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Dal 1 marzo 2023 su tutto il territorio del comune di Genova scatteranno i nuovi limiti alla circolazione dei veicoli a motore a due e quattro ruote (compresi i ciclomotori) appartenenti alle classi ambientali Euro 0 e 1 a benzina, fino a 2 e 3 nel caso dei diesel. Nel caso dei due ruote lo stop riguarderà i motoveicoli con motore 2 e 4 tempi Euro 0 ed Euro 1 (migliaia di Vespe).
Veicoli abbastanza vecchi sì, prodotti almeno fino al 2007 se si parla dei diesel Euro 3, ma in molti casi ancora in piena efficienza.

Genova si uniforma quindi alle grandi città del Nord Italia, ma con una netta differenza: le limitazioni saranno in vigore, senza distinzioni, su ogni strada del territorio comunale. Un’iniziativa ben differente da quelle intraprese dalle vicine Milano e Torino, città con una conformazione del tutto diversa e che hanno lasciato dei “corridoi” liberi alla circolazione di tutti i mezzi per raggiungere i parcheggi di interscambio con un sistema di mezzi pubblici capillare e ben organizzato.

La situazione che si prospetta per molti genovesi, specialmente per gli abitanti di un entroterra già martoriato dai disagi, è molto pesante, se non drammatica. I più colpiti da un’ordinanza più impopolare dei lockdown del 2020 saranno, ancora una volta, i cittadini dei comuni confinanti col capoluogo ligure ed il motivo è semplice. Chi attualmente possiede un veicolo vetusto ma in perfetta efficienza, su cui paga una tassa di possesso salata e che viene regolarmente revisionato, si troverà dall’oggi al domani impossibilitato a varcare il confine del territorio genovese, vedendosi privato di tutti i servizi essenziali di cui usufruisce quotidianamente.

Per i residenti di alcune zone sarà impossibile anche spostarsi tra comuni dell’entroterra, perché per pochi chilometri il tragitto prevede il passaggio su Genova. Chi si dovrà spostare, ad esempio, da Campomorone a Mignanego o Serra Riccò o Sant’Olcese e viceversa ed è in possesso di un veicolo che non necessariamente deve essere sostituito, non potrà più circolare sul territorio della Superba, se non dalle 19 alle 7 o il sabato e la domenica.

I cittadini di comuni in cui sono totalmente assenti alcuni servizi o generi commerciali non potranno più sconfinare per brevi distanze per andare semplicemente a fare la spesa all’ipermercato; un artigiano non potrà più andare a rifornirsi di materiale per lavorare; uno studente quattordicenne non potrà più raggiungere la stazione con il ciclomotore a due tempi o con l’Ape, veicolo molto utilizzato dai giovanissimi dell’entroterra. E la famiglia sarà costretta ad altri sacrifici, per spese purtroppo non alla portata di tutti.

Il nodo è complesso e ben difficile da sciogliere, perché migliaia di famiglie che non avevano messo a bilancio una spesa molto onerosa come quella per sostituire l’auto si troveranno con l’acqua alla gola, anche perché i tanto sbandierati incentivi per l’acquisto di mezzi meno inquinanti sono riservati, ad oggi, ai soli residenti nel comune di Genova. Forse quelli a cui l’auto, tutto sommato, serve meno per gli spostamenti quotidiani. Per molti si prospetta una spesa imprevista di almeno quindicimila Euro nella migliore delle ipotesi, sempre che nel nucleo familiare i veicoli da sostituire non siano più di uno.

Chi vive in zone nemmeno troppo remote, ma che ogni giorno deve necessariamente utilizzare un veicolo proprio per raggiungere una stazione ferroviaria (Genova Pontedecimo o Bolzaneto ad esempio) dovrà per forza dotarsi di un veicolo di cui non avrebbe avuto alcun bisogno. Impossibile contare sul trasporto extraurbano su gomma; i transiti sono ridotti all’osso e spesso previsti in orari inutili per studenti o lavoratori. Anche chi vorrebbe usare i mezzi pubblici, nell’entroterra, non può fare a meno di percorrere quei pochi chilometri che lo separano da un trasporto pubblico più efficiente con un veicolo proprio. Che molto spesso, proprio per la poca percorrenza, è datato ma ancora in ottimo stato di efficienza.

Attenzione: nemmeno le strade di collegamento con i caselli autostradali saranno risparmiate, quindi un turista che uscirà ad uno svincolo genovese per raggiungere Piazza della Vittoria o l’Acquario con un’auto Euro 3 sarà multato e non avrà nemmeno la possibilità di raggiungere uno dei pochissimi parcheggi di interscambio con la rete Amt. La speranza è quella che l’ordinanza pronta ad entrare in vigore il primo marzo possa essere rivista e ritoccata, lasciando un po’ di respiro alle periferie ed alle zone di confine alla luce degli enormi problemi che stanno sorgendo.

La richiesta dei cittadini “di confine” è semplicemente quella di poter raggiungere i parcheggi di interscambio o le stazioni della rete di trasporto urbana senza subire l’imminente blocco della circolazione; stesso discorso per i residenti nei comuni della fascia montana confinanti con Genova che devono solo transitare nel territorio del capoluogo o che devono usufruire di servizi assenti nelle piccole realtà dell’entroterra.

Ultima domanda per la giunta Bucci, di cui chi scrive ha grande stima: ammesso che un cittadino si decida a fare una spesa molto gravosa come quella per la sostituzione dell’auto, gli attuali tempi di attesa medi per la consegna del veicolo nuovo vanno dai 3 ai 6 mesi, se non oltre. In quel lasso di tempo, con un contratto di acquisto firmato in mano, sarà possibile spostarsi con un mezzo “inquinante” per raggiungere il posto di lavoro, una fermata del treno, i servizi essenziali o i parenti anziani?

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