Sanità

'Sanità pubblica, se non la curi non ti cura' è lo slogan scelto dalla Cgil per la mobilitazione regionale
7 minuti e 20 secondi di lettura

GENOVA - "Sono stati oltre 400 mila gli accessi ai pronto soccorso liguri nel 2022, i tempi medi di permanenza in quelli genovesi hanno superato le 10 ore, con picchi medi nei codici arancioni del San Martino sino a 17 ore. La situazione sta diventando esplosiva perché i cittadini non sanno più a chi rivolgersi a causa delle carenze di personale nella sanità pubblica". Lo denuncia il segretario generale della Cgil di Genova Igor Magni durante una manifestazione organizzata dal sindacato davanti al pronto soccorso dell'ospedale Galliera di Genova, "uno degli ospedali dell'area genovese maggiormente in difficoltà insieme al San Martino e al Villa Scassi".

'Sanità pubblica, se non la curi non ti cura' è lo slogan scelto dalla Cgil per la mobilitazione regionale con altre tre manifestazioni provinciali il 4 luglio alla Spezia, l'11 luglio a Sanremo e il 18 luglio a Savona.

Medici e sanitari in piazza: "Salviamo la sanità pubblica"

La Cgil segnala che "un altro tasto dolente della sanità pubblica ligure sono le liste d'attesa per la diagnostica e a farne le spese sono i malati". "A Genova per una colonscopia l'attesa per chi ha una prescrizione di tipo B (breve) dovrebbe essere di massimo 30 giorni e invece si può arrivare sino a 113 - sottolinea Magni - L'elettromiografia, esame indicato nella diagnosi delle malattie del sistema nervoso periferico, non è addirittura prenotabile".

La Cgil ricorda che la Corte dei Conti alcuni mesi fa ha stimato in 488 milioni di euro il costo delle fughe sanitarie fuori dalla Regione Liguria. "Il sindacato chiede un piano straordinario di assunzioni e di stabilizzazioni, - interviene Magni - la diminuzione delle liste d'attesa, più posti letto nei reparti e risorse per la diagnostica, più servizi e cure per anziani e non autosufficienti, più risorse nei fondi sanitari regionali e nazionali e un piano concreto di manutenzione per le strutture sanitarie".

Questa mattina alla manifestazione della Cgil ha partecipato anche il gruppo Pd ligure. "Siamo al fianco di pazienti e operatori della sanità pubblica che ogni giorno sono costretti a subire disagi e ritardi nelle cure diventati ormai insostenibili. Nei Pronto soccorso i cittadini sono costretti ad attese estenuanti e il personale sanitario - sempre più in affanno e a ranghi ridotti per la mancanza di nuove assunzioni e l’incapacità della Giunta di prevedere incentivi tali da rendere più appetibile la carriera nell’emergenza urgenza – è costretto a fronteggiare situazioni di esasperazione che sempre più spesso sfociano in azioni di violenza fisica e verbale” dichiarano i consiglieri regionali del Partito Democratico Pippo Rossetti e Armando Sanna. "Si tratta - proseguono Sanna e Rossetti - di uno dei tanti problemi che, insieme alle lunghe liste d’attesa; le mancate misure per le persone anziane, disabili e non autosufficienti; l’edilizia sanitaria da riqualificare e la carenza di personale, affliggono la sanità ligure. Curarsi in Liguria è sempre più difficile e lo confermano i numeri: è di oggi la notizia che le fughe dalla Regione per curarsi sono costate alla Liguria 488milioni negli ultimi 10 anni, il dato peggiore del Nord Italia. Per questo condividiamo appieno la richiesta dei sindacati, con i quali ci siamo anche confrontati nelle scorse settimane sul Piano Socio Sanitario, perché ci siano interventi celeri e urgenti per garantire ai liguri una sanità pubblica efficiente, a partire dalla stabilizzazione e l’assunzione di personale sanitario” concludono i consiglieri regionali PD.

Nel pomeriggio è arrivata la replica della Regione. "Spiace che un tema così delicato venga strumentalizzato per fini politici e venga utilizzato come tema di contrapposizione. Nessuno nasconde i problemi ma si tratta, nella sostanza, di temi nazionali da risolvere a livello di sistema. In particolare, a proposito dei pronto soccorso, la diffusione e l'interpretazione di dati estrapolati da un contesto generale può essere distorsiva nei confronti di un sistema che mostra importanti punti di forza". Così l'assessore regionale alla Sanità Angelo Gratarola in merito ai dati diffusi nella giornata di oggi dalla Cgil e da alcuni consiglieri di opposizione sulla sanità ligure.


Regione Liguria sottolinea che intanto va specificato come i tempi di permanenza nel pronto soccorso siano diversi dai tempi di attesa. La permanenza viene stimata a partire da quando il paziente viene preso in carico fino alle sue dimissioni o ricovero. Durante il periodo di permanenza il paziente è in cura all’interno del pronto soccorso. In questo senso, nell'anno in corso, i tempi di permanenza media complessiva in Liguria sono pari a 5 ore e 49 minuti, tempistica che rispetta abbondantemente le linee guida ministeriali che prevedono dimissioni entro 8 ore. Il dato della sola area metropolitana genovese sui tempi di permanenza del 2022, citato dalla Cgil, è pari a 6 ore e 41 minuti e non oltre le 10 ore come sostiene il sindacato. I dati citati sono tutti contenuti nella banca dati ufficiale sanitaria di Regione Liguria.
La presenza di una elevata numerosità di codici verdi e bianchi, che rappresentano nella stragrande maggioranza dei casi inappropriatezza all'interno di un pronto soccorso, non fanno altro che generare sovraffollamento e inficiare in questo modo la gestione dei casi più complessi.

