Sanità

La donna comunica con un computer oculare, ma il suo messaggio arriva comunque forte e chiaro: chiede un sostegno per avere continuità nell'assistenza domiciliare e per sostenere le spese di eventuali ausili e non dover essere trasferita in una struttura
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GENOVA - Valeria aveva 37 anni quando è stata colpita dalla Sclerosi Laterale Amiotrofica, più comunemente conosciuta come Sla. Aveva due bimbe piccole che ora sono adolescenti e un marito che "non ha retto la pressione" e così l'ha lasciata.

"Da cinque anni ho la tracheostomia e vivo a letto, reclusa in una stanza" racconta Valeria lanciando il suo appello.

La SLA è una malattia a prognosi infausta: in un quarto dei casi il paziente muore entro due anni dall'esordio del primo sintomo, nella metà dei casi entro tre anni. Poco meno di un quarto dei pazienti, come Valeria, sopravvive otto o più anni. È una patologia neurodegenerativa che progressivamente determina una paralisi dei muscoli volontari.

Per questo ora Valeria si definisce 'reclusa' nella sua casa di Campomorone, dove le sue badanti le tengono compagnia mentre la tengono in vita.

Le sue figlie, ora diventate grandi, hanno ancora bisogno di lei. La donna comunica con un computer oculare, ma il suo messaggio arriva comunque forte e chiaro: chiede un sostegno per avere continuità nell'assistenza domiciliare e per sostenere le spese di eventuali ausili sanitari e non dover essere trasferita in una struttura. 

"Resisto solo per loro. Il vostro aiuto mi consentirà di stare ancora vicino a loro e non terminare la mia vita in una struttura" scrive Valeria.

In molti hanno risposto all'appello di mamma Valeria con una grande gara di solidarietà e al momento sono stati donati oltre 10mila euro segno di una grande partecipazione.