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A scriverlo il genovese Goffredo Mameli, a musicarlo un altro genovese: Michele Novaro. Entrambi ebbero una sorte sfortunata
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GENOVA - "Michele Novaro incontra Mameli, e insieme scrivono un pezzo tuttora in voga" lo cantava Rino Gaetano nel suo "Sfiorivano le viole". Due genovesi a scrivere e musicare l'attuale Inno d'Italia.

Riavvolgendo il nastro della storia si torna indietro di 175 anni. Tanti ne sono passati dal 10 dicembre del 1847 da quando per la prima volta l'inno d'Italia risuonò per le vie di Genova. Quel giorno trentamila patrioti provenienti da ogni parte d’Italia sfilarono dall’Acquasola a Oregina cantando per la prima volta in pubblico il Canto degli Italiani di Mameli e Novaro, che diverrà poi l’Inno Nazionale.

Il debutto ufficiale dell'Inno di Mameli si ebbe dunque proprio lungo le vie della Superba: sul piazzale del Santuario di Nostra Signora di Loreto nel quartiere di Oregina. E proprio oggi a Genova si è svolta la rievocazione storica per ricordare quei giorni.

A scrivere il testo dell'inno Goffredo Mameli nato a Genova nel sestiere del Molo al civico 30 di via San Bernardo, da una nobile famiglia di origine sarda. A musicare quel testo un altro genovese: Michele Novaro. Di carattere schivo, Novaro viaggiò a lungo per il Paese. Nel 1865 tornò a Genova e fondò la Scuola Corale Popolare accessibile gratuitamente a tutti. Non sfruttò mai la sua fama e morì tra difficoltà finanziarie e problemi di salute. E' sepolto nel cimitero monumentale di Staglieno a Genova accanto alla tomba di Giuseppe Mazzini. Mameli invece riposa a Roma. Morì a nemmeno 22 anni compiuti ferito in una battaglia contro i borbonici a Villa Corsini a Roma. 

Il 'Il Canto degli Italiani', questo il nome originale, si compone di sei strofe e un ritornello, che si alterna alle stesse. E' musicato in tempo 4/4 nella tonalità di si bemolle maggiore. La storia dell'Inno ci racconta che il suo debutto doveva essere a Torino il 4 dicembre 1847. Poi un imprevisto e al suo posto nella città che sarà Regia da lì a pochi anni venne suonato l'inno di Giuseppe Bertoldi intitolato 'La coccarda'. Tutto rinviato di 10 giorni e qualche chilometro più a sud: a Genova appunto.

Quello che diventerà l'Inno d'Italia fu presentato alla cittadinanza in occasione di una commemorazione della rivolta del quartiere genovese di Portoria contro gli occupanti asburgici durante la guerra di successione austriaca; nell'occasione, venne suonato dalla Filarmonica Sestrese – all'epoca banda municipale di Sestri Ponente.  

 

IL TESTO COMPLETO:

Fratelli d'Italia,
L'Italia s'è desta,
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Fratelli d'Italia,
L'Italia s'è desta,
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte,
Siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
L'Italia chiamò.
Stringiamci a coorte,
Siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
L'Italia chiamò!

 

 

 

 

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