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A 'People' una storia nata dalla voglia di trasformare la sopravvivenza in vita vera
2 minuti e 30 secondi di lettura
di Tiziana Oberti

"Questa sartoria per me rappresenta un miracolo dettato dalla speranza nato nel cuore di una baraccopoli non tanto per mia volontà ma dalla voglia di riscatto delle donne, per avere una vita migliore". Così suor Cecilia Samiolo racconta, in collegamento da Nairobi a 'People - cambia il tuo punto di vista', il progetto Muungano che ha portato alla nascita di una sartoria gestita da donne nel cuore di Kawangware, slum alla periferia della capitale del Kenya. Una storia di riscatto e dignità che nasce dal basso, dalla voglia di trasformare la sopravvivenza in vita vera.

La sartoria come strumento di indipendenza e dignità

"La sartoria rappresenta non solo un lavoro ma un modo per creare una vita migliore, non basata sulla sopravvivenza, ma sulla vita piena, diventando protagoniste della loro esistenza. Non vogliono più essere dipendenti da qualcuno, ma vogliono camminare con le proprie gambe".

Suor Cecilia Samiolo con alcune ragazze della sartoria di NairobiNella sartoria si producono uniformi scolastiche e abiti liturgici. Da poco iniziato un percorso con ragazzi disabili

Muungano: un’associazione nata dalle donne per le donne

È così che è nata l’associazione Muungano, 'dalle donne per le donne', un’organizzazione che ha dato vita a una sartoria dove si producono uniformi scolastiche e che ora si sta espandendo nel settore degli abiti liturgici. "Abbiamo iniziato anche un percorso con i ragazzi disabili di una scuola pubblica qui a Nairobi, perché anche loro hanno diritto a un futuro migliore e indipendente - spiega con fiducia - l’obiettivo finale è che questa bella storia sia in mano a loro, che siano preparate e che possano portarla avanti con orgoglio. Questo non è solo il mio progetto, ma un cammino condiviso con padre Francesco Cicorella responsabile del centro missionario dei frati minori della provincia della Puglia e del Molise".

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Una vocazione missionaria scoperta e accolta nel cuore dell’Africa

La missione non era parte della sua vocazione iniziale: "Durante un momento di preghiera, mentre tutti dicevano 'mandami', io pensavo che la mia vocazione fosse quella di vivere semplicemente nella mia realtà, ma il Signore ci sfida sempre. Nel 2018 un amico frate mi invitò a seguirlo in Africa e, dopo qualche esitazione, sono partita. Questa decisione ha cambiato totalmente la mia vita e la missione è diventata parte profonda della mia vocazione. Ora sento che la missionarietà è diventata il mio modo di vivere senza confini".

La missione come scuola di vita e prova di provvidenza

La missione come scuola di vita: "Ho imparato a ridimensionarmi, non dobbiamo essere supereroi, la nostra vita non dipende dalla capacità di fare grandi cose, ma dal camminare umilmente insieme, senza paura delle nostre fragilità, e credere nella provvidenza - conclude con convinzione - in certi contesti estremi, la provvidenza si fa sentire con forza e si vede nei piccoli e grandi miracoli quotidiani, qui, in mezzo a tanta povertà, ho capito che i miracoli esistono ancora".

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