È arrivata al rush finale la discussione sulla nuova riforma della sanità targata Marco Bucci. La due giorni in consiglio regionale si concluderà quest'oggi dopo il confronto sugli emendamenti presentati in aula (soprattutto dalle opposizioni ndr) e il voto finale. L'obiettivo è quello di creare un modello più unificato con un'Azienda di Tutela della Salute della Liguria che accorperà le cinque Asl attuali: le strutture ospedaliere verrebbero quindi gestite in modo unitario. Tra le novità la presenza di un direttore generale che gestirà l'Atsl. Parallelamente, Liguria Salute avrà il compito di coordinare le emergenze e di gestire gli aspetti legati alla sanità, dal bilancio alla logistica, passando per i ruoli amministrativi. Non ci saranno quindi più le Asl classiche che abbiamo imparato a conoscere in questi anni, a partire dall'Asl 3, ma nascerà una nuova azienda ospedaliera metropolitana che riunirà i poli ospedalieri di Genova: San Martino, Galliera, Erzelli e Villa Scassi.
Perché è una riforma "più smart"
Durante la seduta di ieri, martedì 9 dicembre, il presidente della Commissione Salute e Sicurezza Marco Frascatore, ha presentato la riforma in aula, con i punti essenziali sui quali si punta per la rivoluzione. "Questa riforma rientra a tutti gli effetti nel programma delle priorità del presidente Bucci, nasce dalla necessità di dare risposte all'accrescente e mutata domanda del servizio sanitario ligure - spiega il consigliere regionale di Orgoglio Liguria Marco Frascatore -. La nostra è una regione, la più vecchia di Europa, con un indice di vecchiaia di gran lunga superiore alla media nazionale ed europea". L'obiettivo, che rimarcano dalla maggioranza, è quello di creare una governance più forte e unitaria, con una razionalizzazione burocratica ed economica. "Assisteremo a una riallocazione delle risorse che comporterà un servizio migliore al cittadino, più snello, rapido, coordinato e non frammentato, garantendo qualità di servizio in tutti gli angoli della nostra regione - ha aggiunto Frascatore -. Si tratta quindi di accentrare ciò che è burocratico per rafforzare ed elevare ciò che è clinico e vicino al cittadino". Per il centrodestra si tratta di una riforma della sanità dove non sarà più il cittadino a rincorrere la sanità, ma la sanità che attraverso la presa in carico individuale del cittadino lo accompagnerà in un percorso di cure e prevenzione. "Abbiamo già visto dei cambiamenti in questo ultimo periodo, per esempio nelle liste d'attesa che nelle complessità B sono scese dal 70% al 10% - ha rimarcato il presidente della Commissione Sanità -. Alleggeriremo i pronto soccorso attraverso l'utilizzo delle case di comunità che saranno un grande punto di riferimento per la nostra comunità. La natura della riforma è quella di alleggerire il carico di lavoro burocratico degli operatori sanitari per riportare queste risorse direttamente a contatto con il cittadino, che vedrà poi un miglioramento netto".
