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Una delegazione di lavoratori dello stabilimento di Genova Cornigliano farà un presidio in viale Certosa a Milano dove si svolge il vertice
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GENOVA - Un lungo consiglio di amministrazione da parte dei vertici di Acciaierie d'Italia a Milano, ma la decisione se rilanciare la produzione siderurgica slitta di qualche giorno, almeno a martedì. Fonti del gruppo vicine ad Acciaierie d'Italia si limitano a dire  "Fatti passi avanti". L'assemblea resta aperta. All'ordine del giorno ci sono misure urgenti di sostegno finanziario all'azienda siderurgica.

Una delegazione di lavoratori dello stabilimento di Genova Cornigliano in mattinata ha fatto un presidio in viale Certosa proprio davanti alla sede di Acciaierie d'Italia. Poi l'assemblea si è svolta in un luogo diverso.

L'obiettivo dei lavoratori è "indurre Acciaierie d'Italia a compiere scelte che rilancino l'azienda con investimenti industriali e ambientali". L'ex Ilva (Oggi Acciaierie d'Italia ndr) è sotto controllo per il 62% da parte del gruppo Mittal e il restante di Invitalia controllata direttamente dallo Stato italiano. Al tavolo l'amministratore delegato di Acciaierie d'Italia Lucia Morselli con i vertici di Mittal e i rappresentanti di Invitalia.

Christian Venzano, segretario generale Fim Cisl Liguria spiega: "Un presidio a Milano perché vogliamo far sentire la nostra voce. Vogliamo che da che esca un piano di rilancio con investimenti da parte del socio privato per rilanciare la siderurgia, fino a questo momento il socio privato non ha mai messo nulla, questo sta causando il quasi fermo impianti".

Armando Palombo, rsu Fiom Cgil di Acciaierie d'Italia spiega: "È un momento importante, siamo qui a Milano per dare un segnale forte: servono subito gli investimenti per rilanciare la produzione. Lo Stato che non decide e Mittal che porta al quasi fermo degli impianti non va bene".

Genova chiede investimenti per rilanciare una produzione che al momento viaggia a ritmi ridotti, appena al 20% delle sue possibilità. Al centro del cda c'è la questione di chi prenderà in mano la gestione del gruppo siderurgico. Sembra ormai sfumata la possibilità che lo Stato possa prendere la gestione mentre al contrario i sindacati parlano di "trattativa segreta" per dare la gestione nuovamente a Mittal (Clicca qui).

Luca Pasquetti della rsu Fim Ilva in amministrazione straordinaria spiega: "Ci aspettiamo risposte importanti da questo cda, il nostro futuro dipende da quello dello stabilimento di Genova Cornigliano". I 238 lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria aspettano da anni di essere reintegrati.    

LA SITUAZIONE - L'ex Ilva non vive sogni sereni, per portare avanti il processo di de-carbonizzazione sono necessari 5,5 miliardi di euro e intanto per il 2023 erano stati annunciate 4 milioni di tonnellate ma ci si fermerà a 3 milioni. Nel 2024 il piano prevede di arrivare a 5 milioni di tonnellate, ma a queste condizioni i sindacati vedono il dato lontano da raggiungere. I sindacati hanno denunciato la mancanza di pezzi di ricambio, fatto che genera il fermo dell'impianto, inoltre è sotto la produzione prevista la banda stagnata, fondamentale per lo stabilimento di Cornigliano perché è l'unico in Italia capace di produrla. 

A Genova si è anche aperta la possibilità di rivedere l'accordo di programma che regola tra le altre cose la gestione delle aree ex Ilva a patto di conservare il reddito dei lavoratori. L'accordo di programma e le aree ex Ilva sono al centro del dibattito in queste settimana. Su quelle aree c'è l'interesse di tanti si parla di quasi 1.000.000 metri quadri vicine all'aeroporto e vicine all'autostrada, sul mare e fornite di banchina. Un accordo che prevedeva occupazione per 2500 lavoratori dello stabilimento di Genova Cornigliano, oggi in realtà sono circa 1000 più 200 in amministrazione straordinaria.