GENOVA - È volata a Genova per sostenere Marco Bucci, Mariastella Gelmini, oramai ex Azione, e vicina al movimento Noi Moderati di Maurizio Lupi, e in Liguria, di Ilaria Cavo. Un ritorno in quell'area che è sempre stata la sua, di riferimento, ovvero quel centrodestra "troppo di destra" quando cadde il governo Draghi. Da lì la decisione di lasciare Forza Italia e di passare ad Azione di Carlo Calenda. E poi il passo indietro, quando l'ex ministro dem ha deciso di correre con il centrosinistra, non solo in Liguria ma anche in Umbria e in Emilia Romagna.
Gelmini, quanto ha influito la Liguria e il cosiddetto "campo largo" nella sua decisione di lasciare Azione?
"C'entra molto, le ragioni che mi hanno portato ad abbandonare Azione sono note e affondano le radici nella scelta che Azione ha fatto di entrare nel campo largo di centrosinistra, Calenda dice di essere distante dal campo largo ma in questa tornata elettorale che vede coinvolte Liguria, Umbria ed Emilia Romagna non è stato così. Questa è l'elezione più politica e Azione ha scelto ancora prima di conoscere il candidato del centrodestra con chi schierarsi. In questo sbilanciamento evidente verso il centrosinistra, per la mia storia e la mia provenienza, sono venute meno le ragioni fondative di quel partito e con Carfagna e Versace abbiamo fondato l'associazione politica 'Centro popolare' per rafforzare il centro".
La sua decisione di lasciare Azione nasce dalla presenza in coalizione del Mov5s e Avs? Se non ci fossero stati loro le sarebbe andato "bene" il Pd di Elly Schlein?
"Essere nella stessa alleanza con i 5S e Avs significa creare confusione a su temi come le grandi opere, con i loro 'no' alla Gronda, ma c'è confusione anche a livello nazionale, il Pd di Schlein ha scelto una posizione giustizialista anche con la manifestazione contro Toti a luglio. E poi quel nullismo contro le infrastrutture e la confusione sul messaggio della patrimoniale, la mia è una posizione liberale e quindi non è condivisibile. La direzione è stata il campo largo e la scelta diversa rispetto al passato".
Marco Bucci è il candidato del centrodestra, secondo lei è il candidato giusto?
"Lo conosco da parecchio tempo e l'ho visto all'opera come sindaco, è un buon candidato e un amministratore che ha dimostrato capacità da manager con un approccio pragmatico. È un politico che si è messo in gioco in una partita tutt'altro che semplice, avendo a cuore liguri e genovesi, le infrastrutture e i ceti produttivi. Attenzione a loro, ma anche al Welfare, al sociale, alla famiglia. Bucci ha qualità di manager ed è adatto a guidare la regione in questo contesto non semplice".
Lei conosce Andrea Orlando, siete stati colleghi, qual è la sua opinione sull'ex ministro?
"Lo conosco, eravamo insieme al governo di unità nazionale con Mario draghi, e ho un rispetto assoluto a livello personale. Non era il suo nome il problema ma le contraddizioni profonde che animano quella coalizione, che quando si governa esplodono.
Bucci però, sottolineano in molti, è un continuum di Toti.
"Bucci è stato testato a Genova e la sua coalizione è unita sulle questioni di fondo: infrastrutture, tasse, sanità, la figura di Bucci va oltre ai partiti, è un galantuomo, una persona coraggiosa che guarda ai problemi e dà soluzione. Ha lavorato bene per Genova ed è un'ottima scelta per i cittadini. Di fronte si troverà una stagione difficile e complicata".
Quanto vale questa partita per Roma e gli assetti di governo?
"Ritengo sia più importante per i liguri ma ha certamente un'importanza regionale, è una partita che racconta anche la visione della giustizia. Rispetto a Toti, mi conceda di dire questo: lasciando da parte le questioni giudiziarie, il patteggiamento è una scelta processuale e non è una ammissione di colpe. Detto questo Toti ha lavorato molto in questi anni e alcuni risultati si sono visti, dall'occupazione al turismo, oltre al dinamismo e alla competitività. Ma adesso c'è una nuova partita con Bucci e la regione può dare tanto ai cittadini, il sindaco di Genova è la persona più adatta a guidare questa regione".
Gelmini, quando lei scelse di uscire da Forza Italia è innegabile che lo abbia fatto anche per una distanza politica con Salvini e Meloni. Adesso si sente nuovamente vicina a loro?
"Io continuo a lavorare per un centro più forte, certamente il fallimento del Terzo Polo è stato un peccato. La rottura tra Renzi e Calenda non ha aiutato, ma è innegabile uno sbilanciamento di Calenda a sinistra. Io sono per la politica non gridata ma basata sulla concretezza, e non sulle ideologie. Porto avanti il programma che continua a essere il mio. Stiamo dialogando bene con Lupi di Noi Moderati e il nostro obiettivo è quello di riequilibrare il centrodestra dando forza al centro. La propaganda si fa agli estremi, è vero, ma le decisioni si prendono al centro e c'è la necessità di rafforzare l'area politica".
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