietro poi non c'era più nessuno, la macchina oscillava (...) pensavo fosse un terremoto. Ho guardato lo specchietto, non vedevo più fari, nessuno. Mi sono messo sulla corsia di emergenza, ho girato la curva e mi sono reso conto del vuoto e del buco. Ho visto il ponte spezzato" (leggi qui)

Quindi è il figlio della coppia, Davide Macrì, a testimoniare: "A scuola (è venuto ndr) un giornale che parlava della notizia e ho raccontato cosa ho visto (...) Sono andato in ospedale a fare visita perché avevo l'ansia, ho avuto paura per la salute dei miei genitori. Ho sofferto per un anno di questi disturbi" (leggi qui).

Lucian Gottschall stava passando col suo camion sotto al viadotto Morandi nel momento del crollo. Classe 1971, è rumeno. Racconta: "Ero sul camion della ditta, sotto il ponte, venivo da Bolzaneto. (...) Ho sentito dei colpi e sono stato colpito da alcuni pezzi del ponte, e sono rimasto ferito". (Leggi qui).

Poi arriva il momento del più atteso: Luigi Fiorillo, l'autista del camion della Basko, l'ultimo a fermarsi prima del baratro causato dal crollo del ponte. "Una macchina mi ha superato e mi sono lamentato, una macchina gialla che vista la coda si è infilata davanti. Due mezzi pesanti mi precedevano. (...) Ho visto precipitare i mezzi davanti a me: si trattava di due mezzi pesanti e l'auto gialla (alla guida c'era Henry Diaz, ndr). Ero quasi fermo, pensavo di cadere anche io. Mi sono reso conto che il ponte era andato giù, ho ingranato la retro e fatto un pezzo indietro. Poi ho creduto opportuno scendere il prima possibile". (Leggi qui).

Marco Balestrero, dipendente Amiu racconta in Aula cosa ha visto e sentito al momento del crollo. "Ero nella palazzina nel mio ufficio quando ho sentito una frustata fortissima, c'era anche un mio collega, Riccardo Morchio, siamo subito usciti fuori, c'era un diluvio (...) abbiamo visto una grossa nuvola di cemento, allora ci siamo resi conto del crollo del ponte. Ho avuto problemi a passare sotto (...) per un anno e mezzo, sono stato in cura da uno psicologo". (Leggi qui).

L'ultimo testimone ascoltato in aula è Luca Stragapede che necessità di un amministratore di sostegno. A parlare è il padre Luigi: "Se si parla del ponte (Luca ndr) va in agitazione. Lavorava in Amiu. Dopo il crollo del ponte era quasi assente e tutt'ora si fa fatica a parlare di quel fatto con lui. Il giorno del crollo del ponte era irraggiungibile. Stavo per andare da lui quando per fortuna mi ha chiamato, ero felice perché era vivo. E' arrivato a casa tardissimo, non so cosa ha fatto tutto quel tempo. I colleghi mi hanno detto che ha cercato di raggiungere gli altri i colleghi sotto le macerie. Prima veniva seguito una volta alla settimana da dopo il crollo va tutte le settimane dallo psicologo".

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