Non trova il favore del governo, in particolare dello stesso ministro dello Sport Andrea Abodi, il cosiddetto "emendamento Lotito", presentato da partiti della maggioranza come della minoranza, sulla rateizzazione delle tasse sospese a zero interessi e senza sanzioni per i club di Serie A non ha trovato il favore del Governo. Il presidente della Lazio e senatore di Forza Italia (qui col suo buon amico Massimo Ferrero, che da proprietario della Sampdoria tramite la figlia e il nipote sarebbe tra i beneficiari della norma), peraltro assente dalla lista dei firmatari, in Parlamento ha agito dietro le quinte a favore di un movimento calcistico professionistico preoccupato per la scadenza di tasse e contributi da versare il 22 dicembre.
L'emendamento al Decreto Aiuti Quater prevede la rateizzazione, in cinque anni e senza sanzioni, delle tasse delle società sportive. È stato firmato in Commissione Bilancio a Palazzo Madama dai capigruppo di Fratelli d’Italia, Forza Italia, Pd, M5S, Udc. Ma successivamente il senatore M5S Stefano Patuanelli ha ritirato la sua firma: "Ho proposto di inserire e a breve sarà depositato come emendamento alla legge di bilancio il meccanismo della rateizzazione che riguarderà tutte le attività economiche e i cittadini, dunque non solo le società sportive. Questo per garantire equità di trattamento per chiunque si trovi in difficoltà". Anche l’ex pentastellato Alessandro Di Battista attacca Lotito: "Io sono laziale. Ma l’emendamento di Lotito per spalmare i debiti è una vergogna. L’economia sta andando a picco e si pensa a spalmare i debiti delle squadre di calcio. La Lazio? Muriqi non l’ho comprato io a 30 milioni!".
Nel dettaglio, la misura aggiuntiva prevede di posticipare i debiti Irpef e Inps delle società sportive sospesi per tutto il 2022 a causa della pandemia. Senza l'approvazione dell'emendamento, il dovuto dal punto di vista fiscale e contributivo andrebbe saldato il 22 dicembre se le società non vogliono incorrere in sanzioni e interessi. L’emendamento dispone di spalmare il debito in 60 rate mensili, da pagare in cinque anni senza interessi e sanzioni, con tanto di scudo penale e sportivo.
Se la maggioranza del Parlamento sembra favorevole a dare respiro alle società calcistiche, l'esecutivo non sarebbe disposto a privilegiare il calcio professionistico rispetto a tutti gli altri settori imprenditoriali ed economici della Nazione.
Lotito però insiste e in un'intervista alla Stampa difende la sua proposta: "Non vogliamo regali, favori. Lo sport è l’unica categoria merceologica che non ha ricevuto nemmeno un ristoro, a parte i rimborsi sui tamponi, capirai… Il cinema ha avuto una prima tranche di 800 milioni a fondo perduto, poi altri 200 da questo governo. Sono più i danni per un cinema chiuso o per uno stadio chiuso? Eppure lo sport non chiede soldi a fondo perduto".
"Spalmare su 5 anni? I precedenti governi e tutte le forze politiche avevano responsabilmente sospeso i versamenti, in attesa di rateizzarli. Ora lo Stato chiede i soldi tutti insieme? Allora tanto valeva - insiste - pagare prima. Cosa cambiano tre mesi? Il mondo sportivo non ha pagato perché lo prevedeva una legge dello Stato. Non è inadempiente. È lo Stato che lo fa diventare inadempiente. È una situazione giuridica diversa".
Tra i più vivaci a contestare l'emendamento, il capo di Italia Viva Matteo Renzi, protagonista di uno scontro con Lotito: "Trovo scandaloso – ha scritto ieri sulla sua e-news – che in una manovra che aumenta il costo di benzina e sigarette si ripianino i problemi di bilancio delle squadre di Serie A. Capisco che il calcio porti voti, come pure che tanti editori abbiano una squadra di calcio. Ma stiamo parlando di una vergogna assoluta. Piuttosto diamo quei soldi alle società che fanno sport con i giovani, ai volontari o alla cultura". Pronta la replica di Lotito: "Renzi? Non esprimo giudizi. Ma voi state attenti a posizioni strumentali per interessi di squadre e città. Se una società fallisce, sfumano sia i crediti pregressi, sia quelli futuri. Quando sono fallite Napoli e, tanto per fare un nome, Fiorentina, dopo aver sperperato soldi dei contribuenti, lo Stato non ha incassato nulla. Riflettete". Altrettanto rapida la controreplica di Renzi: “Soldi alla serie A? Diamo quei soldi alle società sportive dei dilettanti e alla cultura. Oggi mi ha attaccato su questo il senatore di Forza Italia Lotito, un uomo che ha un conflitto di interesse su questa vicenda grande come una casa, essendo anche proprietario della Lazio. Finché le società saranno gestite in modo chiuso come dimostra l’incapacità di incamerare risorse dai diritti televisivi, il calcio italiano sarà condannato a perdere. Anziché chiedere la rateizzazione a spese del contribuente, le aziende del calcio imparino a gestire bene i bilanci. E lascino i soldi a chi ne ha bisogno".
Attualmente, tra ritenute Irpef, contributi Inps e Iva, il calcio italiano deve all’Erario circa 800 milioni di euro. Di questi la quota delle società di serie A ammonta a 5-600 milioni. La legge già prevede la possibilità di rateizzare per tutti i contribuenti e fino a 5 anni. Ma pagando una sanzione del 10%. L’emendamento al suo interno prevede anche un maxi scudo penale ed amministrativo. Perché stabilisce che in caso di richiesta di rateizzazione non potranno arrivare le sanzioni amministrative e gli interessi ma anche quelle penali e sportive. C’è un motivo. In caso di mancato versamento di ritenute Irpef per 150 mila euro e di mancati pagamenti Iva per 250 mila, come ricorda oggi il Sole24ore, scatta infatti la rilevanza penale nei confronti dei manager e delle società. Che invece con l’emendamento verrebbero salvate. D’altra parte, questo il ragionamento che sta alla base dell'emendamento Lotito, il mondo del calcio non ha ricevuto molti aiuti durante la pandemia. A parte la sospensione degli ammortamenti e le rivalutazioni degli asset aziendali. Che hanno portato a benefici patrimoniali per circa un miliardo di euro.
IL COMMENTO
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