Ufficiosamente i vertici dell’autorità portuale di Genova aspettano, forse metaforicamente, tremando, le carte che usciranno dalla riunione dei temutissimi revisori dei conti arrivati in missione da Roma, dove di solito stanziano, per tirare di nuovo le orecchie a Pettorino and company, che nell’ultimo comitato portuale, fregandosene dei dettami del consiglio di Stato, hanno chiuso, e inviato a Roma, le istruttorie per il rinnovo di alcune concessioni in porto a Genova: Spinelli, Sech e San Giorgio. Per spiegarla: tutto alla vigilia dell’istituzione delle nuove autorità portuali e della nomina dei nuovi presidenti. Un colpo gobbo secondo molti, visto che proprio il consiglio di stato aveva raccomandato gare europee senza proroghe automatiche.
Per Ettore Torzetti della Fit-Cisl “la memoria del comitato è vincolata al parere del Ministero. Quindi non capisco tutto questo bailamme. Meglio parlare di sviluppo, investimenti e prospettive”. Ma intanto una nuova tegola pende sull’ultimo comitato: e questa volta le carte potrebbero finire in tribunale. E alla corte dei conti per il danno erariale. Come dire: se fossero state fatte gare forse si sarebbero potute assicurare condizioni migliori per lo sviluppo, e di introito anche dei canoni, per il porto, e la collettività.
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