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L’intervento dell’editore di Primocanale sul tema degli aiuti agli ucraini in fuga dopo l’aggressione russa apre un dibattito molto delicato. Certo. Dobbiamo aiutare tutti le vittime delle guerre, senza distinzioni. Così come dovremmo aiutare tutti gli “invisibili” che sono vittime della povertà. I dati dei nuovi poveri, famiglie con bambini e anziani soprattutto, nel periodo della pandemia sono impressionanti.

Ma se oggi siamo coinvolti e travolti dalla catastrofe umanitaria nell’Europa Centrale è perché l’informazione davvero racconta tutto e soprattutto “fa vedere” tutto. Insomma è l’informazione in diretta e non-stop che fa la differenza e che ci scuote profondamente e ci mette nella condizione di non potere voltare le spalle. Così come, forse, le abbiamo voltate nel passato recente, quando sotto le bombe sono finiti i bambini siriani e iracheni, così come quelli del Kosovo. O come le voltiamo di fronte alle tragedie umanitarie di casa nostra, che possono chiamarsi “povertà assoluta” di tante, troppe famiglie, ma anche “migrazioni”, barche che attraversano il nostro mare Mediterraneo, che vengono respinte, e spesso naufragano.

Oggi abbiamo negli occhi l’immagine di due genitori disperati che portano in braccio il corpicino senza vita di Kiril, diciotto mesi, ucciso dalle bombe di Putin. Ma ci siamo dimenticati quella fotografia sconvolgente del cadavere di Aylan, riverso a faccia in giù sulla spiaggia di Bodrum , la Portofino turca, piccolo profugo siriano annegato nell’ottobre del 2015. Non riesco a cancellare dai miei occhi quella maglietta rossa, lambita dall’acqua e gettata lì dall’indifferenza di una guerra infinita.
Qualcuno sostiene che la pandemia e oggi la guerra vera in Ucraina ci dovrebbero migliorare, far diventare più buoni?

Lo spero davvero, anche se non basta commuoversi oggi per dimenticare fra qualche settimana, che di vittime è pieno il nostro mondo, la nostra vita quotidiana e purtroppo tante, tantissime le abbiamo sotto casa.
Meno ipocrisia, dunque, e rimbocchiamoci le maniche anche per questo.