Una settimana post voto, almeno in Italia, risulta tempo sufficiente per archiviare l'ultima campagna elettorale aprendo già quella successiva che in Liguria sarà sinonimo di regionali con qualche test comunale a spasso per le 235 amministrazioni comprese tra Sarzana e Ventimiglia. Ovvio, tutt'altro che impossibile un nuovo richiamo per politiche anticipate.
Restando, però, sul piano locale, e indipendentemente dalle scelte totiane, il buon senso impone a democratici e pentastellati l'avvio, fin da subito, di ragionamenti specifici riguardo un candidato credibile e solido per la poltrona più prestigiosa di piazza De Ferrari. E per farlo, i rispettivi schieramenti, forse, farebbero bene a dare ancora un'occhiata all'ultima tendenza uscita dall'urna. Numeri che, come provocatoriamente enfatizzato da Mario Paternostro, certamente, portano il Pd alla conquista di Albaro e alla perdita delle vecchie periferie, ma con un'ulteriore postilla che non può passare inosservata.
Il riferimento va, per esempio, ai paesi dell'immediata cintura genovese. Borghi che potranno pur essere considerati test marginali, ma da quelle terre emergono dati con la Lega oltre il 34% alle europee e autrice di autentiche disfatte sulle comunali dove, peraltro, i grillini rinunciano addirittura a giocare la partita. Sintesi: evidente problema di materiale umano per il centro destra a trazione leghista, lontananza dal territorio per il Movimento pentastellato e giovani sindaci d'area democratica che salvano la baracca dell'ex Ditta tornata, forse, tale con l'avvento di Zingaretti.
Qualche esempio: su tutti, Armando Sanna da Sant'Olcese che conquista la riconferma con il 92% scrivendo chiaramente centro sinistra nel proprio simbolo e lasciando le briciole a chi schierava loghi della coalizione di centro destra, da Fratelli d'Italia alla Lega di Salvini. Tutto, dopo aver polverizzato minoranze tra le più arcigne di vallata, anche, attraverso coraggiose opere urbanistiche che hanno prodotto preferenze record per i suoi assessori. Katia Piccardo da Rossiglione, più incline alle dinamiche di partito del collega e con un compito di partenza meno arduo, ma comunque in grado di vincere largamente in una Vallestura dove il centro sinistra ha lasciato per strada la vicina Campoligure.
E poi ancora l'esperienza di Giancarlo Campora a Campomorone, dopo un lustro, tornato in sella con grande forza dove la Lega primeggia, ma non tocca palla nel contesto paesano. Idem per l'ex collega Michele Malfatti da Mignanego importante in termini di consensi per la conferma della sindaca Maria Grazia Grondona: già, Campora e Malfatti, due amministratori sacrificati, cinque anni fa, in un improbabile derby democratico d'entroterra per lasciare posto ad autorevoli notabili del partito cittadino, poi, sonoramente sconfitto nello scontro Paita - Toti.
Ovviamente, per un posto tra le liste regionale 2020, i giovani campioni del consenso si sentiranno dire che abbandonare il rispettivo comune dopo un anno pare brutto gesto. E ci sta. Ma, in attesa che leghisti e grillini si facciano vivi alle spalle di Genova anche nel quadriennio precedente il voto, e non solo nell'ultima settimana, in casa Pd cosa si inventeranno per evitare un cambio generazionale che in quelle terre d'interno, ancora in ginocchio post Morandi, vantano pure la crescita del baby Federico Romeo. Il presidente del Municipio Valpolcevera è l'amministratore più giovane di Genova, uno dei pochissimi che ha potuto giocarsi una chance come successo - in uno scranno più prestigioso - a Brando Benifei riconfermato a Bruxelles dopo esserci inaspettatamente arrivato cinque anni fa grazie al 40% del Pd renziano.
La questione, in fondo, non necessita di molti discorsi: se li valorizzi, i giovani vincenti, molto spesso ripagano la fiducia. Se li lasci al loro destino puoi perdere tutto. Ventimiglia dice qualcosa?
cronaca
Troppo giovani per le poltrone (vere)
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