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Ci dicono che Genova è una delle città più vecchie d’Europa, una sentenza che da un lato è negativa perché disegna una società bloccata: i giovani scappano e se lo fanno è perché non hanno sbocchi di lavoro, ma anche perché è una città non a loro misura. Dall’altra, il dato è positivo perché fotografa una città dove evidentemente si vive di più e dove probabilmente gli anziani rimangono a continuare la loro vecchiaia perché ci vivono bene.
Dunque la domanda posta questa settimana dal sondaggio Tecné di Primocanale era proprio questa: dal punto di vista della qualità della vita , dei servizi e delle opportunità, Genova è una città adatta ai giovani? E di converso la stessa questione viene posta chiedendo se è invece una città adatta agli anziani.

Alla prima domanda il 57 per cento degli intervistati hanno risposto che è adatta ai giovani, contro un 33 per cento che invece risponde negativamente. Se, però la domanda è rivolta a una fascia tra i 18 e i 34 anni, cioè se lo chiediamo ai giovani, è il 40 per cento a rispondere affermativamente.

L’88 per cento degli intervistati è sicuro che è una città a misura di anziano e gli ultrasessantacinquenni lo confermano all’84 per cento.
Dunque la città dei vecchi è anche una “città per vecchi”, stando al sondaggio. Se da un punto di vista climatico o meglio, ambientale, può essere vero perché a Genova l’anziano vive bene soprattutto perché c’è lo sbocco del mare, che non è soltanto un aiuto climatico, ma soprattutto uno stato mentale, altri fattori potrebbero apparire negativi: una città tutta salite e ripide discese, pochi parchi, non molte le occasioni di svago o passatempo anche se i numeri dell’Università della Terza età (Unitre) sono sempre superlativi.

Per questo, provocatoriamente, ma fino a un certo punto, la scorsa settimana, di fronte alle difficoltà politiche generalizzate, sostenevo che la politica genovese dovrebbe essere affidata ad anziani attivi, proprio perché la maggioranza degli elettori è anziana! Lo suggerivo ai dirigenti del Pd alle prese con problemi di rigenerazione, ma anche al sindaco Bucci (un nonno assessore al Controllo della città) , che, devo dire, ha subito risposto alla mia domanda: signor sindaco si trovi un assessore-Nonno. Bene. Bucci risponde: “Noi abbiamo già un Nonno che fa esattamente quello che dice lei….potreste intervistarlo…” Ha ragione, dunque giro la risposta del primo cittadino alla redazione di Primocanale.

Ma devo ribadire che la città è abbastanza complicata per gli anziani. Le strade strette sono ingombre di auto che viaggiano perché ci sono pochissime pedonalizzazioni (ha ragione il mio amico Franco Manzitti a insistere), ai marciapiedi aggrediti da auto in sosta. Provate per esempio a percorrere una “strada degli Anziani” come la Circonvallazione! Le macchine posteggiate disordinatamente occupano mezzo marciapiede. Il mestiere assai frequente del nonno-baby sitter con carrozzina o passeggino diventa sempre più complicato. Girare per l’Acquasola con tutta la ghiaia per terra è impossibile. Pedonalizzazioni estese al massimo, dunque, e più parchi e giardinetti. Più panchine e più vespasiani….sperando che l’educazione (scarsa) non li insozzi.

Il mio amico Alessandro Cavo leader dei commercianti non mi può dire che dove passano le automobili il commercio va meglio! Cosa vorrebbe sostenere? Che gli automobilisti mentre guidano danno un’occhiata alle vetrine? La questione semmai è un’altra, caro Ale: che ci devono essere parcheggi economici per chi va in centro a fare acquisti o più mezzi pubblici. Cioè che le eventuali zone pedonali devono essere facilmente raggiungibili in auto.
Non entro nel discorso se Genova sia una città per giovani e se offra occasioni a questi nostri figli e nipoti. Solo osservare che le fughe verso Milano e l’estero ci sono per un semplice motivo: che fuori Genova i giovani sono pagati meglio. Molto meglio. Qualsiasi lavoro facciano. Questa mi pare una buonissima ragione per scappare, anche se oggi, la qualità della vita già abbastanza compromessa, diventa un fattore essenziale.