Cultura e spettacolo

Una commedia divertente che in maniera brillante e bizzarra confonde i confini tra realtà e fantasia
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Per Adrien, 35enne nevrotico insicuro e ipocondriaco, la situazione non potrebbe essere più stressante. E’ già abbastanza brutto che Sonia, la sua ragazza, abbia deciso di prendersi una pausa di riflessione che sperava fosse la più breve possibile mentre lei non si fa viva da trentotto giorni da lui vissuti tra depressione rabbia speranza e disperazione, cosa che lo induce a mandarle un sms per riallacciare i contatti. A questo si aggiunge il fatto che è costretto a vivere la snervante attesa di una risposta durante una noiosissima cena di famiglia in cui gli viene fatta una proposta – per il suo carattere – del tutto agghiacciante: il fastidioso fidanzato della sorella Sophie gli chiede infatti di tenere un discorso al loro futuro matrimonio.

A questo punto, mentre cerca di tenere la mente lucida per controbattere all’eventuale risposta di Sonia finisce per immaginare tutte le cose che possono andare storte di cui rende partecipe lo spettatore rompendo la ‘quarta parete’ sulla falsa riga di quanto accade a volte nei film di Woody Allen. Qui ‘Il discorso perfetto’ inizia a muoversi attraverso tre piani temporali: il presente della cena, il passato che parte dai ricordi adolescenziali per finire all’attuale relazione con la ragazza di cui è innamorato e un futuro che – tra il discorso che dovrebbe pronunciare e l’eventualità di continuare una vita da single – è certo di non poter affrontare.

Ci sono alcune regole non scritte che determinano la riuscita di una commedia: deve essere divertente, deve essere coinvolgente, deve essere riconoscibile e il film del francese Laurent Tirard le rispetta tutte e tre. Cinico  e fantasioso, tra cambi di tono e variazioni di punti di vista mette in luce le ansie del suo protagonista in un mondo che è un caos completo di disaffezione collettiva generando in questo modo un sentimento di spontanea empatia nei suoi confronti da parte dello spettatore che finisce per riconoscersi più di quanto mai vorrebbe ammettere in questo nevrotico psicolabile: una persona con la quale è difficile arrabbiarsi anche se si comporta in maniera impossibile perché le situazioni che vive sono piacevolmente o spiacevolmente familiari a tutti, sincero e onesto nel mostrarci i suoi limiti e le sue imperfezioni, le sue miserie e la sua mediocrità.

E’ una storia che non si accontenta quasi mai del convenzionale, optando invece per un approccio brillante e bizzarro nel confondere i confini tra realtà e fantasia deviando dalla struttura tradizionale di un film di genere. Un manuale di sopravvivenza che mette nel mirino alcuni luoghi comuni della vita di coppia – l’ansia di non essere all’altezza, la paura del tradimento, l’angoscia per il futuro - dove la sfortuna romantica e l’imbarazzo sociale del protagonista sono trattati con quella schietta sincerità destinata ad arrivare al cuore di tutti quelli – e non sono pochi – che nella loro vita si sono trovati in una situazione simile.