Immaginate un genovese che, nel 1992, convince Diego Maradona a indossare la maglia della Sampdoria per una partita di calcetto dilettantistica e, alla fine, si porta a casa le sue scarpette. È uno degli aneddoti che Roberto Compaire, 68 anni, ex vigile di Genova trapiantato a Buenos Aires da quasi quattro decenni ha raccontato durante la rubrica 'Finestra sul mondo' dedicata ai liguri che vivono all'estero in onda dal martedì al venerdì su Primocanale alle 13.
"Le scarpette ce l'ho ancora in casa custodite come un tesoro, a Diego chiesi anche perchè era un fenomeno e lui mi rispose che pensava due decimi di secondo prima di tutti gli altri".
Un biglietto di sola andata con due figli piccoli
Arrivato in Argentina nel 1986, a 30 anni, con moglie e due figli piccoli, Compaire lasciò un lavoro stabile come vigile a Genova per inseguire un futuro incerto. "Ero un ragazzo, ma già padre di famiglia. Abbiamo deciso di emigrare - spiega - l'Argentina, con le sue crisi politiche ed economiche cicliche, mi ha costretto a reinventarmi più volte: ha aperto una fabbrica producendo mobili, sedie e tavoli; ha collaborato con un procuratore di calciatori, sfruttando il vivaio argentino; oggi, a 68 anni, commercio orologi antichi, passione ereditata dal padre orologiaio in via Fieschi a Genova. "Non li riparo, ma li amo e li vendo. È il lavoro che mi piace di più".
Calore umano e crisi economiche
Buenos Aires, per Compaire, è un capitolo a parte. "Le relazioni umane sono spettacolari: conosci uno e dopo un'ora ti invita a mangiare un asado a casa sua. Da noi, nemmeno un familiare lo fa sempre - dice- lo sport lega tutto e la città regala parchi con laghetti a due passi dal caos urbano. Ma dopo 38 anni di governi "di tutti i colori", l'economia pesa: "Il costo della vita è altissimo. Una pizza o vestiti costano più che in Italia"
"La sanità pubblica è un disastro turni inesistenti negli ospedali, pago 600 euro al mese per una mutua privata all'ospedale Italiano, l'unica salvezza se puoi permettertelo. Eppure, gli italiani emigrati stanno bene: molti nel dopoguerra si dedicarono all'edilizia, gli spagnoli a ristoranti e hotel. I figli degli italiani prosperano più dei nativi" nota.
Roberto Compaire a sinistra, a sinistra in alto Maradona con la maglietta della Samp e le scarpette che gli ha regalatoRadici genovesi nel cuore dell'Argentina
L'Italia permea l'Argentina: il 60% dei cognomi nel calcio o in politica è italiano, e il 'lunfardo' – dialetto nato nei quartieri popolari di Buenos Aires e Montevideo tra fine XIX e XX secolo, è infarcito di genovesismi come "fainá", "pelandrum" o "ciantapuffi". Quartieri come La Boca o Bernal, con la sua replica della Madonna della Guardia e processioni a settembre con lo stemma di Genova, fanno sentire "come a casa" Compaire, tifosissimo della Sampdoria.
Il calcio argentino? "Lasciamo perdere oggi - sospira - ma Maradona resta leggenda. Affabile, italofilo grazie ai anni napoletani, ci ho giocato più volte con lui: era semplice, nonostante fosse come Messi per fama. Una foto lo immortala con la maglia doriana, fatta confezionare da Compaire stesso post-scudetto '91.
Nostalgia del mare
Cosa gli manca di Genova? "La Sampdoria e il mare: qua per la spiaggia devo fare 500 km a Mar del Plata, che ricorda un po' la Superba". Torna spesso, "ormai sono un turista che si commuove. La focaccia? Non mi manca perchè qui la sforna Pietro Sorba, fondatore del Sampdoria Club Buenos Aires, giornalista gastronomo che insegna pure la focaccia di Recco e Co0mparire assicura "vengono quasi uguali".
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