Cronaca

I detenuti protestano contro l'affollamento del carcere di Marassi e chiedono più telefonate e videochiamate come era stato promesso
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GENOVA - Proteste in corso nella casa circondariale di Genova Marassi da parte dei detenuti: a denunciare la situazione di tensione è la polizia penitenziaria. In una nota Fabio Pagani, segretario regionale Uilpa, denuncia: "Una rumorosissima protesta, è stata messa in atto, ieri sera, ed è ripresa stamani alle 8 ed è tutt’ora in corso, dai detenuti ristretti nel penitenziario genovese di Marassi. In tutte le sezioni i detenuti hanno battuto e stanno battendo stoviglie e pentolame alle grate e alle porte delle celle. La situazione è stata tenuta sotto controllo dal personale di Polizia Penitenziaria, che ancora regge". 

Il motivo della protesta è dato sia dal sovrappopolamento della struttura sia nei confronti delle deficienze organizzative dell’istituto legate ad presunto mancato incremento delle telefonate - videochiamate - pacchi postali - pacchi provenienti dai colloqui .

"Di certo la situazione di Marassi non può definirsi ottimale, nemmeno normale. Rispetto alla capienza regolamentare di 456 detenuti, sono ristretti circa 710 persone" 

Da tempo, sia gli agenti sia i detenuti ciclicamente manifestano contro l'affollamento della struttura: già in passato ci sono state analoghe proteste, diventate sempre più frequenti con l'avvento della pandemia, momento in cui si sono acuite le restrizioni, con uscite vietate, quarantene stringenti, colloqui e telefonate limitati. 

Carcere di Marassi, sindacato denuncia: è sovraffollato - L'APPELLO

In realtà Marassi ha vissuto momenti assai più drammatici, come è noto, quando nell'istituto c'erano sino a 850 detenuti. Anche sulla percentuale di stranieri ci sono tesi diverse: una fonte vicina alla direzione racconta di una percentuale di stranieri che si attesta sul 56%. Non solo: il numero degli stranieri sarebbe in calo rispetto agli altri anni.

Il problema dell'affollamento, però, è comune al resto dei penitenziari italiani e richiede attenzione da parte della politica. Strutture troppo affollate non consentono infatti un vero e proprio reinserimento delle persone allo scadere della pena e comporta stress e difficoltà nella gestione della struttura, specialmente per gli agenti in prima linea. 

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