cronaca

Viaggio nelle contraddizioni di uno sfratto per morosità che forse con il dialogo si poteva evitare. Sognando Copenaghen
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L'appuntamento degli agenti della polizia locale per andare a sfrattare il centro sociale Terra di Nessuno al Lagaccio era alle sei e un quarto sotto la centrale operativa del Matitone, a Sampierdarena: solo i funzionari sapevano la destinazione della missione nell'aria da mesi ma decisa in settimana e tenuta segreta per non fare svanire l'effetto sorpresa.

La colonna di auto della municipale si è mossa verso via Bartolomeo Bianco alle prime luci del giorno, con gli agenti della Digos che hanno partecipato come comprimari a quello che è stato a tutti gli effetti non lo sgombero di un centro sociale occupato da abusivi ma uno sfratto per morosità.

Perchè al Tdn non pagavano il modesto canone di affitto da anni, tanto da avere accumulato un debito di quasi 10 mila euro. Per questo anche i giudici del Tar nel febbraio scorso si erano arresi.
In realtà anche se i giovani avessero pagato a fine contratto il Comune non avrebbe rinnovato l'affitto: non solo perchè la giunta di Bucci non ama i centri sociali ma perchè lì, in quel vecchio e ampio capannone su due piani con tanto spazio intorno Tursi sogna di realizzare non una semplice isola ecologica ma un moderno centro di riciclo aperto ai cittadini. Sogna un centro recupero ambientale e del riuso come ce ne sono pochi al mondo, desiderio anche del presidente del Municipio Centro Est Andrea Carratù, leghista pratico che ama lavorare sui progetti e senza ideologie, lui sogna un centro del riciclo in stile Copenaghen (quello con la pista da sci sul terrazzo, "qui potremmo fare campi da padel") e ripensando ai giovani del centro sociale riflette a voce alta quasi rammaricato: "Non hanno mai accettato un dialogo con noi...".

Lo sgombero avviato all'alba ha avuto momenti di tensione quando sul ponte don Acciai sono confluiti cinquanta, forse ottanta manifestanti, con qualche consigliere comunale e regionale di sinistra. Il presidio è andato avanti con il blocco del ponte sino a tarda sera, sino a dopo le 19, quando lo sfratto si è concluso con il sigillo dell'area.

Nel momento dell'arrivo degli agenti municipali alla presenza dell'assessore comunale alla Sicurezza Giorgio Viale nel centro sociale c'erano sei attivisti, capitanati dal veterano Luciano, l'uomo che è salito con la bandiera sul tetto del capannone. L'ultimo ad arrendersi. Per loro niente denunce, per non inasprire i toni, ma anche perchè non c'erano gli estremi per farlo.

I giovani e meno giovani del centro sociale hanno avuto il tempo di portare via le proprie cose, e di trasferire alcuni macchinari e impianti acustici nel centro sociale Buridda di corso Monte Grappa. Rimossi o fatti portare via dai proprietari anche molti veicoli, fra cui rottami, un camper in cui qualcuno nel spostarlo ha pensato bene di aprire il pozzetto delle acque nere per scaricare il contenuto in via Bianco. Risultato: agenti e operai Aster si sono trovati a operare in un ambiente piuttosto puzzolente. Screzi.

Dentro il Tdn c'era anche tanto altro, laboratori di serigrafia e sale prove per chi fa musica.

A portare via l'impianto professionale per spillare la birra è arrivato un addetto della Moretti, si racconta che nelle serate degli eventi al Tdn si spillassero sino a 300 litri di birra, un modo per sovvenzionare le attività.

L'area occupata per quasi trent'anni da Tdn è ampia e a tutti coloro che stamane vi hanno messo per la prima volta il naso dentro, giornalisti compresi, è apparsa maltenuta, sporca, piena di spazzatura, di roba racimolata chissà dove.

Ma questo non inficia il fatto che il centro sociale avesse portato un po' di vita in un'area prima abbandonata: dove si appartavano coppiette e ogni tanto stazionavano carovane di nomadi. Come ha detto il senatore Matteo Crucioli, ex 5Stelle ora di L'Alternativa C'è, che si è subito schierato con i giovani, "il Tnd ha ridato vita a un'area che era in abbandono e degradata".

Vita eccessiva e "loca", però, a sentire tanti abitanti di via Napoli e dintorni: "Qui c'erano notti che la musica ci teneve svegli sino all'alba" raccontano tanti esausti e felici dello sfratto. Insomma un'appendice della movida dei vicoli, dove però pare che nessuno ha diritto a lamentarsi come possono fare gli abitanti di Oregina e Lagaccio, ma questa è un'altra storia.

Capitolo droga: il centro sociale era noto perchè vi si coltivava marijuana e si faceva la festa della semina e della raccolta, dentro però la polizia locale ha sequestrato solo quindici piantine di marijuana e alcuni vasetti di erba, poca roba, è il caso di dirlo.