La protesta dei ristoratori ha bloccato la Sopraelevata, poco prima delle 16. Il corteo degli esercenti ha lasciato Largo Lanfranco per dirigersi verso l'imbocco della strada veloce di scorrimento, ostruendone il traffico.
"I ristoratori non sono interruttori, basta!", "Il governo ci sta distruggendo, consapevole di farlo", "Lavoro è vita, senza quello esiste solo paura e insicurezza": così i ristoratori, uniti, da tutta la Liguria hanno manifestato davanti alla Prefettura di Genova: da lì si sono spostati in piazza Corvetto bloccando il traffico, poi in via Largo XII Ottobre a suon di pentole e mestoli, fino alla Sopraelevata raggiunta attraverso via d'Annunzio. Quello che si chiede è soltanto rispetto per una categoria già duramente provata dalla pandemia. "Vogliamo riaprire e lavorare, solo questo", dice Sebastiano Mario, titolare di un locale del Porto Antico. "Molti ristori non sono ancora arrivati". Dopo gli investimenti fatti in sanificazione, dispositivi di protezione, distanziamento, dopo i lunghi mesi in cassa integrazione, dopo i grandi sacrifici per riconvertirsi anche al delivery e all'asporto, vedersi aprire e soprattutto chiudere i locali con poco più di 24 ore d'anticipo, in una ricorrenza come quella di San Valentino, ha rappresentato il punto di rottura. In molti, infatti, hanno scelto di aprire nonostante le regole.
E infatti sono scattate multe da 400 euro per i ristoratori 'ribelli' che hanno aperto il giorno di San Valentino, nonostante la zona arancione. Tra Genova e il Tigullio a elevare le sanzioni sono stati i carabinieri che ieri hanno setacciato il territorio. Molti gestori hanno deciso di tenere aperto, a fronte delle tantissime prenotazioni e delle spese affrontate per l'acquisto delle materie prime. La decisione è stata presa per protestare contro il breve preavviso dato sul cambio di zona. Il comando provinciale sta ancora raccogliendo i dati tra le varie compagnie per il calcolo preciso delle sanzioni fatte ieri. Tra coloro che hanno deciso di aprire, lo chef stellato Ivano Ricchebono. "Avevamo preparato tutto per la festa di San Valentino, anche per questo abbiamo deciso di tenere aperto. Qualcuno ha disdetto perché non se la sentiva, altri invece hanno deciso di venire. E abbiamo fatto il sold out". Con lui anche altri ristoratori genovesi: "Abbiamo avuto il sostegno della gente e di tutta la filiera a partire dai fornitori - ha detto una ristoratrice - e se ci multeranno noi impugneremo e faremo ricorso".
Ma tantissimi hanno deciso di aprire anche nel ponente ligure, zona tra l'altro più colpita dall'aumento dei contagi. I locali hanno fatto il pienone, soprattutto da parte dei clienti francesi che, non potendo celebrare la festa degli innamorati in Francia, hanno valicato la frontiera. Qualcuno si è spinto fino a Sanremo. A Ventimiglia il ristorante 'Pasta e Basta', del quartiere Marina San Giuseppe, ha cambiato l'insegna in "Adesso Basta". Ma immediata è stata la reazione del questore di Imperia Pietro Milone: "I ristoratori hanno avuto poco più di 24 ore per adeguarsi al passaggio da zona gialla ad arancione. Per questo, prevedendo la loro possibile protesta abbiamo cercato in tutti i modi di dissuadere. Il nostro intervento, comprese le polizie locali, c'è stato per numerosi casi e rappresenta una sconfitta per tutti". Sono decine i clienti identificati, assieme ai gestori dei ristoranti, per i quali si profila una multa da 400 euro, ridotta a 280 se pagata entro 5 giorni. La massiccia presenza di francesi, giunti nella Riviera ligure di Ponente per festeggiare il San Valentino, si spiega col fatto che pur non potendo entrare senza tampone "negativo", i controlli vengono effettuati solo 'a campione'.
cronaca
"I ristoratori non sono interruttori": la protesta a Genova, mentre fioccano multe per i 'ribelli'
In tanti hanno tenuto aperto a San Valentino nonostante l'ordinanza e sono stati multati dalle forze dell'ordine
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