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Egle Possetti attacca: “No a santificazioni, pene proporzionate per i 43 morti”
1 minuto e 35 secondi di lettura
di An.De.
Crollo ponte MorandiLunedì la requisitoria delle parti civili

Dopo le richieste di condanna al processo per la strage del Ponte Morandi, Egle Possetti, presidente del Comitato Vittime, denuncia con fermezza: "Assistiamo ai tentativi di snaturare il lavoro dell’accusa e degli inquirenti, di minimizzare il lungo elenco delle omissioni, dei falsi, del mancato lavoro ma, non da ultimo, si cerca di affievolire la reale gravità dei fatti che hanno portato al crollo di quel maledetto ponte".

Respingere il "tritacarne mediatico"

Possetti critica chi paragona gli imputati a santi, immolati senza colpe, e respinge le accuse di un "processo tritacarne mediatico", ribadendo che "i cittadini hanno il diritto di conoscere tutti i fatti e le motivazioni che hanno portato a questa strage".

"La richiesta di pene elevate - spiega - non deriva da impulsi emotivi, ma da una puntuale interpretazione delle norme. Sono reati che hanno causato la morte di 43 persone e hanno messo in pericolo milioni di cittadini".

Omissioni e allarmi ignorati

La presidente ricorda inoltre che "non sono stati ascoltati i migliori tecnici, alcune competenze sono state ignorate o tacitate, persino gli allarmi del progettista Morandi". Sottolinea che "un buon manager deve garantire la sicurezza prima degli utili" e definisce la tragedia una "strage di Stato" per l’inerzia delle autorità.

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Pene proporzionate e fiducia nella giustizia

"Le pene richieste sono proporzionate alle responsabilità e non distribuite a pioggia. Noi non parliamo con l’acredine di chi ha perso, ma come cittadini che vogliono verità e giustizia".

Infine, Possetti rivolge uno sguardo al futuro giudiziario: "Il compito spetta ai giudici, che decideranno con imparzialità. Noi abbiamo fiducia, così come dovranno averne anche gli imputati, perché nessuno vuole nulla più di quanto sia giusto".

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