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I commenti dei nostri telespettatori all'editoriale di Maurizio Rossi, giunti via social
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GENOVA - È aperto più che mai il dibattito creato dall’editoriale di Maurizio Rossi "Aiuti agli ucraini, ma anche agli italiani". L'Italia e la Liguria si sono trovate dall'oggi al domani a fare i conti con un'emergenza molto più grande di noi, una guerra in seno all'Europa, con milioni di persone in fuga, città dilaniate dalle bombe, tanto bisogno di cibo, medicine, coperte. Il tutto mentre la nostra penisola stava facendo i conti con il peso di due anni di pandemia, tra rincari delle bollette, attività che non hanno retto i lockdown, disoccupazione, divario digitale, i poveri di sempre sempre più poveri e i nuovi poveri in fila per un pasto caldo. Ed è forse più facile voltarsi di fronte ad una mano tesa all'uscita del supermercato, davanti a chi arriva alla cassa e poi deve togliere i prodotti più cari dal carrello perché non ha abbastanza nel portafogli o dopo aver ascoltato chi è sceso in piazza perché ha perso il lavoro, rispetto alle immagini che dalla tv ai social network a Whatsapp ci invadono la memoria dei telefoni e la nostra, rimanendoci impresse e implorandoci di fare qualcosa. 

Aiuti agli ucraini ma anche agli italiani - L'EDITORIALE 

Così è scattata la grande macchina di solidarietà, tra la corsa agli aiuti, le case messe a disposizione per accogliere i profughi, le donazioni generose per far fronte alle nuove necessità del popolo ucraino, com'è giusto che sia. Ma dall'editore di Primocanale arriva l'invito a non dimenticare gli italiani e tutte le loro difficoltà che non trovano spazio sui media, impegnati a raccontare il terribile conflitto in Ucraina. E subito i liguri hanno preso parte al dibattito in centinaia via social. Come Patrizia Viviano, che attacca:

"E che dire di famiglie intere che vivono in macchina perché hanno perso tutto? Per loro le case sfitte "stranamente" non sono state aperte. Piuttosto "vuote" o affitti pari ad una rata di un mutuo. Quante famiglie, da tempo, fanno la coda davanti alla Caritas? Ah! Il Buonismo! Con gli stranieri sì, ma verso gli italiani?"

"Giorni fa in un tg hanno detto che degli Ucraini verranno alloggiati in hotel di Rimini e Riccione e saranno assunti per la stagione. Senza nulla togliere al problema guerra, non da poco capiamoci...", le fa eco Gabriella Bartolini. "Arte ha trovato ben 36 appartamenti da dare a queste famiglie. Mi chiedo a chi vive da anni in macchina senza casa, causa mancanza di lavoro o separazioni: per loro case no? E i nostri lavoratori stagionali della riviera che faranno? La frase di rito è 'temporaneamente'. Aiutarli è giusto, ci mancherebbe altro... Però". È accordo anche Luisa Bisso: "Bravo Maurizio Rossi: finalmente qualcuno che ha il coraggio di esprimere e pubblicare una tragica realtà sociale italiana. Milioni di italiani dopo la pandemia si sono ritrovati POVERI, veramente poveri. Ma non mi sembra che altri fratelli italiani, con la pancia piena, sgomitino per dimostrare incondizionata solidarietà come succede in questi giorni per l'Ucraina (per la quale comunque è doveroso inviare aiuti). Del lavoro hanno bisogno tanti italiani e così di una casa (anche popolare) ma queste fondamentali e basilari necessità per gli italiani sono molto spesso disattese. E se non c' è lavoro ed una casa per gli italiani......come possono esserci per altri?". "Penso a tante famiglie che vivono in povertà, penso a tanti clochard vivono per strada, se ieri non hanno avuto nulla domani sarà ancora peggio", aggiunge Maria Grazia Boi.

Piciocchi, raccolgo la sfida di Rossi: manteniamo stessa solidarietà per i nostri poveri - LA RISPOSTA

Sempre via Facebook arriva il racconto di Rosa Vale: "Dopo aver tentato di fare la spesa in uno scenario da guerra dei poveri, ho trovato riverso nella mia via un poveretto – italianissimo – troppo debole per muoversi, troppo provato dall'umidità che subisce nella casa diroccata dove purtroppo è costretto a vivere. Gli ho fatto un the caldo, gli ho dato qualcosa da mangiare, gli ho chiesto se voleva che chiamassi un'ambulanza e mi ha detto che in ospedale – giustamente – non li tengono, così si arrangia come può. Mi ha fatto notare che lui è un senzatetto, ma non per sua volontà: faceva il badante, il lavoro è finito... basta un attimo. Certo, è più di moda aiutare gli ucraini, ma a ben guardare tanto si potrebbe fare per i nostri connazionali incolpevoli e dimenticati". Storie che troppo spesso si fa finta di ignorare, anche se questa non deve trasformarsi in una "guerra tra poveri", come critica qualcuno, ma vuole essere una riflessione da proporre a politici, associazioni, istituzioni, cittadini. 

Ucraina, Chiappori (Sant'Egidio): "Rossi ha ragione, povertà è ovunque" - L'ANALISI 

Le guerre, le pandemie, le crisi economiche affamano sempre i cittadini, qualunque sia la loro bandiera o la loro posizione e infatti c'è chi come Giusy Moro tiene a sottolineare le condizioni precarie di chi fa fatica ad arrivare a fine mese. "Gli italiani sono anche quelli che dai 50 in su, hanno perso il lavoro a causa delle politiche sconsiderate di un governo europeista sinistroide e che non ne hanno trovato altro data l'età. Fate di tutto per reprimere il lavoro in nero, ma non aiutate nessuno perché ciò non avvenga. Le vostre promesse pre elettorali, lasciano il tempo che trovano, come i buchi nell'asfalto, chiusi 15 giorni prima delle elezioni e mai più presi in considerazione, fino alle successive elezioni". Accanto a loro c'è chi come Pina Corbo deve aiutare la famiglia dopo anni di sacrifici. 

"Io sono una piccola pensionata e devo aiutare mio figlio che non lavora: vi sembra giusto?"

E per alcuni quella pensione, invece, non basta, come ricorda Gian Usai. "Anziani con 400 euro di pensione e nessun aiuto...loro son destinati a morire di fame". Specie in un momento come questo con "+30% carburanti, +50% gas ed energia: questo è uno scenario col quale a brevissimo faremo i conti. E a noi chi ci aiuterà, oppure, definitivamente, comprerà?". Come rispondere all'autore di quest'ultimo commento, Andrea Parodi? Come rispondere alle famiglie dei liguri in difficoltà? E come rispondere agli occhi di quei bambini, che siano italiani, afghani, ucraini o siriani così spalancati su un futuro così incerto?

 

 

 

 

 

 

 

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