
Ufficialmente, Silvia Salis è salita sul palco della Leopolda da sindaca di Genova. Ma chi ha assistito al suo intervento ha avuto la sensazione di ascoltare qualcosa di più: un discorso da leader nazionale, da premier in potenza. E non è un caso che la parola più pronunciata – da lei e da chi l’ha presentata – sia stata “futuro”.
Giacca doppiopetto blu, sneakers bianche e un tono sicuro, Salis ha citato John Galsworthy (“Chi non pensa al futuro, non avrà un futuro”) prima di lanciare una proposta che ha subito fatto discutere: la creazione di un “Ministero del Futuro”, un dicastero dedicato a innovazione, intelligenza artificiale e sostenibilità. Una visione che profuma di programma elettorale più che di amministrazione locale.
Dietro le quinte, la mossa non è stata una sorpresa. Da settimane, Matteo Renzi e Dario Franceschini lavorano a un possibile asse “riformista” che possa diventare l’alternativa al PD di Elly Schlein e al governo di Giorgia Meloni. E in questo schema, il nome di Silvia Salis è sempre più centrale. (LEGGI QUI)
Renzi intanto fa quello che gli riesce meglio: lanciare segnali politici travestiti da complimenti. “Silvia è brava, capace e ha passione. Oggi lasciamola lavorare da sindaca di Genova, ma se ci saranno primarie, ci misureremo ai gazebo.” Tradotto: non è ancora il momento, ma la strada è segnata.
E guarda caso, ancora una volta, torna quella parola – “futuro” – che in bocca a Renzi suona come un codice politico. È il tema su cui vuole ricostruire uno spazio centrista, liberale e moderno. E Salis, con il suo profilo civico, il linguaggio misurato e la sensibilità istituzionale, è la figura ideale per incarnarlo.
Un sondaggio di Tecné per Primocanale le assegna il 54% delle preferenze tra gli elettori liguri di centrosinistra, contro il 34% di Elly Schlein. Numeri che, per quanto locali, pesano e non poco. Perché dimostrano che la sindaca di Genova è già percepita come un volto credibile, capace di parlare oltre i confini della sua città.
E se nel 2027 davvero entrerà in vigore la riforma sull’elezione diretta del premier, la corsa sarà anche – e soprattutto – personale. Conterà il nome, il volto, la narrazione. Tutto ciò che, alla Leopolda, Salis ha messo in scena con naturalezza.
Nei corridoi della stazione Leopolda, la sindaca ha ripetuto ai suoi: “Voglio restare a Genova, non inseguo carriere romane”. Ma il discorso sul palco racconta altro. Parlare di un “Ministero del Futuro”, evocare l’intelligenza artificiale e la sostenibilità come pilastri di governo, è molto più che un esercizio di visione. È una dichiarazione di metodo.
In politica, spesso, le ambizioni si misurano con i linguaggi. E il linguaggio di Salis – concreto, moderno, istituzionale – è già quello di chi guarda oltre i confini cittadini.
Renzi lo sa bene: la Leopolda è stata, negli anni, la culla di più di una scalata politica. Dal sindaco di Firenze al premier del Paese, la traiettoria è breve. E se il leader di Italia Viva ha scelto proprio questo palco per “presentare” Silvia Salis al grande pubblico, non è certo un caso.
La sindaca di Genova, oggi, dice di voler restare dov’è. Ma nella politica italiana – dove i “non ci penso” sono spesso l’anticamera dei “ci sto” – il futuro potrebbe arrivare prima del previsto.
E il “Ministero del Futuro” potrebbe diventare, per Silvia Salis, molto più di un’idea: il titolo del suo debutto nazionale.
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