Dopo 10 anni di attesa si è giunti alla firma del contratto nazionale dei medici e dei dirigenti del servizio sanitario nazionale.
In questo momento storico caratterizzato dalla perdurante carenza di risorse e in presenza di un quadro normativo fortemente penalizzante si sono privilegiati obiettivi che potessero esprimere elementi di svolta e di attenzione alle criticità emerse dopo 10 anni di “fermo” imposto ai medici e ai dirigenti sanitari del sistema sanitario nazionale.
Quindi le parole d’ordine sono state: contrasto al disagio lavorativo, valorizzazione dei giovani, progressione di carriera, tutela della maternità.
La capacità di rendere concrete e fattive, soprattutto a livello decentrato, le aspettative di questo contratto, sarà la sfida che attenderà le rappresentanze sindacali nei prossimi anni. Per ora il merito certo è quello di aver rimesso in moto, con estrema difficoltà, la macchina della contrattazione.
Nel dettaglio si è previsto il contrasto al disagio lavorativo attraverso l’ ampliamento delle dotazioni organiche, l’ incremento dell’indennità di turno notturno che passa da 50 a 100 euro e a 120 euro per i medici dei pronto soccorso, la possibilità, a richiesta, di essere esonerati dalle guardie notturne al compimento dei 62 anni.
Abbiamo l’Istituzione di un organismo paritetico deputato alla prevenzione del rischio clinico e alla tutela della salute e sicurezza sul lavoro anche con riferimento alle aggressioni subite dal personale.
La valorizzazione delle capacità professionali, attualmente mortificate dalla riduzione drastica delle strutture complesse e semplici per effetto del DM 70/2015, sarà promossa mediante una diversa progressione di carriera che vede affiancarsi strutture prevalentemente tecnico-professionali a quelle tradizionalmente gestionali.
Una particolare attenzione verso i giovani è prevista attraverso la possibilità di costruire l’anzianità di servizio anche con periodi di lavoro a tempo determinato, presso altre aziende o enti del sistema sanitario nazionale, con o senza soluzione di continuità.
I giovani neoassunti anche sotto i 5 anni avranno, per la rima volta, una retribuzione fissa di posizione di 1500 euro annui al superamento del periodo di prova e le aziende, diversamente da ora, avranno l’obbligo di conferire un incarico retribuito a tutti, anche a coloro che hanno lavorato a tempo determinato con o senza soluzione di continuità.
Per i giovani colleghi si avrà incremento stipendiale di circa 5500 euro al superamento della verifica del quinto anno.
Per le colleghe in gravidanza è previsto il mantenimento del salario di risultato, attualmente decurtato. E’ un importante segnale sulla necessità di attribuire alla maternità l’elevato valore sociale che rappresenta.
Rimangono tuttavia molte ombre come ad esempio l’impossibilità di aumentare il valore delle prestazioni aggiuntive ormai fermo da 15 anni. In questa fase di grave carenza degli organici, soprattutto ospedalieri, il ricorso alle prestazioni aggiuntive costituisce un mezzo indispensabile utilizzato dalle aziende per mantenere i servizi e ridurre le liste d’attesa. Corrispettivi economici assolutamente incongrui (60 euro lordi /ora) portano i professionisti a disertare tale istituto con conseguenze facilmente immaginabili.
In conclusione il rinnovo del contratto nazionale può essere certamente un buon punto di partenza nel quadro – molto critico – della sanità pubblica. La consapevolezza dei cittadini che una conquista di civiltà, che abbiamo ereditato e che siamo tenuti a preservare, sia in forte pericolo, è l’indispensabile punto di partenza per spingere e orientare scelte politiche di difesa e rilancio del servizio sanitario nazionale.
*Dott. G. B. Traverso - Segretario regionale ANAAO Liguria
salute e medicina
Un punto di partenza per rilanciare il sistema sanitario nazionale
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