Sanità

Per contrastare la carenza di personale Asl3 ha avviato una sperimentazione in Val Trebbia che prevede l’aumento della copertura a 7 giorni su 7 del servizio medico e dell’infermiere di famiglia e comunità sul territorio. A luglio verrà presentata a Roma
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GENOVA - Regione Liguria ha presentato alla Conferenza dei Sindaci di Asl 3 la bozza del Piano Socio Sanitario, che è in valutazione in questi giorni da parte dei dirigenti del Ministero della Salute per la verifica della congruità alla programmazione nazionale. "C'è consenso dalla maggior parte dei sindaci e ci sono alcuni suggerimenti che accogliamo - afferma l'assessore alla Sanità della Regione Angelo Gratarola -. Il Ministero ha lodato il piano per alcuni aspetti come l'integrazione con il sociale, con lo Psir (Piano Sociale Integrato Regionale) che sarà di prossima lettura. Ha apprezzato che i piani siano sinergici, i sindaci sono i principali collettori delle problematiche dei territori e noi speriamo di poter dare a loro, e quindi ai cittadini, risposte".

Per quanto riguarda i punti nascite "sembra che il nostro modello possa essere accolto - spiega Gratarola -. Se ci limitiamo ad Asl3 avremo il San Martino come hub legato ai problemi delle gravidanze con problematiche materne e il Gaslini legato invece alle problematiche fetali e neonatali, poi il Galliera e infine il progetto che avevamo ideato di mantenere una direzione unica tra Evangelico e Villa Scassi, due sedi sotto lo stesso ombrello organizzativo, questo ovviamente prima di ultimare l'ospedale degli Erzelli. Va però considerato che ahimè il numero di parti in Italia e in Liguria sono in riduzione, l'anno scorso a Genova sono nati tremila bambini".

Il punto di primo soccorso del Gallino invece secondo Gratarola "è previsto nel piano socio sanitario, è un'importante realtà per quelle valli ed è nostro interesse averlo" ma rimane il problema della mancanza di personale: "Bottaro (direttore generale di Asl 3) ha dichiarato in altre sedi che quando avrà personale a sufficienza sarà utilizzato, anche se il Gallino al suo interno ha già molte attività importanti sia di tipo diagnostico che di tipo clinico".

 

Uno dei nodi principali del piano riguarda la digitalizzazione: "Nel momento in cui noi pensiamo di risolvere i problemi della carenza del personale sanitario e della distanza dalle aree più disagiate con internet, con la telemedicina, è evidente che il ruolo della digitalizzazione diventa sempre più importante - spiega il direttore generale di Asl3 Luigi Carlo Bottaro -. Come Asl3 abbiamo visto che è importantissimo compiere l'atto di integrazione tra le esigenze sanitarie e quelle sociali con le realtà degli enti locali e dei comuni insieme, ci si rende conto delle necessità dei territori vivendo le difficoltà, che sono anche di tipo connettivo. Il territorio è a macchia di leopardo quindi va integrato con questo tipo di attività".

La situazione dei servizi nelle aree interne continua a preoccupare, "non dico che sia buona ma è migliorata rispetto a mesi fa - spiega Bottaro - perché abbiamo cambiato il modo di ragionare". Asl3 infatti dal primo di marzo del 2023 ha avviato una sperimentazione in Val Trebbia (ne avevamo parlato QUI) che prevede una riorganizzazione attraverso l’aumento della copertura a 7 giorni su 7 del servizio medico e dell’infermiere di famiglia e di comunità sul territorio, prima tramite gli ambulatori attivati e poi anche con il servizio della continuità assistenziale. La sperimentazione ha dato buoni risultati e verrà presentata il 6 e 7 di luglio in Federsanità (di cui Bottaro è presidente regionale) a Roma.

"Non cerchiamo i medici di medicina generale se non ci sono - spiega Bottaro -, ma troviamo delle soluzioni di tipo organizzativo attraverso risorse di tipo medico, infermieristico, strutture convenzionate e la collaborazione con gli enti per dare una risposta complessiva alla cittadinanza. In questi primi 4 mesi abbiamo avuto una risposta molto positiva, nel momento i cui i sindaci mi dicono che va tutto bene vuol dire che stiamo andando nella direzione giusta. La figura centrale tra quelle impegnate è l'infermiere di comunità perché riesce a svolgere una funzione di regia, contatto sia con i medici sul territorio che con le parti sociali e il distretto socio sanitario per risolvere le problematiche gestionali. Andremo a presentare i risultati perché abbiamo messo in pista medici di medicina generale, continuità assistenziale, medici funzionari, Rsa convenzionate all'interno dei territori che mettano a disposizione, grazie di una delibera come quella che la Regione ha attivato ovvero quella del concetto di Rsa aperta, ha messo a disposizione anche i suoi medici per la cittadinanza e devo dire che i risultati in questi primi quattro mesi di attività sono stati importanti. Questo modello abbiamo intenzione di portarlo sulle altre nostre valli di competenza come Valle Stura, Valpolcevera e Valle Scrivia". Al momento gli infermieri di comunità sono due ma è pronto un bando per altre dieci posizioni.

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