Politica

I rapporti con gli alleati? “Lavoriamo assieme da sette anni, si discute ma la squadra è solida e vincente”
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LIGURIA - Ferragosto a Primocanale per il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti: con il Governatore, leader di Italia al Centro, movimento confluito nella lista ‘Noi Moderati’, abbiamo fatto il punto sulla campagna elettorale a quaranta giorni dalle elezione politiche.


Presidente, nei giorni scorsi avete presentato la lista ‘Noi Moderati’, ci racconta la genesi di questo progetto?
“Avere messo insieme un gruppo omogeneo, con sensibilità diverse ma idee simili, è stato un atto di grande responsabilità: riteniamo di poter offrire all’elettorato una proposta seria che arriva da persone che hanno maturato significative esperienze amministrative, come la mia in Liguria e quella dell’amico Brugnaro come sindaco di Venezia. Ma anche gli altri alleati, Maurizio Lupi che è stato ministro e Lorenzo Cesa, hanno qualità importanti da mettere al servizio del nostro programma. Del resto la sinistra che si candida a governare il Paese è quella stessa parte politica che ha rappresentato il popolo dei no, degli infiniti dibattiti, dei ricorsi al tar: credo che per noi non ci fosse nessuna alternativa rispetto al garantire il nostro appoggio al centrodestra, pur nel rispetto e nella consapevolezza delle nostre differenze e delle nostre idee”.

La sua interlocuzione con Calenda e Renzi, fautori del cosiddetto Terzo Polo, è stata ampia: ora che quella formazione è nata si pente di non avervi aderito?
“Io sento spesso i leader del terzo polo sbandierare come loro stella polare la coerenza e la serietà: mi domando dove siano queste qualità in movimenti che firmano e poi fanno saltare accordi con tale facilità. La serietà e la coerenza si esprimono anche tenendo fede ai patti sottoscritti. Credo che, invece, il centrodestra in Liguria sia l’esempio della nostra capacità di governare ed è questa esperienza che porteremo a Roma. Noi siamo la regione del ponte, quella degli otto miliardi di investimenti su Genova, delle riforme su urbanistica e formazione: non è un caso che siamo i primi in Italia per compravendite immobiliari, che il turismo sia in così forte crescita e che i nostri porti continuino a migliorare”.

Ha aderito al centrodestra, eppure si è già smarcato da alcune proposte che mi sembra che lei ritenga impossibili, come il ponte sullo Stretto o la Flat-tax.
“Il ponte sullo Stretto lo ritengo un’opera fondamentale per il Paese e mi auguro che venga realizzato al più presto; sulla flat-tax, invece, io non ho alcuna pregiudiziale ideologica ma ritengo che prima di proporla debba essere chiaro dove si possano trovare i fondi per finanziarla. Se io in Liguria dovessi decidere di abbassare un’addizionale o costruire un ponte, immediatamente riceverei una richiesta della Ragioneria generale dello Stato per sapere con quali poste di bilancio intendo finanziarli: la stessa cosa deve avvenire per le proposte di politica nazionale. E’ un bagno di serietà che chiediamo con convinzione. Ma del resto, in tutta franchezza, mi pare che la sinistra abbia abbondantemente superato il centrodestra con le proposte fantasiose, come i contributi sugli immobili per i giovani: dove sono i soldi per finanziare queste misure?”

Sul presidenzialismo, invocato dai suoi alleati?
“Io sono sempre stato favorevole al cambiamento della forma istituzionale: una revisione della Costituzione, ormai vecchia di 70 anni, in un Paese che va a rilento come il nostro, certamente si rende necessaria. Ritengo, però, che in un momento come questo, con la crisi pesantissima che stiamo vivendo, questi ragionamenti non siano quelli più urgenti da sottoporre al Paese; ritengo inoltre che ogni discussione, anche posta inavvertitamente, sulla posizione di Mattarella, che pure se si candidasse probabilmente verrebbe rieletto presidente a furor di popolo, contribuiscano a creare un’instabilità che non è certamente utile.

Avete unito quattro liste, quale risultato elettorale contate di ottenere?
“In politica spesso due più due non fa quattro, posso però sperare che in questo caso faccia anche cinque. Io resto convinto che 13-14 milioni di italiani siano ancora moderati, cioè persone che lavorano e vogliono uno Stato che funzioni correttamente: questi elettori hanno bisogno di punti di riferimento, che necessitano di serietà e pragmatismo. Ci rifacciamo al metodo Draghi, un modo di governare che cosa fatica ma che è anche il più serio: le decisioni si prendono e si difendono anche quando le piazze sollecitano cambiamenti”.


Avete già sciolto il nodo delle candidature?
“Candideremo le persone giuste e più forti: i nomi di Scajola, Cavo, Giampedrone, Gagliardi, ma anche Andrea Costa, gli amici dell’Udc e Coraggio Italia che sono in Liguria, sono tutti all’altezza delle aspettative. Sceglieremo insieme sulla base di considerazioni che stiamo facendo in questi giorni, io sono molto fiducioso che il nostro progetto sarà capito e porterà diversi nostri esponenti in Parlamento”.

Si è detto soddisfatto di avere riunito una parte dei moderati, però dall’insieme manca ancora Forza Italia: cosa vi divide ancora dal partito di Berlusconi?
“Io ho auspicato molte volte che si potesse trovare un accordo anche con Forza Italia, ma per sottoscriverlo il presidente Berlusconi avrebbe dovuto azzerare il partito e renderlo aperto, libero e scalabile, con congressi e primarie. Purtroppo questo non è successo e la distanza, da questo punto di vista, è rimasta incolmabile. Io, comunque, non mi rassegno: Lupi, Cesa, Brugnaro ed io abbiamo iniziato un percorso, se Forza Italia in futuro deciderà di partecipare a questa partita lo potrà fare senza vantare alcun presunto quarto di nobiltà, senza speroni, pistole, cappello; tutti uguali, e chi ha più farina farà più pane”.

Ha promesso di restare in Liguria fino al termine del suo mandato: ha già pensato a cosa succederà dopo?
“La maggioranza che abbiamo messo insieme in Regione e lo spirito che abbiamo trasferito alla Liguria sono una realtà quasi unica nel Paese: la Liguria non deve rimetterci nulla dalle fibrillazioni che avvengono al di fuori dei suoi confini, quindi resteremo in carica fino al 2025. Poi andremo avanti, non so ancora cosa farò io personalmente, ma il progetto va avanti con o senza Toti”.

Essere rientrato nell’alveo del centrodestra ha migliorato i rapporti con i suoi alleati liguri?
“Nei limiti del fatto che non rinuncerò mai alle mie idee e che governare costa fatica e che tutti dobbiamo, giorno per giorno, lavorare a favore del bene collettivo, certamente i rapporti personali sono buoni. La nostra è una squadra che lavora da sette anni, qualche volta si può discutere ma non mi sono mai sentito fuori da essa: io solo pretendo, e concedo, libertà di giudizio”.

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