Porto e trasporti

Il viceministro Rixi a Primocanale: "E' dal settore crocieristico che può partire un nuovo piano di sviluppo per il Colombo"
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GENOVA - Pochi mesi per disegnare il futuro dell'aeroporto: è questo l'auspicio del viceministro Rixi che conferma gli intendimenti del board del Colombo, presieduto da Alfonso Lavarello. Così com'è lo scalo genovese non può andare avanti e per questo serve un progetto preciso da presentare a potenziali investitori. 

Il primo e forse più importante problema del Colombo è legato alla proprietà: attualmente la società che gestisce la concessione è composta da tre soggetti, Autorità di sistema portuale, Camera di Commercio di Genova e Adr, cioè aeroporti di Roma. Quest'ultima sigla avrebbe dovuto rappresentare il partner industriale ma non è capzioso pensare che costituisca, invece, un freno; Adr è infatti gestita dalla famiglia Benetton, la stessa che ha guidato per anni la maggior parte della rete autostradale italiana compresa quella su cui sorgeva il ponte Morandi: la famiglia controlla anche l'aeroporto di Nizza, un'aerostazione che negli ultimi anni ha conosciuto uno straordinario sviluppo e che è in piena concorrenza con Genova, specialmente per i passeggeri da e per il ponente della Liguria. Il conflitto di interessi è, quantomeno, evidente.

Per questo a Sestri Ponente stanno ragionando su un rimescolamento delle carte, benedetto dal Ministero: Rixi, in un'intervista a Primocanale, non ha avuto il timore di esporre i nomi delle aziende che potrebbero essere interessate a investire sul Colombo. Per il viceministro il settore che potrebbe garantire forze fresche all'aeroporto è quello delle crociere: Msc e Costa, in buona sostanza, potrebbero unirsi per consentire allo scalo di tornare a crescere. 

"Non siamo mai andati oltre il milione e duecentomila passeggeri ma i lavori che stiamo portando avanti potrebbero permetterci di gestirne almeno 2 milioni: è importante - ha detto Rixi - ricercare un'alleanza con le aziende che portano qui i passeggeri delle navi da crociera. Loro hanno tutto l'interesse che il nostro city airport funzioni bene, noi vorremmo che un numero sempre crescente di crocieristi arrivasse a Genova per via aerea e non con la macchina, vista la situazione critica, e lo sarà ancora per anni, delle nostre autostrade". 

Ma secondo Rixi sostituire Adr nella compagine azionaria non basta: "Io credo che anche le quote in capo all'Autorità portuale debbano diminuire. E' giusto che il porto di Genova, che ha delle influenze sulla propria operatività causate del cono aereo, abbia un ruolo all'interno della società che gestisce l'aeroporto ma non la maggioranza. Palazzo San Giorgio ha un core business completamente diverso, è una situazione da sanare". 

Largo quindi ai privati ma per riuscirci sono necessari alcuni passaggi. Il primo è presentare un serio progetto di investimenti e crescita, così da convincere i potenziali partner privati della bontà dell'operazione: "Per altro siamo ancora in tempo - ha detto Rixi - per modificare alcune opere accessorie, penso per esempio a quelle ferroviarie, in modo da rispondere alle rinnovate esigenze del Colombo".

E poi c'è il problema della scadenza della concessione in capo all'aeroporto, datata 2029: è possibile che i privati vogliano un prolungamento dell'accordo, così da avere un orizzonte più ampio su cui ammortizzare i costi di entrata. "Ma non è questione che mi preoccupa - ha detto il viceministro - ci sono tanti modi per ovviare a questo limite: ciò che conta adesso è elaborare il piano ed è quello che il Consiglio di amministrazione dell'aeroporto ha già iniziato a fare". 

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