Un ragazzo promettente, troppo arrogante per rendersi conto di non avere la disciplina di un vero campione, un ex-campione ormai fallito che ha soltanto un'ultima possibilità di redenzione e una ragazza con la mente di uno scienziato e un aspetto molto affascinante. In ‘F1- Il film’ non si inventa nulla di nuovo ma si sa perfettamente a che gioco si sta giocando. D’altronde il regista Joseph Kosinski è sempre stato un predestinato ai blockbuster. Il suo primo film, ‘Tron: legacy’ è il più costoso mai realizzato da un esordiente, fino ad arrivare a ‘Top Gun: Maverick’ che ha incassato quasi 1,5 miliardi di dollari, considerato uno dei migliori ‘action movie’ del XXI secolo.Dopotutto, la "F" di F1 non a caso sta per "formula". Ed è – qui - una formula travolgente, il tipo di prodotto imponente e muscoloso che farà sì che anche il cinefilo più cinico non potrà fare a meno di rimanerne in qualche modo affascinato. Niente è esattamente nuovo, eppure allo stesso tempo è tutto rinnovabile: una scatola di spazzatura cinematografica riciclata e compattata in qualcosa di (quasi) irresistibile.
La trama
Sono passati più di 30 anni da quando Sonny Hayes (interpretato da Brad Pitt) ha abbandonato la Formula Uno dopo aver subito un gravissimo incidente nel tentativo di sorpassare il tre volte campione del mondo Ayrton Senna. Adesso concilia la sua dipendenza dal gioco d'azzardo con lavori su commissione, girando per i circuiti automobilistici americani a bordo del suo camper scassato. Una vittoria a Daytona qui, una gara in California là – ma finché ha la velocità dalla sua parte, è abbastanza soddisfatto. Un giorno arriva il suo vecchio compagno di squadra in Formula 1, Ruben Cervantes (Javier Bardem), che ha bisogno di un favore: la sua squadra sta perdendo soldi e a meno che non vinca un campionato rimarrà al verde. L'unica speranza è un esordiente, Joshua (Damson Idris), che sembra però più interessato ai suoi profili social che alla vita in pista. Domanda retorica: riuscirà Sonny a fare da mentore a Joshua, magari conquistando il campionato che gli è sfuggito tanti decenni prima?

Un'epopea di aggressività maschile
Dopo ‘Top Gun: Maverick’ Kosinski ripete per Brad Pitt quello che aveva fatto per Tom Cruise: costruire un grandioso ritorno al passato hollywoodiano, pieno di malizia, per affermare il fascino di una star che invecchia con grazia: la nuova celebrazione di un uomo che sfreccia a velocità elevatissima a rischio della propria incolumità, là nel cielo qui sulla terra, trasformando i jet da combattimento in bolidi inarrestabili, in nome di una gloria superiore. E’ insomma un’epopea di aggressività maschile dove il conflitto tra i caratteri dei due protagonisti – il burbero da un lato, l’arrogante dall’altro – porta puntualmente con sé tutti gli ostacoli, le battute d’arresto e le vittorie morali previste. E nelle rare occasioni in cui ci stanchiamo dei pneumatici arriva anche un pizzico di romanticismo.
Stratagemmi grandi e piccoli assemblati con maestria
Chiunque abbia visto un film – non solo di corse automobilistiche come ‘Giorni di tuono’, ‘Rush’ o ‘Driven’, ma qualsiasi tipo di film in generale - riconoscerà i ritmi narrativi della sceneggiatura: il rapporto tra Sonny e Joshua, il flirt tra Sonny e Kate e i rancori sepolti tra Sonny e Ruben ma Kosinski sa perfettamente che nessuno va a vedere un film come questo per la sceneggiatura e infonde in ogni singola scena ferocia, stravaganza e quel tipo di pop elettrico che gli è proprio. Come un buon pilota, lo spettatore probabilmente sarà in grado di prevedere dove porterà ogni curva e ogni colpo di scena, eppure sono la qualità e la natura con cui queste curve vengono affrontate a rendere il risultato elettrizzante. Alla fine F1 si rivela un accumulo di stratagemmi grandi e piccoli assemblato con grande maestria. Ogni tanto sbanda, ma almeno porta a termine la gara e anche per un non credente della Formula uno come me il risultato è surreale e spettacolare.
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