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Si parte dalla cronaca per raccontare l’uomo non nel nome della giustizia ma più come riflessione sulla giustizia
1 minuto e 27 secondi di lettura
di Dario Vassallo

Marco Bellocchio aveva annunciato a Primocanale la volontà di girare una serie televisiva su Enzo Tortora dedicata ad una delle pagine più nere della giustizia italiana. Adesso le prime due puntate di Portobello (su un totale di sei, le vedremo in tv l'anno prossimo) che vede protagonista Fabrizio Gifuni verranno presentate questa sera in anteprima alla Mostra di Venezia: “Come autore non ho mai sentito il dovere sociale di raccontare al pubblico momenti della nostra storia – ha spiegato Bellocchio all’Italian Global Series Festival di Riccione nel giugno scorso - ma sicuramente c’è qualcosa che batte dentro di me, un’immagine che ricorre e che mi spinge a farlo”. Portobello è nato da questa esigenza. Quarantadue anni dopo l’arresto di Tortora le prime due puntate sono già esplicative sul taglio totale dell’opera: si parte dalla cronaca per raccontare l’uomo non nel nome della giustizia ma più come riflessione sulla giustizia. Senza ideologia o prevenzione ma neppure rimanendo neutrale.

La vicenda

A partire da quel 7 giugno 1983 quando venne arrestato dai carabinieri che gli notificarono un mandato di cattura con l'accusa di traffico di stupefacenti e associazione a delinquere di stampo camorristico con uno star system – la Rai in testa- che non ci pensò un attimo a voltargli le spalle - tranne Piero Angela, che insieme ad alcuni colleghi firmò una lettera aperta per proteggerlo. La tragedia vissuta da Tortora resta ancora oggi una pagina nerissima della giustizia italiana che sollevò anche un acceso dibattito sull’uso delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia contribuendo all’introduzione della legge sulla responsabilità civile dei magistrati.

 

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