
La violenta rivolta scoppiata nel carcere di Marassi a Genova è avvenuta proprio nel giorno in cui il Senato ha approvato definitivamente il decreto Sicurezza, che introduce 14 nuovi reati e 9 aggravanti tra cui il reato di “rivolta” nei penitenziari, punibile con pene da 1 a 5 anni. Circa 200 detenuti si sono ribellati, aggredendo gli agenti di polizia penitenziaria e causando danni ingenti alla struttura, in particolare alla seconda sezione che ospita anche aule scolastiche.
Alcuni detenuti sono saliti sui tetti e sulla barriera esterna del carcere, denunciando sevizie subite da un recluso nei giorni precedenti, episodio che potrebbe aver scatenato la rivolta. La zona attorno al carcere è stata isolata e presidiata dalle forze dell’ordine per evitare ulteriori disordini.
L’episodio mette in luce, se mai ve ne fosse bisogno, le gravi criticità del sistema penitenziario italiano, tra cui il sovraffollamento — con una soglia di occupazione del 130% rispetto alla capienza regolamentare — e le condizioni degradate che alimentano tensioni e disordini. I sindacati della polizia penitenziaria denunciano la necessità di interventi strutturali e di umanizzazione delle condizioni di lavoro e detenzione, sottolineando che misure repressive come l’introduzione del reato di rivolta possono aiutare ma non sono sufficienti a risolvere il problema.
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è convinto che invece il decreto possa contribuire a migliorare la situazione e che gli aumenti di pena previsti dal decreto non avranno un impatto significativo sul sistema carcerario. L'obiettivo continua il ministro è non gravare il sistema penale, ma introdurre strumenti coerenti con l’ordinamento per gestire situazioni di emergenza come quella di Genova.
L'inchiesta di Primocanale sulle carceri liguri
Qualche tempo Primocanale ha portato avanti una accurata inchiesta sulla situazioni delle carceri in Liguria. Sicuramente Marassi da anni è alle prese con il serio problema del sovraffollamento, con numeri da capogiro: a ottobre 2024 Marassi ospitava 679 detenuti rispetto a una capienza massima di 550, scalando la classifica italiana con una media del 130%, sopra a quella nazionale. Le celle straripano di detenuti con più di 310 persone in attesa di giudizio definitivo e il numero di stranieri che è sopra al 50% del totale delle persone detenute. Secondo i sindacati molte sono tossicodipendenti o affette da patologie psichiatriche, rendendo il clima ancora più esplosivo.
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La rivolta di Marassi rappresenta un forte campanello d’allarme sulla necessità di una riforma urgente del sistema carcerario italiano e ovviamente, nello specifico, il tema sempre attuale del carcere posizionato in un quartiere a pochi passi dalle case.
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