"Più in generale il numero degli accessi ai pronto soccorso liguri - aggiunge Gratarola - risulta viziato da una sanità territoriale che ha scarsa capacità di assorbimento e che, proprio per questo motivo, è oggetto di un potenziamento grazie alla Missione 6 del Pnrr con cospicui investimenti in Ospedali e Case di Comunità".

In merito alle liste d’attesa Regione Liguria sottolinea che il totale degli interventi di recupero di prestazioni ambulatoriali e di diagnostica non erogate a causa della pandemia e interventi per l'abbattimento delle liste d’attesa effettuati nel 2022, anche attraverso i fondi di cui alla Legge n.231 del 30 dicembre 2022, è superiore, rispetto al 2020, di 39.844.469 euro per quanto riguarda i ricoveri per interventi chirurgici in elezione e di 65.824.179 euro per quanto riguarda la specialistica ambulatoriale erogate tramite ricetta del Servizio Sanitario Nazionale.
Nello specifico, per quanto riguarda l'endoscopia diagnostica, siamo passati dall'erogazione (tramite ricetta SSN, quindi offerta a CUP) di 19.000 prestazioni nel 2020, a 25.000 nel 2021 e 27.000 nel 2022. Più in generale bisogna sempre ricordare che quando si superano i giorni previsti nella prenotazione Cup, si devono attivare percorsi di tutela delle Asl. Attraverso numeri verdi e/o mail specifiche indicati sui siti delle Aziende Sanitarie Locali i pazienti vengono presi in carico con segnalazione diretta.

"Per affrontare con più efficacia il tema della mobilità sanitaria - sottolinea l'assessore alla Sanità- sono state avviate interlocuzioni con Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana per la stipula di accordi al fine di evitare fenomeni distorsivi indotti da differenze tariffarie e da differenti gradi di applicazione delle indicazioni di appropriatezza. Il confronto mira anche a favorire collaborazioni interregionali per attività che puntino a non creare competizione tra regioni, ma efficaci sinergie in base alle proprie peculiarità contemperando al contempo meccanismi adeguati di controllo".

In merito infine ai dati di Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) citati nello specifico dal consigliere di opposizione Ferruccio Sansa in un post vale la pena sottolineare quanto segue. Il Portale statistico Agenas prende in considerazione i dati del triennio 2019-2021, caratterizzato da una profonda mutazione del contesto in cui si è trovato ad operare il SSN. Agenas, attraverso il Piano Nazionale Esiti (PNE), effettua una analisi profonda della situazione nazionale durante il biennio 2020-2021.

Per quanto riguarda l’area cardiovascolare, i dati relativi al numero di ricoveri per bypass aorto-coronarico (BAC) e sostituzione valvolare a livello nazionale, hanno mostrato un leggero trend in diminuzione. Il dato interessante è che in Liguria gli interventi sulle valvole vengono eseguiti esclusivamente in due strutture e per entrambe, i valori mediani di mortalità, sono risultati inferiori alla soglia del 4% indicata dal DM 70/2015.

Agenas fa un approfondimento dell’analisi sul rispetto dei tempi di attesa per la chirurgia oncologica, valutando la differenza di prestazioni rispetto al 2019, che risulta essere di -0,1% (rispetto al Veneto che risulta -5,1%). Va tuttavia sottolineato che il report del PNE riferito al 2021 in Regione Liguria, a proposito della chirurgia oncologica delle patologie più frequenti ha evidenziato risultati complessivamente positivi. Infatti in Liguria, il numero di ricoveri per tumore maligno della mammella è rimasto sostanzialmente costante negli anni con un trend in leggero aumento fino al 2019, per poi subire una riduzione nel 2020, mentre il 2021 si è contraddistinto per un perfetto riallineamento al trend. Sempre secondo i dati del PNE di Agenas relativamente al tumore maligno della prostata in Liguria si è osservato un aumento degli interventi chirurgici nel periodo prepandemico, mentre nel 2021 si è assistito ad una ripresa superiore alle attese rispetto al confronto nazionale(+10,3%).

Le liste d’attesa rappresentano un nodo cruciale per la gestione del paziente chirurgico. Il rispetto dei tempi di attesa può essere condizionato da una modalità di gestione organizzativa eterogenea. Pertanto è stato predisposto un documento di indirizzo (delibera di Alisa 120/2023), volto ad efficientare ulteriormente il percorso del paziente chirurgico e atto a garantire una risposta al paziente che necessita di trattamento chirurgico omogenea, tempestiva e appropriata su tutto il territorio regionale.

ARTICOLI CORRELATI

Martedì 16 Maggio 2023

Mancano 12 medici al pronto soccorso del Villa Scassi, in arrivo nuovo concorso

Per quello di marzo non si era presentato nessuno
Sabato 24 Dicembre 2022

Pronto soccorso e malattie infettive ma non solo, la grande fuga dei giovani medici

In medicina d’emergenza deserta oltre la metà dei posti, male anche terapie intensive, virologia e infettivologia