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Il neo presidente degli industriali parla anche di Genova, di economia e del caso Hitachi
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In una intervista a tutto campo su Genova, sulle infrastrutture, sull’economia, Umberto Risso neo presidente di Confindustria esprime le sue preoccupazioni sulla situazione delle autostrade liguri e non vede soluzioni vicine per gestire l’emergenza legata alle chiusure di agosto. Risso glissa su alcune delle vicende più spinose, dal contratto choc Stato-Autostrade alla questione sulla costituzione di parte civile del Comune di Genova, poi si apre su altre questioni spinose: da Ilva a Hitachi, fino a dichiararsi moderatamente ottimista per il rapporto con le istituzioni di Genova e della Liguria.

Quale è il suo giudizio sulla situazione delle autostrade liguri che stanno mettendo in ginocchio Genova e la Liguria?

Potrei dire che va tutto bene, così saremmo gli unici a dirlo. E’ chiaro che è il problema più urgente che c’è. Confindustria, assieme alle altre associazioni, ha costituito il comitato salva Genova, tutte le volte che sono venuti ministri abbiamo fatto pressioni, poi c’è il problema imminente della chiusura di un pezzo di autostrade. In questa situazione ci vorrebbe la bacchetta magica, ma non c’è: è logico dire adesso c’è il turismo ed è il momento peggiore per chiudere. Però quello che non si fa oggi si dovrebbe fare a settembre e ottobre, quando c’è il maggior afflusso di merci per il porto. Una soluzione ideale non c’è, però almeno abbiamo ottenuto di non chiudere le due corsie in un senso di marcia.

Ci sono però soluzioni proposte anche dal mondo portuale, legata al flusso dei traffici. L’ipotesi di regolare l’arrivo dei tir a Genova per esempio. Come vede queste ipotesi?

Sull’immediato tutte le tecnicality che si possono fare vanno bene. Come abbiamo detto nel programma, possiamo puntare sulla semplificazione, in attesa delle opere come per esempio la gronda, ed è una cosa che fa salire il sangue alla testa, ma comunque anche gli aspetti per esempio dell’afflusso degli automezzi e dei camion bisogna poterlo fare, anche qui poi c’entrerebbe la digitalizzazione e tutti quegli aspetti lì di una piattaforma che potesse rendere, anche da un punto di vista doganale: intanto che arrivano i camion, riuscire a espletare le pratiche invece di dover aspettare in coda. Ci sono vari modi. Poi i tempi tecnici non li conosco.

Può aver senso creare delle zone di sosta per i tir in arrivo più lontano da Genova, creare modelli come in Austria e Svizzera che prevedano che oltre un certo numero di tir in autostrada non ci possano essere?

Presumo che qualsiasi soluzione abbia anche una controindicazione. Tendenzialmente sì, almeno fino a quando non avremo risolto i problemi di fondo. Però i continuo a ri-sottolineare il problema della gronda. E’ giusto affrontare l’imminenza di adesso, ma non fare niente per il futuro è altrettanto colpevole.

La gronda, se fosse autorizzata 10 anni, oggi avrebbe risolto problemi. Ma non basta dirlo per risolvere l’emergenza di oggi…

Sì, sarebbe bello vedere chi diceva no alla gronda allora. Ci siamo ridotti a un livello tale che ormai quello che più o meno realisticamente comanda: il Ministero, ma anche i nuovi, la nuova governance, il nuovo consiglio, i nuovi tecnici non possono esimersi. Anche se i lavori potrebbero essere più spalmati nel tempo…

Cosa pensa di come sono state gestite le autostrade in questi anni in Liguria, di come sono state gestite le autostrade?

Parlano i risultati, non c’è molto da avere delle opinioni. Sono i fatti che parlano.

Cosa pensa dell’operazione che è stata fatta per la cessione di Aspi a CDP e miliardi dello stato che vanno a chi ha gestito così le autostrade in Liguria?

Questo è un discorso un po’ più complesso, è un discorso di finanza. Non è che c’erano dentro solo i Benetton, società quotate. Io non ho partecipato certo.

Sì ma i Benetton prendono di ‘buonuscita’ 2 miliardi e 700 milioni…

Alla fine siamo in uno stato di diritto. Ci sono norme e procedure. Presumo che siano state seguite. Tant’è vero che è durato parecchio tutta questa trattativa.

Da un punto di vista delle procedure magari sì, ma dal punto di vista dei valori…

Certo uno può dire… ma poi c’è la richiesta dei danni, non danni. Poi c’è l’aspetto penale evidentemente e non può sottrarsi nessuno, non solo dalla parte dei Benetton, ma anche di chi doveva controllare. Il fatto della negoziazione in sé penso che sia dentro le regole che ci sono.

Non ritiene che sia un ‘oltraggio’ alla Liguria e a Genova questo contratto?

Mah si, ma non lo porrei in questo modo. Certo, ma dosa vuol dire una cosa del genere? E’ un oltraggio? Pensi come funziona la giustizia. Allora abbiamo oltraggi in continuazione per certe persone e certe situazioni.

Bisogna fare buon viso a cattivo gioco?

Si deve chiedere giustizia, ma nei termini legali e giusti. Sarebbe un oltraggio se venissero assolti quelli che, presumibilmente… ecco allora si potrebbe pensare ad un oltraggio.. il resto non so.

