Cronaca

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Secondo la Procura le due dipendenti dell'Asl avrebbero deliberatamente sedato gli anziani per non occuparsi di loro durante il turno
2 minuti e 39 secondi di lettura
di Annissa Defilippi
Due infermiere sedavano i pazienti per dormireImmagine di repertorio

Nella notte, mentre anziani e malati erano sdraiati su barelle e incapaci di difendersi, qualcuno avrebbe deciso che non erano più persone, ma fastidi da eliminare. Un’iniezione, poche parole scambiate con leggerezza, poi il sonno forzato. "Gli ho fatto un flash", dice una delle due. Non una necessità clinica, ma una scorciatoia. È l’immagine più crudele che emerge dall’ordinanza di 45 pagine firmata dal giudice Matteo Buffoni su richiesta del pm Giuseppe Longo che ha portato sotto accusa due infermiere trentenni in servizio nel “corpo rotondo” del pronto soccorso dell’ospedale di Lavagna. Non potranno esercitare la professione per almeno otto mesi e sono accusate di sequestro di persona, abbandono di persona incapace, esercizio abusivo della professione ma anche di peculato: a casa delle due donne gli investigatori hanno trovato decine di confezioni di farmaci ospedalieri. 

Terapie manomesse ai pazienti

Secondo l’accusa, tra la primavera del 2025 e i mesi successivi, le due avrebbero "alterato sistematicamente le terapie" dei pazienti, somministrando farmaci sedativi per lo più a base di benzodiazepine, senza prescrizione medica, allo scopo di evitare di assistere persone anziane, non autosufficienti o particolarmente fragili e potersi ritirare a dormire nelle stanzette riservate al personale covid . Dopo aver utilizzato i tranquillanti, poco prima del cambio turno, facevano ai pazienti un’iniezione del farmaco antidoto, per non farsi scoprire.

Le intercettazioni telefoniche e ambientali riportate nell’ordinanza restituiscono un clima che gli inquirenti definiscono di totale spregio per la dignità umana. In una conversazione, una delle due imputate si lamenta apertamente dei pazienti: "Gli faccio qualcosa così almeno dorme fino a domani". Parole che, per la Procura, trovano riscontro nelle immagini delle telecamere di videosorveglianza installate nel reparto.

Nei video le condotte umilianti e degradanti

I filmati mostrerebbero le due infermiere entrare nelle stanze dei pazienti con siringhe e farmaci, praticare iniezioni senza che vi sia un’emergenza apparente, quindi scollegare gli elettrodi di monitoraggio e allontanarsi per lunghi periodi, lasciando gli assistiti incustoditi . In più occasioni, sempre secondo gli atti, le imputate sarebbero state riprese mentre accedevano alle aree covid non per servizio, ma per riposare.

L’ordinanza parla anche di condotte umilianti e degradanti. Le due infermiere avrebbero scattato fotografie a pazienti in condizioni fisiche e igieniche indecorose, immagini poi condivise in una chat WhatsApp, trasformando la sofferenza in materiale da deridere . Un comportamento che gli inquirenti definiscono sintomatico di un’abitudine consolidata. Non meno gravi le altre accuse: falsificazione dei tamponi covid, ingresso di persone estranee nel reparto, sottrazione di farmaci per averli sempre a disposizione e poter sedare chi veniva ritenuto “scomodo” .

L'inchiesta nata grazie alle segnalazioni dei colleghi

A far emergere questo quadro sarebbero state anche le segnalazioni di alcune colleghe, inizialmente intimorite, che avrebbero assistito a comportamenti anomali e pericolosi e deciso infine di rivolgersi alle autorità. Al cambio turno si dicevano: “C’erano le girls stanotte, chissà cosa troviamo”.  Da qui l’intervento dei carabinieri di Sestri Levante e del NAS, che hanno avviato l’indagine culminata nell’ordinanza. Le due infermiere, dopo essere state sospese, si erano licenziate dall’ospedale. Una fino a oggi lavorava come amministrativa in una casa di riposo di Genova, l’altra come infermiera privata di un paziente tetraplegico.

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