In Danimarca racconta di uno stile educativo rilassato: "I bambini sono lasciati liberi di giocare e di prendersi qualche rischio""Per crescere un bambino, non potrei immaginare un posto migliore". Così Valeria Oliveri, speaker genovese di Radio 105, racconta a Primocanale nella rubrica 'Finestra sul mondo' dedicata ai liguri che vivono all'estero, perché ha lasciato tutto per trasferirsi in Danimarca dove è nato il suo primo figlio. Per lei un luogo perfetto per accogliere e crescere un bambino, grazie a una cultura profondamente attenta alla famiglia, alla cura e al rispetto dei più piccoli, agli ampi spazi per il gioco e al sostegno che il sistema offre alle neo-mamme.
"Un anno di scoperte e nuove abitudini"
"Era un’idea che mi frullava da tempo, ma non avevo mai avuto il coraggio di provarci - spiega Valeria - poi arrivata una notizia doppia: la gravidanza e una proposta di lavoro a Billund per il mio compagno, gli ho detto: o lo facciamo ora, o non lo facciamo più. Dopo la nascita di un figlio, tutto cambia per sempre".
"Il primo anno è stato un turbinio di emozioni e adattamenti - dice Valeria - dalla nascita di mio figlio alle nuove regole familiari danesi, tutto è una scoperta. La cultura qui è profondamente rispettosa dei bambini e delle famiglie, e questo ci ha fatto sentire subito accolti, gli spazi per giocare sono ampi e sicuri, e l’assistenza sanitaria garantisce un supporto continuo, anche a domicilio. Qui c’è grande assistenza per i bambini, l’integrazione è molto curata e le insegnanti sono attente ai bisogni di mio figlio, anche solo nel pronunciare bene il suo nome".
Assistenza al parto e cura pediatrica: le differenze con l’Italia
"Non ho precedenti da mamma in Italia, ma le mie amiche mi hanno raccontato che qui l’assistenza è molto diversa - dice Valeria - in Danimarca, le infermiere ostetriche vengono a casa soprattutto nel primo periodo dopo la nascita, facendo controlli gratuiti e offrendo aiuto quando serve. Le vaccinazioni si fanno dal medico di base, poiché non esistono pediatri come in Italia, ma i medici di famiglia seguono tutto e, se serve, ti mandano all’ospedale".
Valeria nota anche uno stile educativo rilassato: "I bambini sono lasciati liberi di giocare e di prendersi qualche rischio, come arrampicarsi su giochi alti che in Italia sarebbero vietati. Così imparano a responsabilizzarsi e a fare attenzione a sé".
Costi, integrazione e vita quotidiana
"La Danimarca non è un paese economico l’IVA al 25% si sente, soprattutto nei ristoranti o chiamando un artigiano - spiega Valeria - ma se si considera il reddito medio più alto, il bilancio si mantiene equilibrato. Riguardo all’integrazione la gente parla molto bene l’inglese, quindi è facile fare chiacchiere informali, ma entrare nella comunità danese richiede tempo e la conoscenza della lingua". Per questo Valeria sta studiando il danese per integrarsi completamente".
Passioni che non si fermano nemmeno all’estero
Sempre attiva su social e nella sua passione per il calcio femminile, Valeria porta anche in Danimarca il progetto "Bomber Girl", che racconta storie di bambine calciatrici. "Mi piacerebbe fare dei contenuti sul calcio femminile danese, che è in crescita come in Italia".
La nostalgia di casa
"La focaccia, il mare e la famiglia mi mancano tantissimo - ma con un sorriso ammette - il pesto? Lo fa il mio compagno, con il basilico danese, piccolo ma buono". Parola di praese doc.
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