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Dissapori sulla data nel centrodestra, tensione alta nel centrosinistra sui candidati
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Si fa strada in Parlamento l'intesa bipartisan a favore dell'election day, elezioni regionali insieme al referendum, il 20 e il 21 settembre. Alta tensione, invece, all'interno sia della maggioranza che dell'opposizione. L'empasse sulla data del voto s'è sbloccata quando la relatrice Anna Bilotti (M5s) ha reso in Aula parere favorevole all'emendamento che porta la prima firma di Francesco Paolo Sisto (Fi) al dl Elezioni che riduce la finestra per il voto proprio a partire dal 20 settembre in poi. Un accordo che ha fatto registrare però la divisione del centrodestra con il voto favorevole di Forza Italia, l'astensione della Lega e il voto contrario di Fratelli d'Italia.

“Se intendono fare l'election day lo facciano, ovviamente prima dell'apertura dell'anno scolastico”. Ha commentato il governatore ligure Giovanni Toti. “Il 20 settembre è l'ultima data utile pensando che il 23 e 24 già sarà tardi per mandare i ragazzi in aula e dopo quattro mesi e mezzo di chiusura delle scuole ci ritroveremo a perdere un'altra decina di giorni di lezioni per aspettare una data che faccia più comodo a qualcuno dei partiti". Per il governatore ligure si tratta di "una forzatura che sa di arroganza. Quella di riaprire le scuole prima delle elezioni è una responsabilità che non ci prenderemo".

Critico anche il ‘Comitato del No’
al quesito sul taglio dei parlamentari, che avrebbe voluto tenere le due consultazioni in giorni distinti. "Annegare le modifiche della Costituzione in un election day vuol dire non lasciare spazio per una campagna referendaria efficace", protesta il Comitato. Molto delusa anche Fdi: "Fissare l'election day per il 20 settembre prossimo significa togliere economia alla nostra Nazione: tra candidati, famiglie, impiegati comunali si quantificano mezzo milione di persone coinvolte", osserva il capogruppo FdI Francesco Lollobrigida. Invece per Mariastella Gelmini è stato "evitato" al Paese "la corsa alle urne nei primi giorni di settembre", praticamente in piena estate. Se l'election day mette alla prova la tenuta del centrodestra, il centrosinistra è assalito da un autentico spauracchio.

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Nella coalizione di governo si registra un'altissima tensione in vista delle Regionali, in particolare per la Liguria. Un vertice tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico è stato convocato per trovare la quadra sul candidato unico in Liguria. Senza contare le distanze sui temi ‘scottanti’ del programma come infrastrutture e sanità che ancora non hanno trovato una mediazione. Più che per i presenti, l’incontro fa rumore per le assenze. Non ci sarà Italia Viva, un’esclusione che Raffella Paita sintetizza con un tweet al vetriolo: "Un brutto segnale o meglio un segnale chiaro". In ballottaggio ci sarebbero Ferruccio Sansa (più gradito al M5s) e Ariel Dello Strologo. Ma alcuni pentastellati fanno trapelare che si arriverà a un terzo nome. Di certo il clima tra i due partiti non è sereno.

Nel frattempo torna a riunirsi la Conferenza delle Regioni
. Le indicazioni espresse finora da Bonaccini e dai governatori per cercare di andare al voto già a luglio non sono neanche state prese in considerazione dal Governo, tantomeno dalla maggioranza. Ma i presidenti di Liguria, Veneto, Puglia e Campania sperano ancora di portare a casa un risultato in zona Cesarini. "La discussione è ancora in corso alla Camera. Quello che abbiamo chiesto, essendosi ormai virtualmente chiusa la finestra di luglio per i tempi che non ci sono più e credo sia stato un grave errore visto che anche dalle indicazioni che arrivano luglio sarà probabilmente il mese più tranquillo dal punto di vista del covid, è che si eviti lo scempio di un voto con le scuole riaperte per poi sospendere le lezioni e sanificare tutto. Le Regioni hanno chiesto di votare nelle prime due settimane di settembre, voglio sperare che nessuno pensi di andare oltre”, ha concluso il governatore Toti.