economia

In merito all'assemblea che ha determinato l'aumento di capitale
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Malacalza Investimenti ha depositato, presso il tribunale di Genova, un ricorso per annullare le delibere dell'assemblea dei soci che il 20 settembre scorso hanno dato il via libera all'aumento di capitale. A quanto risulta, la società della famiglia Malacalza avrebbe avanzato anche una richiesta danni per 480 milioni di euro nei confronti del Fondo Interbancario di tutela dei depositi (Fitd) anche con lo Schema volontario e alla trentina Cassa Centrale Banca per il riassetto realizzato con l'aumento di capitale da 700 milioni votato all'assemblea di settembre. Si era trattato di un'assemblea molto partecipata che Primocanale aveva trasmesso in diretta fin dalle prime ore del mattino (CLICCA QUI).

Tecnicamente il ricorso è stato presentato giovedi 16 gennaio,
con i termini in scadenza sabato 18 gennaio. Infatti, il tempo limite era di 90 giorni dal deposito del verbale che è avvenuto il 18 ottobre 2019. La richiesta di danni è stata fatta contro il Fitd (che ha come scopo di garantire i depositi in caso di default dei correntisti fino a 100mila euro ed è sostenuto da tutte le banche italiane che versano in base a parametri equilibrati tra di loro) e contro la Ccb (che ha il diritto di opzione con il 47% di sconto sul valore). Di fatto, la causa intentata da Malacalza Investimenti mette in dubbio l’intero sistema bancario italiano, considerato che le decisioni prese dal Fitd tengono in considerazione la posizione di Banca d’Italia.

Malacalza non ha però chiesto la sospensiva,
limitandosi a chiedere il danno in solido ai soggetti che hanno realizzato l'operazione, che vedeva praticamente azzerando il diritto d'opzione per i soci preesistenti. Oggi Carige, a valle della ricapitalizzazione, fa capo per quasi l'80% al Fitd (e Svi), Ccb ha l'8,3%, oltre ad avere in base all'accordo quadro sottoscritto con Fitd e Svi diritti per acquistarne a sconto la quota. Una azione di richiesta danni alla sola Carige è stata depositata in questi giorni anche da una quarantina di piccoli soci dell'associazione la Voce degli azionisti, capitanata da Franco Corti, da quanto filtrato. Una azione di risarcimento è stata avviata anche dalla categoria degli azionisti di risparmio, con l'udienza gia' fissata per il 31 marzo

All'assemblea di settembre avevano votato 20.426 azionisti in proprio e per delega con il 47,66% del capitale. Favorevoli il 91% dei presenti, pari al 43,3% del capitale. La Malacalza Investimenti, maggiore azionista dell'istituto di credito allora con oltre il 27% di azioni, non si erano registrata in assemblea. Presente invece il 'cittadino' Vittorio Malacalza che ha assistito all'assemblea in virtù di una manciata di azioni possedute a titolo personale. Una mossa che ha lasciato il tempo per valutare l'impugnazione del verbale come è avvenuto poi a distanza di qualche mese. Quel 27,7% di allora è stato diluito con l'aumento di capitale a poco più del 2% del capitale.

"Anche se Malacalza Investimenti presentasse un ricorso
contro la decisione dell'assemblea di procedere con l'aumento di Carige l'iter per l'aumento andrebbe avanti lo stesso, perché l'eventuale percorso giudiziario procederebbe in parallelo su un altro binario". Così il commissario straordinario Raffaele Lener aveva detto alla conclusione dell'assemblea, poci minuti dopo il via libera all'aumento di capitale per Carige, in merito all'ipotesi che Malacalza Investimenti potesse presentare ricorso contro la delibera dell'assemblea. Intanto, la Banca centrale europea ha disposto la proroga della procedura di amministrazione straordinaria per Carige fino al 31 gennaio 2020.

Un nuovo capitolo nel 'giallo' di Banca Carige che arriva a  pochi giorni di distanza in cui le agenzie di rating Fitch e Moody’s hanno avviato il processo di 're-rating' dell'istituto genovese risolvendo il 'rating watch positive’ assegnato il 27 settembre scorso, a valle dell’assemblea straordinaria dei soci del 20 settembre che aveva approvato il complessivo piano di rafforzamento. Secondo Fitch, l'esito positivo delle operazioni di rafforzamento patrimoniale e di derisking, insieme con i benefici riflessi sul funding e sulla liquidità, "hanno ripristinato la sostenibilità di Carige e hanno consentito l’upgrade del rating corrispondente (Viability Rating) a ‘b-’ da ‘f’. Sono stati quindi riallineati a ‘B-’, in aumento di due gradini, il rating emittente a lungo termine e il rating sui depositi a lungo termine".

L’outlook è stato inoltre riportato a 'stabile'. Per le agenzie di rating il processo di upgrade "potrà gradualmente continuare in presenza di progressi nel rafforzamento del marchio Carige con la conseguente crescita sostenibile del business e il ritorno ad una strutturale redditività".