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Da sindacati e lavoratori la richiesta è sempre la stessa: Acciaierie d'Italia torni nelle mani dello Stato
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Si sono dati appuntamento alle 7 davanti ai cancelli dell'ex Ilva di Taranto lavoratori e dirigenti, con le segreterie territoriali Fim, Fiom, Uilm e Usb, per scioperare contro la gestione di Acciaierie d'Italia e l'incertezza totale di quale sarà il futuro dello stabilimento. 

I manifestanti si sono radunati davanti alla portineria imprese del siderurgico, da dove è partito il corteo per toccare prima la portineria dei tubifici, poi la portineria C, dove si sono uniti i lavoratori dell'indotto, tra i quali i trasportatori di Casartigiani con i loro tir per andare successivamente sulla statale Appia verso la direzione di stabilimento.

La protesta nasce dalla sempre più incertezza sul futuro dell'acciaio in Italia, con la concreta ipotesi di chiusura dello stabilimento per volontà dell'amministratore delegato che, accusano da Taranto, è espressione di fatto di ArcelorMittal. L’obiettivo è quello di spingere il governo, nell’iter di conversione del decreto, a "trovare le opportune garanzie a tutela dei lavoratori e dei crediti delle imprese".

I sindacati spiegano di aver appreso che "l'unico altoforno attualmente in marcia già ridotta (il numero 4, ndr) si sta avviando a un ulteriore abbassamento della carica e si stanno adoperando anche alla fermata delle batterie 7- 8 determinando di fatto la chiusura definitiva della fabbrica". La gestione della multinazionale ha prodotto in questi anni cassa integrazione e impoverimento del tessuto produttivo della provincia ionica che ha indebolito sempre di più le aziende dell'appalto con conseguenti procedure di licenziamento collettivo per i lavoratori.

"Adesso bisogna garantire la sopravvivenza dello stabilimento e non consentire all’attuale amministratore delegato di ArcelorMIttal di accrescere una situazione già di per sé grave che consentirebbe alla multinazionale di compiere un delitto perfetto, eliminando in maniera definitiva un competitor importante come Taranto e facendo scoppiare sul territorio un vero e proprio disastro ambientale e sociale che diventerebbe irreversibile" proseguono i sindacati.

Da sindacati e lavoratori la richiesta è sempre la stessa: Acciaierie d'Italia torni nelle mani dello Stato. Una volontà che arriva anche dallo stabilimento di Genova Cornigliano, che attende di capire cosa succede a Taranto, perché come abbiamo sempre detto, il futuro di Genova è legato a doppio filo con quello di Taranto.

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