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Al Gaslini Meucci di Genova si è concluso un momento di autogestione, nato dopo il confronto con gli studenti che volevano occupare la scuola
2 minuti e 15 secondi di lettura
di Eva Perasso



Al Gaslini Meucci di Genova si è appena concluso un periodo di autogestione, nei giorni in cui anche altri istituti superiori in città hanno preso lo stesso indirizzo, mentre in altri va avanti l'occupazione. La scelta, presa dopo la violenza e i danni all'interno del liceo Da Vinci oggi riaperto, nel caso del Gaslini Meucci è arrivata dopo un dialogo tra la direzione e gli studenti e le loro famiglie. Iniziata con una lettera e poi le riunioni nelle classi.

 Blitz vandalici nelle scuole, niente lezioni per gli studenti del Firpo. Si torna in classe al da Vinci

Autogestione: attività in classe, professori nei corridoi

"L'autogestione è diversa dall'occupazione perché è circoscritta al mattino e conclusa la mattina la scuola si chiude a tutela dell'edificio e dei ragazzi. Le attività che sono autogestite dagli studenti sono gestite appunto in autonomia mentre i professori restano nei corridoi. Per noi è stato un punto importante educativo, frutto di un dialogo con tutte le componenti scolastiche, studenti, ma anche genitori. Abbiamo attivato subito delle assemblee, è stata occasione per fare un percorso di crescita. E il dirigente fa questo: sentire e includere tutte le posizioni". Proprio il confronto resta la chiave per dialogare proficuamente con i ragazzi, spiegando anche i rischi in cui si incorre portando avanti determinate azioni. Il programma dell'autogestione viene poi inserito nella programmazione di educazione civica. Resta comunque - spiega il dirigente - un aggravio di lavoro per docenti, personale scolastico, per le pulizie.

Rompere con la legalità porta a situazioni pericolose

La lettera inviata da Baroni a famiglie e studenti è stata occasione per attivare un dialogo diretto con loro. L'occupazione in ogni caso e i rischi a questa collegati, come l'incursione esterna e i danni capitati al Da Vinci e al Firpo non sarebbero stati affrontabili: "Se si distrugge un laboratorio come da noi a un professionale io non ho i soldi per ricostruirlo", precisa il dirigente. "Quando si tocca la scuola è sempre un dispiacere. Non bisogna avere atteggiamenti retorici o paternalistici, la scuola è sensore di quel che accade nella società. Quando gli studenti fanno una scelta che rompe con la legalità si va incontro a situazioni pericolose. Questo non giustifica chi è venuto a rompere, ma credo che sia proprio qui il momento di crescita, nell'assumerci tutti la responsabilità di quel che facciamo. Ci si confronta con un livello più forte che mette in gioco anche situazioni di questo genere", continua Baroni. Tenendo sempre fermo che "La scuola resta un luogo importante che va sempre preservato".

 

Un uomo davanti al portone di una scuolaL'ingresso dell'IPSIS Gaslini Meucci di Genova

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