economia

Nelle aree con gravità massima o elevata riguarda 180mila locali
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Una perdita di fatturato di 3,8 miliardi. E' l'effetto della chiusura per un intero mese degli oltre 180mila ristoranti, bar e pizzerie situati nelle aree classificate di gravita' massima o elevata in base al rischio contagio da coronavirus. E' quanto emerge dallo studio della Coldiretti sulle conseguenze dell'entrata in vigore del nuovo Dpcm pubblicato in Gazzetta Ufficiale che individua tre livelli di rischio lungo la Penisola. "Sulle aree del territorio nazionale caratterizzate da uno scenario di elevata gravità e in quelle di massima gravità sono sospese tutte le attività di ristorazione e, quindi, anche la somministrazione di pasti e bevande da parte degli agriturismi", sottolinea Coldiretti.

Si tratta di oltre la metà delle strutture di ristorazione presenti sull'intero territorio nazionale. Nelle zone critiche, continua la Coldiretti, "è consentita la sola consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle vicinanze dei locali. A preoccupare è anche lo stop all'attività degli oltre 10mila agriturismi presenti in queste aree", denuncia la Coldiretti.

La Liguria, annoverata tra le regioni in zona arancione, ovvero quelle a medio-alto rischio, va incontro a una chiusura totale della ristorazione. Una misura che preoccupa la Camera di Commercio di Genova come sottolinea il segretario generale Maurizio Caviglia: "Ci troviamo nuovamente di fronte ad una situazione insostenibile per le imprese", ha detto a Primocanale. "A Genova troviamo 8mila bar, più di 6mila ristoranti, 27mila addetti nei ristoranti e 17mila nei bar. Con le attività chiuse e il solo asporto è difficile pensare che restino i posti di lavoro" (CLICCA QUI)

La più colpita dalle misure restrittive sul fronte dei consumi fuori casa è la Lombardia, "che è la regione italiana col maggior numero di locali per la ristorazione, oltre 51mila." Limitazioni permangono però anche nel resto del territorio nazionale non compreso nelle due fasce più critiche dove le attività di ristorazione (bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite solo dalle ore 5:00 alle 18:00 con la possibilità sempre della consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 della ristorazione con asporto.

I contraccolpi dei nuovi lockdown e coprifuoco gravano anche sul settore agroalimentare. Le strette anti-Covid hanno frenato l'espansione dei consumi fuori casa: dopo il +14% negli ultimi cinque anni, il fatturato dei consumi in bar e ristoranti ha ceduto il 23% nel primo trimestre 2020, il 64% da aprile a giugno ed è praticamente certo un nuovo profondo rosso nell'ultimo trimestre, dopo il recupero da luglio ad agosto. Lo rileva uno dei punti dell'indagine condotta da Nomisma sulle Economie delle Filiere Alimentari. Più in generale, il fatturato delle aziende agroalimentari "ha avuto un calo rilevante nonostante la capacità di resilienza del settore, con segno meno sempre da aprile ad agosto", spiega Nomisma. In frenata anche l'export agroalimentare: -4,4% per i dolci, -3.3% per i vini ma +23,4% per la pasta.