cronaca

Resta alta la tensione tra lavoratori, sindacati e gruppo dirigente dell'azienda
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"Bloccheremo la produzione a singhiozzo e anche i varchi per lo scarico e carico merci". Era stata annunciata e così è stato. La 'guerra' tra i lavoratori ArcelorMittal e l'azienda va avanti in modo deciso.

I dipendenti Mittal messi in cassa integrazione e tutti coloro che non sono impegnati nel turno di lavoro si sono riuniti presso la portineria aeroporto del varco merci a Genova per portare avanti uno sciopero con l'obiettivo di bloccare i camion merci in entrata e uscita dallo stabilimento. Stessa misura adottata anche dallo stabilimento di Novi Ligure. Poi è arrivata la decisione che coinvolge tutte gli stabilimenti dell'Ex Ilva: Lunedì 25 maggio previsto un nuovo sciopero generale di quattro ore.

Intanto in procura la Fiom Cgil ha consegnato l'esposto contro l'utilizzo ritenuto illegittimo della cassa Covid da parte dei vertici aziendali del gruppo siderurgico franco-indiano (LEGGI QUI). In totale a Genova sono duecento i lavoratori interessati, a livello nazionale invece sono seicento. E' questo uno dei temi centrali che ha fatto scattare la protesta espressa lunedì con un corteo, con mascherina e a distanza, che dallo stabilimento di Cornigliano è arrivato fino a davanti alla prefettura, prima manifestazione dopo la conclusione del lockdown. Intanto il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli ha convocato i sindacati e ArcelorMittal per lunedì 25 maggio, l'obiettivo è trovare una mesdiazione tra le parti.

Antonio Apa, segretario genovese della Uilm spiega: "C'è la solidarietà dei lavoratori e degli operai in cassa integrazione, questa protesta andrà avanti oggi e anche nella giornata di venerdì. E' una mobilitazione che ho l'obiettivo di lanciare un segnale tangibile in modo che il governo intervenga MIttal sta utilizzando in modo improprio la cassa integrazione. Stanno cercando di esasperare gli animi in modo di alzare il prezzo. Noi abbiamo portato una serie di proposte tutte bocciate. Serve a questo punto una risposta forte da parte del governo".

Sulla stessa linea anche il segretario genovese della Fim Cisl Alessandro Vella: "C'è un progetto dell'azienda che non abbiamo capito. Qualcuno sta pensando di smembrare la siderurgia in Italia. Abbiamo chiesto al ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico un incontro che avverrà il 25 maggio, speriamo sia l'occasione per fare chiarezza. Noi vogliamo che si rispetti l'accordo di programma. A Genova abbiamo l'incognita sul futuro di mille lavoratori, su quelli che sono i progetti sulla banda stagnata e sullo zincato. Mittal inspiegabilmente ha minacciato di mettere tutti in casa integrazione. Noi ripartiamo dall'accordo del 6 settembre 2018 che non prevede esuberi e il rispetto del'accordo di programma poi sono arrivate una miriade di carte bollate. Se governo e ArcelorMiittal hanno deciso una strategia diversa non possono pagarla i lavoratori".

Bruno Manganaro, segretario generale Fiom Cgil Genova analizza: "L'uscita del decreto dimostra che avevamo ragione, ma cassa integrazione era illegittima e abbiamo fatto bene a fare l'esposto in procura. Ieri Mittal ha mandato nuovamente la procedura questo dimostra che sono anche dei pasticcioni. Noi chiediamo al governo di intervenire. Lunedì i lavoratori saranno scoperti, chi paga la loro giornata? Il governo fino ad ora si è dimostrato incapace e incompetente. A Genova siamo ancora senza il gasolio che serve per movimentare le merci". Poi dal segretario genovese Fiom arriva un invito rivolto ai lavoratori e sindacati di Taranto: "C'è paura e quella paura li tiene bloccati, è comprensibile perché c'è un rapporto particolare con la città ma devono superarla, entrate in campo perché siete la possibilità concreta di far cambiare le cose. La voce di Taranto non si sente più da tanto tempo" conclude Manganaro.

E l'appello sembra essere stato raccolto proprio dai sindacati della cittadina pugliese. "Fim, Fiom e Uilm denunciano da tempo lo stato di abbandono in cui versa la fabbrica e l'ultimo atto, di un film giunto ormai ai titoli di coda, è la chiara dimostrazione che il futuro ambientale, sanitario, occupazionale e produttivo non può rimanere nelle mani di un interlocutore inaffidabile" sottolinea Francesco Brigati, coordinatore delle Rsu Fiom dello stabilimento ArcelorMittal di Taranto, annunciando che venerdì si svolgerà il presidio davanti alla Prefettura di Taranto promosso dai sindacati metalmeccanici "per manifestare le nostre preoccupazioni, ma anche - aggiunge - le nostre proposte, per porre fine ad una gestione fallimentare di ArcelorMittal". Brigati rivolge un invito a "tutti i lavoratori a partecipare affinché sia chiaro al governo che la situazione è divenuta ormai insostenibile e che è giunto il momento di intervenire immediatamente. Alla manifestazione di Fim, Fiom e Uilm hanno aderito anche i lavoratori dell'appalto, metalmeccanici ed edili. Un segnale che saremo in tanti e faremo sentire al governo la voce dei lavoratori - conclude - che non hanno nessuna voglia di continuare a pagare per colpe che non hanno".