Davanti a Sampcity pochissime persone si fermano per guardare le maglie e le tute blucerchiate. Il giorno dopo la retrocessione della Sampdoria in Serie C sono in pochi a voler parlare. Orgoglioso un ragazzo in centro con al collo la sua sciarpa: "Non ce l'aspettavamo cosi, sono state fatte tante scelte sbagliate. Se siamo arrivi qui con il quarto allenatore della stagione. La società è la prima responsabile, sono dei manager e non degli uomini di sport. Da dove ripartire? Dai Sampdoriani".
"Sono senza parole - spiega una tifosa in via XX Settembre con in mano un sacchetto a tinte blucerchiate -, ringrazio la società" dice con un'alta dose di ironia. "Dispiace però forse ce lo meritavamo e così possiamo riprenderci e ripartire da zero. Forse è quello di cui avevamo bisogno" spiega un altro tifoso blucerchiato.
Anche Aldo De Scalzi racconta l'amarezza del giorno dopo: "È stata una morta lente, è come una malattia che peggiora e peggiora, alla fine è quasi una liberazione. In fondo è solo calcio. Poi certo, girano le scatole. C'è da dire che questa società non ha mai avuto un dialogo e un contatto con i tifosi. Certamente qualcuno ha sbagliato nella gestione. Bisogna ripartire dal dialogo con i tifosi, Mantovani diceva sempre 'finchè i tifosi canteranno ci sarà la speranza'".
La solidarietà ai tifosi blucerchiati arriva da chi simpatizza per altre squadre: interisti, juventini e anche genoani: "Dispiace per la città, davvero" spiega un tifoso rossoblù, sentimento condiviso anche da un altro tifoso genoano: "Dispiace anche per le altre squadre in lotta hanno fatto qualche biscotto, diciamo così, certamente forse questa è l'occasione per ripartire e riprendersi".
E poi ci sono i social: migliaia i commenti sulle pagine di Primocanale. Il dito è puntato sulla società incapace di comunicare e portare avanti un progetto. Anche i giocatori finiscono nel centro del ciclone accusati, sportivamente parlando, di non aver dato tutto per la maglia.
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IL COMMENTO
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