Cosa pensa della costituzione di parte civile del Comune di Genova? Deve farlo il Comune di Genova

Penso che Genova debba… non saprei da un punto di vista strettamente giuridico, ma sicuramente come è stato fatto il ‘Salva Genova’, e sicuramente vanno fatte ulteriori richieste vista la situazione adesso dell’autostrade nella quale viene a mancare quasi la continuità territoriale, chiedere dei risarcimenti o dei ristori o cose del genere, al Governo eccetera… quello può essere logico…

Perché la Governo e non ad Autostrade che ha provocato i danni?

Credo che questo, ci saranno sicuramente, non conosco la procedura giudiziale che c’è. Se il comune ritiene o non ritiene, bisogna chiederlo al Comune.

Se Bucci le chiedesse un consiglio?

D’acchito uno dice chiediamo tutto il possibile. Poi bisogna calarsi nella realtà e le possibilità. Può essere che ci possano essere serie motivazioni giuridiche per poterlo chiedere. Non conosco abbastanza, non ho studiato la questione. Certamente è compito delle istituzioni chiedere danni.

Ci sono problemi anche sulle ferrovie. Basti pensare alla chiusura nella tratta Genova-Ovada, in concomitanza con le chiusure in autostrada. Più in generale ci sono problemi per pendolari, turisti e chi si vorrebbe spostare in treno. E poi i ritardi infrastrutturali, a partire dai ritardi sul nodo ferroviario di Genova. Cosa ne pensa?


Anche se più attenuato della cosa di Autostrade fa parte della problematica che c’è. Non mi risulta che ci siano grossi problemi sulle merci, ma sicuramente sui passeggeri sì.

Sui ritardi del nodo ferroviario molti operatori portuali lamentano da anni situazioni critiche per il traffico delle merci…

D’altra parte devono essere fatti i lavori, i lavori vanno lenti. C’è sempre il rischio del cane che si morde la coda. E’ tutto un insieme. E’ incredibile che questa città abbia come esigenza primaria ancora infrastrutture primarie. Da altre parti sono superate e si parla delle infrastrutture soft, non quelle hard. Punto essenziale per Genova invece sono ancora queste.

Qual è lo stato di salute di Genova dal punto di vista dell’economia?

Genova è un po’ come tutta l’Italia. E’ alla vigilia del cercare di prendere un’occasione. Forse è più circoscritta e individuata. E abbiamo queste esigenze primarie, cominciamo subito con il discorso del porto, della diga. Un po’ di risorse andranno lì. Il discorso dell’elettrificazione del porto. Un po’ di risorse andranno a finire lì. Ecco poi può essere interessante quello che si potrà ottenere per la digitalizzazione, non solo per la modernizzazione delle grosse imprese o del pubblico, ma anche delle piccole e medie imprese perché è un cambio di sistema di lavoro. Su questo ci sarà molto da sviluppare. Ci spostiamo sempre di più sull’aspetto hi-tech, che sull’aspetto manifatturiero.

A questo proposito, le aree ex Ilva: è giusto puntare sull’acciaio. Oppure l’opportunità è puntare a quelle aree per altre destinazioni?

Parlando come associazione distaccata, verrebbe da dire più aree riusciamo ad avere meglio è, come diceva un nostro studio sulla necessità degli spazi dell’Ilva. Erano stati individuati 100 mila metri quadrati, di cui 20-30 mila sono andati ad Ansaldo. Sarebbe un fatto positivo anche perché ci sarebbero proposte ed esigenze anche legate alla logistica che potrebbe aumentare se il porto anche grazie alla diga si espande. Ma bisogna vedere la nuova governance dell’Ilva che si sta per insediare, i loro progetti, la loro strategia, se potranno fare a meno di queste aree qui. O se ci fossero altri investimenti. Noi dovremmo essere pronti ad utilizzarle. Lo saremmo.

Ma bisogna ancora investire sull’acciaio?

L’acciaio è fondamentale in Italia. Fa essere ottimisti che questo è un momento di boom, non dovrebbero esserci problemi di diminuzione del personale, semmai il contrario.

Hitachi rail Sts cambia sede centrale da Genova a Napoli è un’occasione persa?

Per quello che vedo io, per quanto ho sentito: zero. E’ un cambio di sede. Quello che conta in una multinazionale globale che ha direzione virtuale dove ci sono tutti i continenti, quello che rimane su Genova, e non mi risulta che ci sia mezza persona che debba spostarsi, l’organizzazione principale rimane a Genova. La divisione business, che riguarda il business a livello globale e mondiale, rimane qui. In più hanno progetti per un finanziamento su Genova, con il recovery fund.

Non vede rischi anche di potere politico su Genova?


No. Su questo no. Sapesse quante aziende, lasciando perdere quelle offshore, hanno sede in un posto, e poi operatività altrove. Anche la mia stessa azienda che ha sede a Torino. Semmai è un discorso da porci su Genova, sul fatto che sia appetibile o meno, e nel caso varrebbe la pena analizzare i motivi.

Che giudizio dà della politica di oggi locale e nazionale?

Locale mi rende abbastanza ottimista, moderatamente ottimista. Perché i due massimi esponenti istituzionali sono pragmatici e non sono strettamente di origine politica. E siccome ci vuole pragmatismo perché abbiamo una sfida immediata, ci vuole una capacità di gestione e di semplificazione che ci ritroviamo nel governo, nonostante le resistenze di alcuni, sono relativamente ottimista per le persone. Poi ci sono altri problemi. Non a caso si sta parlando di riforma della giustizia e riforma della burocrazia. Sono i veri problemi che possono farci saltare oppure farci avanzare nei prossimi decenni.