porti e logistica

Gennaio e febbraio sono stati mesi straordinari, poi è iniziata l'emergenza
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La crisi del Covid-19 impatta su uno dei momenti migliori del porto di Genova: dai dati emersi nel rapporto mensile dell’Autorità di Sistema Portuale, infatti, i primi due mesi del 2020 hanno fatto registrare un sostanzioso incremento dei traffici che restano complessivamente in crescita nel primo trimestre nonostante l’emergenza sanitaria.

In salita anche il numero dei treni movimentati nel porto di Pra’,1243 nei mesi di gennaio e febbraio, +10% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, portando l’intermodalità ferroviaria del terminal Psa al 13,6% del totale del suo traffico.

Nello stesso periodo (gennaio-febbraio) nel porto di Vado sono stati movimentati 98 treni, con un +20% a confronto con il 2019: il numero è reso possibile dall’operatività del nuovo Vado Gateway in cui un container su due esce via treno. In generale l’offerta ferroviaria è addirittura cresciuta, nonostante i costi più elevati a causa della ridotta rapidità delle operazioni: il trasporto su ferro, infatti, si sta rivelando centrale per mantenere collegato il continente europeo in questo periodo difficile. Il Polo Mercitalia (Gruppo Ferrovie dello Stato), il più importante provider italiano nel cargo ferroviario, ha trasportato nelle prime tre settimane di marzo ben 3,5 milioni di tonnellate di beni su e giù per il Paese.

Ma è il futuro a costituire un’ombra grigia per il nostro sistema portuale: secondo gli analisti di Unicredit, infatti, nel 2020 si registrerà un decremento del 6% del Pil mondiale, seguito poi da un incremento dell’8,6% nel 2021. L’Europa, in particolare, potrebbe subire un -13% del suo Pil e, sebbene Unicredit non lo specifichi, per l’Italia sono presumibili numeri persino peggiori. Una situazione di forte depressione economica che, ovviamente, si rifletterà sul volume delle merci che potranno transitare dai nostri porti.

Leggermente meno catastrofici sono i numeri elaborati da Deloitte che prevede una perdita di 80 miliardi, che equivalgono a -4,3% del Pil: ma, essendo ancora moltissime le variabili incerte (su tutte, i tempi del lockdown), queste previsioni restano fortemente influenzabili da eventi futuri.

Meno gravi del previsto, invece, i dati provenienti dalla Cina: l’indice degli acquisti del mese di marzo 2020 si è fermato a 52.0, superando le aspettative del governo cinese che aveva previsto l’indice a 45, dopo il record negativo registrato a febbraio (quando il Paese era nel pieno dell’emergenza sanitaria), 35.7.