L'aula del consiglio regionale della LiguriaUna riforma "che non ascolta il territorio"
Diametralmente opposto il giudizio espresso dal vicepresidente dem della Commissione Salute e Sicurezza Enrico Ioculano. "Una delle prime criticità è la distanza decisionale tra Genova e i territori, il modo in cui è stato trattato il personale sanitario, dirigente e non solo, e i servizi che alla lunga verranno erogati nei territori - commenta Enrico Ioculano -. È una riforma fatta male, che parte solo dall'esigenza di non essere commissariati, proprio perché bisogna portare qualcosa al ministero per dire 'dateci qualcosa in più perché se no quest'anno ci commissariate'. Perché il disavanzo è enorme". Secondo le opposizioni la riforma non ha tenuto conto dei sindaci e della loro opinione. "Mettono sui territori direttori d'area ma senza particolare competenza, valutati solo sul budget, che dovranno rispettarlo, l'autonomia non esisterà più. Coloro che prenderanno le decisioni si troveranno solo a Genova, e saranno il direttore generale dell'azienda unica. I territori sono sviliti, siamo totalmente contrari a questo tipo di impostazione". Sono considerati quindi diametralmente opposti i principi, perché spiega il centrosinistra, "serve un direttore d'area competente in materia sanitaria e gestionale". Anche nella giornata di domani, mercoledì 10 dicembre, durante il consiglio regionale a oltranza, verranno presentati numerosi emendamenti da parte delle opposizioni. "È una riforma sbagliata di principio, i direttori delle Asl non sanno cosa devo fare dal 2 gennaio, non è il modo di trattare chi è stato applaudito fino a ieri, è un problema di approccio" ha chiosato Ioculano. Durante la discussione di ieri pomeriggio c'è stato anche il tempo per un siparietto tra Marco Bucci e Armando Sanna. Il capogruppo del Pd ha mostrato il libro delle fiabe al presidente della giunta, per dire "che ha trattato la riforma della sanità come una favola da raccontare ai bambini". Il battibecco, che ha strappato qualche piccolo sorriso, è stato l'occasione per rimarcare la distanza di vedute tra le due coalizioni.
La protesta davanti al consiglio regionale di Cgil e Cisl
Nel frattempo Cgil e Cisl hanno comunicato che questa mattina a partire dalle 9.30, nel corso della seconda giornata in consiglio regionale per discutere della nuova riforma, presidieranno la sede di via Fieschi per protestare contro le novità apportare dal presidente Bucci. "Non c’è stato un vero confronto con le organizzazioni sindacali ma solo alcuni momenti del tutto irrilevanti - spiega in una nota la Cisl Liguria -. Non sono state recepite quindi le ragioni del personale della sanità e dei cittadini utenti. Per queste ragioni saremo presenti davanti al consiglio regionale per ribadire la necessità di riaffermare il diritto alla salute per tutti i cittadini liguri e l'urgenza di intervenire sulla cronica carenza di personale e le difficili condizioni in cui operano ogni giorno". Anche la Cgil Liguria si dice contraria alla riforma della sanità portata avanti in Regione. "La riforma, sulla quale è mancato il confronto, non risolverà i problemi dei liguri e del personale, sul testo della riforma non c’è stato alcun confronto e non è stato possibile portare avanti nessun tipo di contrattazione, le poche interlocuzioni avute con la Regione sono state poco più che illustrazioni generiche da parte del presidente" spiegano dalla Cgil Liguria.
“Affrontare il tema della riforma in questa regione è utile, necessario, anzi direi urgente, ma non in questo modo. Una riforma così complessa, così ambiziosa, non si risolve in pochi giorni, forzando tempi, procedure e confronti sindacali - spiega Luca Maestripieri, segretario generale Cisl Liguria -. Bisognava aprirsi a una interlocuzione, a un confronto forte con i Comuni ma anche e soprattutto con il sindacato, cioè con chi rappresenta le istanze vere, i problemi veri, di chi la sanità la fa vivere ogni giorno e rende possibile garantire il diritto alla salute per tutti i cittadini liguri. Questi sono gli obiettivi che noi vogliamo garantire: il diritto alla salute per i cittadini, cioè la possibilità di curarsi senza alimentare le disuguaglianze che ci sono - c'è chi si può curare e chi non lo può fare in questa regione - ma bisogna cominciare partendo dai problemi del personale della Liguria. Personale che è sempre di meno, i problemi sono moltissimi. Se l'idea è quella che accorpando tutti - accorpando le leve amministrative, accorpando le aziende, accorpando gli ospedali - si possa spostare da Ponente a Levante tutto il personale per andare a tappare dei buchi, questa è un'idea sbagliata, perché non risolverà il problema degli utenti e aggraverà le condizioni del personale. La coperta è troppo corta. Bisogna intervenire lì. La riforma pone degli obiettivi ambiziosi che sono anche condivisibili ma non ci viene spiegato e non c'è stata la possibilità di confrontarci su come questi obiettivi possono realmente essere raggiunti” conclude Maestripieri, segretario generale Cisl Liguria.
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