Cultura e spettacolo

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Stasera l'inaugurazione: un percorso in equilibrio tra cinema d’autore e potenziale pop, tra visioni intime e produzioni internazionali
4 minuti e 36 secondi di lettura
di Dario Vassallo

LIDO DI VENEZIA - E' la domanda che inevitabilmente ci si pone all'inizio di ogni Festival: come sarà? Domanda che, altrettanto inevitabilmente, al momento non può avere risposta. Perché un programma è ingiudicabile dai nomi che lo compongono. Certo, qui a Venezia ci sono registi importanti dai quali è lecito attendersi qualcosa di buono ma che potrebbero invece – prendendo a prestito una metafora calcistica – non essere al meglio della loro forma, così come piuttosto potrebbero arrivare piacevoli sorprese da nomi emergenti o meno noti. Sulla carta però è un’edizione, quella numero 82, molto interessante dal momento che il direttore Alberto Barbera ha costruito un programma ricchissimo che unisce glamour - il Lido si prepara ad accogliere una parata di stelle senza precedenti -, impegno politico e grandi ritorni d’autore: una selezione che riflette le tensioni, le sfide e le inquietudini del nostro tempo con temi che spaziano dalla guerra alla memoria, dalla giustizia alla solitudine, dalla religione alla distopia politica. Un percorso in equilibrio tra cinema d’autore e potenziale pop, tra visioni intime e produzioni internazionali.

Gli italiani in concorso

Detto questo nella sezione più importante ci attendono 21 film in concorso e 26 fuori concorso, di cui 11 di fiction e 15 di non fiction, materiale cinematografico per tutti i gusti. Partiamo dai cinque italiani in lizza per il Leone d'oro: sono La Grazia' di Paolo Sorrentino che stasera inaugurerà la manifestazione, un’opera romantica e probabilmente visivamente sontuosa come nelle caratteristiche del suo autore; Elisa - Io la volevo uccidere di Leonardo Di Costanzo, dramma ambientato in carcere; Duse di Pietro Marcello, biopic dedicato alla celebre attrice Eleonora Duse, interpretata da Valeria Bruni Tedeschi e due documentari: Sotto le nuvole di Gianfranco Rosi che il Leone d’oro l’ha già vinto nel 2013 con Sacro Gra sul grande raccordo anulare di Roma e Un film fatto per Bene di Franco Maresco incentrato sul grande artista Carmelo Bene che arriva a Venezia forte di polemiche, interruzioni di set e ritardi di ogni genere.

Gli italiani fuori concorso 

Ma la presenza italiana è corposa anche nel fuori concorso, a partire da After the hunt di Luca Guadagnino, storia di una stimata professoressa universitaria che si ritrova a difendere un collega accusato di molestie sessuali verso una studentessa. Da segnalare anche Il maestro di Andrea Di Stefano che racconta il rapporto tra un allenatore di tennis incapace (Pierfrancesco Favino) e un adolescente senza talento; L’isola di Andrea di Antonio Capuano con Teresa Saponangelo; La valle dei sorrisi di Paolo Strippoli con Michele Riondino e le serie Portobello di Marco Bellocchio con Fabrizio Gifuni nei panni di Enzo Tortora, e Il Mostro di Stefano Sollima sulla drammatica vicenda del mostro di Firenze. E nella sottosezione Cinema & Musica documentari dedicati a Piero Pelù e Francesco De Gregori.

I big internazionali

Tornando al concorso, ci attendono grandi autori internazionali: Kathryn Bigelow, la prima donna nella storia ad aver vinto un Oscar per la regia con The hurt locker, in gara con A House of Dynamite su un nuovo spettro atomico; l'attesissimo Frankenstein di Guillermo del Toro, vincitore del Leone con La forma dell’acqua; Bugonia di Yorgos Lanthimos, che la mostra di Venezia l’ha vinta anche lui con Povere creature e torna adesso con una satira fantascientifica che vede protagonista anche in questo caso la sua musa Emma Stone; Jim Jarmusch, per la prima volta in gara con il film a episodi Father Mother Sister Brother; il ritorno dopo 20 anni del sudcoreano Park Chan-wook con No Other Choice e Noah Baumbach che in Jay Kelly racconta le vicende di una nota star del cinema.

Le star sul red carpet

E a proposito di star, il Lido si prepara ad una vera e propria sfilata quale raramente si è vista in passato. Qui la prima notizia è che per la prima volta nella sua lunga carriera ci sarà Julia Roberts, interprete di The hunt di Guadagnino. Ma i riflettori saranno puntati anche su George Clooney, Adam Sandler, Alicia Vikander, Jude Law, Oscar Isaac, Cate Blanchett, Idris Elba, Rebecca Ferguson, Jacob Elordi, Christoph Waltz, Adam Driver, Dwayne Johnson, Al Pacino, e John Malkovich. Solo per citarne alcuni. Insomma, una Mostra davvero bollente.

La polemica

Ad alzare ulteriormente la temperatura l'immancabile polemica che quest'anno riguarda la situazione in medio-oriente con quanto accade sulla striscia di Gaza. Un comitato che comprende alcune centinaia di artisti italiani e internazionali tra cui Marco Bellocchio, Valeria Golino, Toni Servillo, Alba Rohrwacher, Matteo Garrone, Ken Loach e Roger Waters (Venice4Palestine) ha inviato una lettera alla Biennale invitando a non restare neutrali, a condannare quello che sta accadendo, a prendere dichiaratamente una posizione e a non invitare chi si è apertamente schierato a favore di Israele. La Mostra ha risposto con un comunicato manicheo, un colpo al cerchio e uno alla botte, ma i primi a fare le spese di questa situazione sono stati Gal Gadot e Gerard Butler, entrambi protagonisti del film di Julian Schnabel In the hand of Dante. Lei, israeliana, nelle passate settimane si è schierata apertamente a favore della politica che sta portando avanti Netanyahu, lui, scozzese, anni fa si era fatto promotore assieme ad alcuni colleghi di una raccolta fondi a favore dell'esercito israeliano che aveva fruttato circa 60 milioni di dollari. Entrambi non ci saranno. Nelle ultime ore è nato però un contro-comitato, Venice for Israel, con un migliaio di adesioni. Insomma, in questa Mostra non si parlerà solo di cinema.

 

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